Da Papa Francesco parole severe che costringono noi preti a fare un severo esame di coscienza. A lui dobbiamo dire un grazie grande perché, con la sua schiettezza, a volte anche dirompente, ci richiama alla pienezza della vocazione sacerdotale, finalizzata unicamente al servizio del bene, nel distacco e nello spirito di povertà.
“Anche nella Chiesa ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, attaccati ai soldi”. Parole di Papa Francesco nell’omelia a Santa Marta di venerdì scorso, nella quale narra di due figure di servi: Paolo che “si è donato tutto al servizio, sempre”, e il fattore infedele della parabola “che invece di servire gli altri, si serve degli altri”. Aggiungendo, a proposito di quest’ultimo: “E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così”.
Certo, tutti noi preti abbiamo bisogno del denaro per vivere, ma non può essere questo lo scopo del nostro lavoro pastorale. Desideriamo una parrocchia che ci doni soddisfazioni pastorali, ma la finalità non può essere il fare carriera, bensì il servire il Regno di Dio.
Non posso chiudere qusta nota senza ricordare un prete che, in questi giorni, compie cent’anni in piena lucidità, amato da tutti: è provvisoriamente in casa di cura dopo un intervento chirurgico. L’amore che lo circonda nella città è ben motivato. Ha dedicato la sua vita agli ultimi senza tenere nulla per sé. Nella sua casa – chiamata “la casetta” – si era riservato solo una stanza: il resto era dedicato all’accoglienza dei primi giovani africani immigrati, ai quali dava tutto, cibo, vestiti, soldi per il necssario. Per sé nulla. Accadeva a volte che, in tarda mattinata, incontrandolo, alcune persone gli chiedessero se avesse fatto colazione… no, non aveva avuto il necessario. E lo accompagnavano al bar per uno spuntino. E a mezzogiorno gli si chiedeva: “Ha qualcosa da mangiare oggi?”. “Vedrò”, era la risposta. E lo portavano a casa loro.
Non mancano gli esempi di preti cosi, che riescono a fare dimenticare gli altri di cui ha parlato Papa Francesco. Al quale dobbiamo dire un grazie grande perché, con la sua schiettezza, a volte anche dirompente, ci richiama alla pienezza della vocazione sacerdotale, finalizzata unicamente al servizio del bene, nel distacco e nello spirito di povertà.
di Vincenzo Rini (Fonte www.agensir.it)
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