Caritas et Veritas

I meravigliosi frutti della Carità

I tre primi frutti dello Spirito Santo sono la carità, gioia e la pace, che appartengono a Lui in modo speciale: la carità, perché egli è l’Amore del Padre e del Figlio; la gioia, perché è intimamente presente al Padre e al Figlio ed è come il compimento della loro beatitudine; la pace, perché egli è il vincolo e il nodo che unisce insieme il Padre e il Figlio.

Questi tre frutti sono sempre uniti e si seguono naturalmente l’un l’altro. La carità o amore fervente ci ottiene il possesso di Dio; la gioia nasce da questo possesso, non essendo altro che il riposo e la contentezza che si prova nel godimento del bene che si possiede; la pace, che sant’Agostino definisce la tranquillità dell’ordine, mantiene l’anima nel possesso della gioia contro tutto ciò che le è contrario. La carità esclude ogni altra gioia; la pace bandisce ogni turbamento e timore.

La carità tiene il primo posto tra i frutti dello Spirito Santo perché rassomiglia di più a lui, che è l’Amore personale, e conseguentemente ci avvicina di più alla vera ed eterna felicità e ci dà una gioia più stabile e una pace più profonda.

Date pure a un uomo il dominio del mondo, con l’autorità più assoluta che si possa concepire; dategli tutte le ricchezze, gli onori, i piaceri che possa desiderare; possieda inoltre la sapienza più completa che si possa immaginare, tanto da essere un altro Salomone, e più di Salomone, e non ignori nulla di ciò che un uomo può sapere; aggiungetegli il potere di fare miracoli, di arrestare il sole, di dividere i mari, di risuscitare i morti; partecipi anche alla potenza di Dio nel più alto grado possibile a una creatura; abbia ancora il dono della profezia, il discernimento degli spiriti, la conoscenza del segreto dei cuori: io dico che il minimo grado di santità che questo uomo potrà acquistare, il più piccolo atto di carità che saprà compiere valgono assai di più di tutto il resto; lo avvicinano di più al sommo bene e gli danno una dignità maggiore di quella che gli darebbero tutti questi privilegi, se li avesse; e ciò per due ragioni.

La prima, perché partecipare alla santità di Dio è partecipare, a ciò che vi è in lui, per, così dire, essenziale agli altri attributi di Dio, come la scienza e potenza possono essere comunicati alle creature in modo da essere loro naturali; soltanto, la santità non potrà mai essere loro naturale.

La seconda, perché la santità e la felicita sono come due sorelle inseparabili, e Dio non si dona e non si unisce che alle anime sante, e non, a quelle che possiedono la scienza, la potenza e tutte le altre perfezioni immaginabili, ma non la santità. Perciò il più; piccolo grado di santità, la minima azione che accresca la santità è preferibile agli scettri e alle corone. Ne segue che, perdendo ogni giorno innumerevoli occasioni di compiere azioni soprannaturali, facciano delle perdite incalcolabili di felicità, che e impossibile riparare.
Non possiamo trovare, nelle creature la gioia e la pace che sono i frutti dello Spirito Santo; e ciò per due ragioni.

La prima, perché solo il possesso di Dio ci fortifica contro i turbamenti e le paure, mentre il possesso delle creature causa mille apprensioni e inquietudini. Chi possiede Dio non è turbato da nulla, poiché per lui Dio è tutto, e tutto il resto è niente.

La seconda, perché, nessuno dei beni creati può bastarci né appagarci pienamente. Vuotate il mare delle sue acque e poi metteteci una goccia d’acqua; riempirete quel vuoto immenso? Se Dio creasse pure all’infinito degli esseri sempre più perfetti, essi, tutti insieme, non potrebbero colmare la nostra anima; in essa c’è un vuoto che non può essere riempito se non da Dio.
È la pace che fa regnare Dio nell’anima, di cui lo rende Signore assoluto. Ed è la pace che mantiene l’anima nella perfetta dipendenza che deve avere da Dio.

Per mezzo della grazia santificante, Dio si edifica nell’anima una specie di cittadella, nella quale resta come trincerato. Mediante la pace fa come una sortita e si impadronisce di tutte le facoltà, fortificandole così potentemente che le creature non possono più venire a turbarle. Dio occupa così tutto l’interno. Per questo i santi sono uniti a Dio tanto nell’azione quanto nella preghiera, sicché i più incresciosi contrattempi non li gettano affatto nel turbamento.

Redazione Papaboys (Fonte digilander.libero.it)

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