Ci furono fatti assolutamente straordinari, che si spiegano soltanto con un intervento intenzionale di Dio nel corso degli eventi, e che autenticano la missione divina di Gesù e autorizzano quanto Egli insegnò. La narrazione dei miracoli attribuiti a Gesù è intimamente mescolata al racconto della sua vita e all’esposizione della sua dottrina, e spiega la fede dei discepoli, l’entusiasmo delle folle, la crescente invidia dei capi, che non osarono negare la realtà dei fatti, ma vollero soltanto vedere meraviglie diaboliche e trappole per cattivare le anime e perderle.
I razionalisti prima dichiararono che tali racconti rendevano sospetta tutta la narrazione evangelica; poi ritornarono su posizioni più ragionevoli, e la scienza storica tende a riconoscere cc un valore documentario apprezzabile anche ai racconti miracolosi ” (Ad. von Harnack).
Verità storica e apologetica del miracolo. – Il P. de Grandmaison nel miracolo distingue una verità storica e una verità apologetica. La seconda non può esistere senza la prima, ma sono distinti i punti di vista. La figlia di Giairo era morta e Gesù la resuscitò davanti a cinque testimoni: il fatto è reale, e la resurrezione aveva la sua ragion d’essere soprattutto nell’autenticare, davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, la missione redentrice di Colui che vedranno agonizzante nel Getsemani; quindi il fatto ha una portata apologetica certa, che dopo la resurrezione di Gesù s’estese a tutti quelli che ne sentirono il racconto.
Spesso, se non sempre, il miracolo è un fatto apologetico; ma occorre notare che anche il suo modo ha una portata apologetica, come pure deve averla la sua serie. Mi spiego.
Se Gesù avesse seminato i miracoli a sproposito e a casaccio, ci potremmo chiedere dove volesse condurci e avremmo dei motivi per sospettare degli storici che gettarono questa polvere d’oro sulle vie di Palestina. Distinguiamo rapidamente le storie meravigliose, le novelle, le leggende, le epopee, i racconti mitologici dalla mancanza di saggezza nel distribuire il meraviglioso.
Invece lo studio attento dei Vangeli ci rivela anche nella trama dei miracoli una bellezza ineffabile, e questa filigrana è talmente in armonia con la dottrina evangelica, che sentiamo d’essere innanzi a un’incontestabile realtà e a una libertà veramente divina.
L’insieme dei miracoli evangelici è come un rosario infilato in un filo d’oro; ogni grano è una pietra preziosa, ma la serie e gli spazi hanno portata apologetica.
Vediamo Gesù rifiutarsi di dare un segno meteorico su comando, lo vediamo obbligato a rifiutare a Nazareth i regali che prodigava a Cafarnao, perché vuole la fede, la buona fede, a Egli dona come Dio, ma vuole l’umiltà del cuore ” ha detto Santa Teresa di Lisieux, che aveva potuto osservare da vicino la maniera del Maestro divino.
La ripartizione delle guarigioni, degli esorcismi vittoriosi, delle resurrezioni, dei prodigi è l’opera d’un re, che si sa nato ” per rendere testimonianza alla verità “. Non ammireremo mai abbastanza la sua saggezza e il suo metodo. È impossibile che i quattro evangelisti abbiano potuto inventare la carriera taumaturgica di Gesù, perché gli uomini non danno in questo modo via libera alla loro fantasia e non così la moderano, quando vogliono restare nei limiti del verosimile.
Redazione Papaboys (Fonte apologetica.altervista.org)