Raccolta di frasi, pensieri dalle preghiere, citazioni dagli appunti ed inoltre dalle lettere che Don Luigi Orione fondatore della Piccola opera della Divina Provvidenza, fatto santo sotto il papato di Giovanni Paolo II il giorno 16 maggio dell’anno 2004.
– Anime e anime! Ecco tutta la nostra vita; ecco il nostro grido, il nostro programma, tutta la nostra anima, tutto il nostro cuore: Anime e Anime! Avere un gran cuore e la divina follia delle anime!
– Che il mio segreto martirio per la salvezza delle anime, sia il mio paradiso e la suprema mia beatitudine. Amore delle anime, anime, anime!
– Amore a Dio e amore al prossimo: due fiamme di un solo e sacro fuoco.
– La più grande carità che si può fare a Dio è dargli un’anima: e la più grande carità che si può fare ad un’anima è darle Dio.
– Quante volte ho intravisto Gesù nei poverelli! Dobbiamo trattarli come nostri padroni.
– In occasione dell’apertura di un ricovero, scriveva alle suore: prendete il posto più angusto, più umile, per lasciare ai bambini, alle fanciulle, ai poveri la parte più bella, più arieggiata, più comoda. Servite Gesù Cristo nei poveri, che devono essere sempre i nostri più cari fratelli. E questo si faccia con spirito di amore a Gesù Signore Nostro.
– In un’altra lettera scriveva: avremo un grande rinnovamento cattolico, se avremo una grande carità. Dobbiamo però, incominciare a esercitarla oggi, tra di noi, coltivarla nel seno dei nostri Istituti, che debbono essere veri cenacoli di carità.
– La nostra carità non serra porte.
– Vedere e sentire Cristo nell’uomo. Dobbiamo avere in noi la musica profondissima della carità.
– Dobbiamo essere santi, ma farci tali santi che la nostra santità non appartenga solo al culto dei fedeli, né stia solo nella Chiesa, ma trascenda e getti nella società tanto splendore di luce, tanta vita di amore di Dio e degli uomini da essere, più che i santi della Chiesa, i santi del popolo e della salute sociale.
– Senza Cristo tutto si abbassa, tutto si offusca, tutto si spezza: il lavoro, la civiltà, la libertà, la grandezza, la gloria del passato, tutto va distrutto, tutto muore.
– Siamo Figli della Divina Provvidenza! Non siamo di quei catastrofici che credono il mondo finisca domani; l’ultimo a vincere sarà Iddio, e Dio vince in una infinita misericordia.
– I popoli sono stanchi, sono disillusi; sentono che tutta è vana, tutta e vuota la vita senza Dio.
– La Chiesa e la società hanno oggi bisogno di anime grandi, che amino Dio e il prossimo senza misura, e che si consacrino come vittime alla carità, che è ancora quella che può far ritornare gli uomini alla fede.
– E’ necessario una grande rinascenza di fede, e che escano dal cuore della Chiesa nuovi e umili discepoli del Cristo, anime vibranti di fede, i facchini di Dio, i seminatori della fede! E deve essere una fede applicata alla vita. Ci vuole spirito di fede, ardore di fede, slancio di fede; fede di amore, carità di fede, sacrificio di fede!
– L’uomo tanto vale quanto prega. Del nostro lavoro tanto resta quanto è cementato dalla orazione.
– Alcune volte diceva: Non ti scandalizzare se mi vedi raramente andare in Cappella a pregare…lo vedi quanto lavoro ho! Sai, ci mando spesso il mio Angelo Custode a salutare Gesù.
– E’ nel mattino, prima di qualsivoglia distrazione e comunicazione con gli uomini, che bisogna pregare e ascoltare Dio. La prima ora tutta a Dio! Allora Iddio parla, Iddio ara le anime, Iddio lavora in noi, Iddio plasma il nostro spirito: iddio vivifica, Iddio rischiara, e lo splendore di Dio sta sopra di noi; nella meditazione sentiamo il tocco di Dio.
– L’immagine del Divino Maestro, il quale, in mezzo alla predicazione si ritira sul monte a pregare e meditare, sia la nostra immagine prediletta. Ricordiamoci, o fratelli, che pur nel lavoro della vita attiva non cessa per noi l’obbligo dell’orazione. E’ l’orazione che ci eleva a Dio, ci fa parlare con Dio, ci unisce a Dio, ci santifica in Dio. L’ottima parte è l’unica cosa necessaria: il dovere di pregare.
– Vogliamo essere bollenti di fede e carità. Ogni nostra parola dev’essere un soffio di cieli aperti: tutti vi devono sentire la fiamma che arde il nostro cuore e la luce del nostro incendio interiore, trovarvi Dio e Cristo. Per conquistare a Dio e afferrare gli altri occorre prima vivere una vita intensa di Dio in noi stessi, avere dentro di noi una fede dominante, un ideale grande che ci arda e risplenda…
– Segno di avere spirito di orazione è avere il cuore affocato e infiammato d’amore a Dio e del prossimo. Avere i pensieri sempre e generalmente rivolti e tendenti alle cose buone, celesti e zelare la gloria di Dio.
– La carità comanda di non appartarci in una comoda bastevolezza, ma di sentire e avere compassione fattiva per i dolori e i bisogni degli altri, dai quali non dobbiamo riguardarci separati, mentre sono una sola cosa con noi in Cristo.
– Facciamo regnare la carità con la mitezza del cuore, col compatirci, con l’aiutarci vicendevolmente, col darci la mano a camminare insieme.
– Senza ascolto e dialogo con la Parola di Dio, senza dipendenza dalla Volontà di Dio finiamo per vivere in un protagonismo religioso egocentrico che è la morte della vita spirituale e della vita comunitaria.
– Quando voi andate in una famiglia e trovate la buona armonia e vedete che c’è l’accordo degli spiriti, voi vi ci troverete bene. Diceva mia madre: “Meglio una fetta di polenta senza saracca mangiata in santa pace, che i capponi con il sangue al naso.”
-La famiglia di Nazaret è il modello di tutto quello che ci vuole per noi. Prima di tutto c’è la grande lezione dell’amore di Dio, della carità. L’amore grande che portavano a Dio. Dio era la loro vita, non amavano che Dio, non parlavano che di Dio, non operavano che per Dio; Dio era il movente di tutto! Maria e Giuseppe avevano per Gesù l’affetto più grande, perché in Gesù riconoscevano il Figliuolo di Dio. Essi operavano sempre per amore del Signore. L’amore del Signore deve essere anche per noi di guida in tutte le nostre azioni. Guardate voi se avete questo amore che dirige tutte le vostre azioni. In questa famiglia c’era l’amore di Dio e l’amore del prossimo! La nostra famiglia non sarà mai abbastanza modellata su questo esemplare. (Festa della Sacra Famiglia 1932).
Redazione Papaboys
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