Si calcolano in 20,9 milioni le vittime di lavoro forzato nel mondo. Di esse un numero non quantificabile ma importante è costituito dalle vittime di tratta – donne adulte e minorenni soprattutto – sradicate dai paesi di origine per essere sfruttate a livello sessuale, lavorativo ma anche in accattonaggio forzato, attività illegali, per l’espianto di organi. Un fenomeno che non conosce crisi – si stima che alle organizzazioni criminali e mafiose frutti miliardi di dollari, spesso reinvestiti in armi e droga – e in crescita sia in Europa che in Italia. In Europa risultano oltre 9.500 nel 2010 le vittime accertate e presunte di tratta, di cui il 15% minori (il 12% ragazze e il 3% da ragazzi), con un incremento pari al 18% nel triennio 2008-2010. Le principali forme di sfruttamento sono: sessuale (62%), lavoro forzato – in edilizia, agricoltura, commercio, attività domestiche (25%) – altre forme di sfruttamento (14%) come accattonaggio, attività illegali, prelievo di organi. Romania, Bulgaria, Nigeria e Cina i principali paesi di provenienza.
L’Italia è il Paese dove è stato segnalato il maggior numero di vittime, pari a quasi 2.400 nel 2010, con un calo rispetto alle 2.421 del 2009 ma un notevole aumento rispetto alle 1.624 del 2008. Tra i minori, le vittime sono per lo più ragazze, sfruttate principalmente nella prostituzione e provenienti dall’Est Europa o dalla Nigeria ma cominciano ad affiorare evidenze anche di sfruttamento nel lavoro di ragazzi (egiziani, cinesi) mentre fenomeni di tratta e grave sfruttamento riguardano anche minori provenienti per lo più dalla Romania e in particolare di origine Rom, coinvolti in circuiti di prostituzione, accattonaggio, attività illegali. A rischio di sfruttamento e tratta sono poi i numerosi i minori stranieri non accompagnati che sono “in transito” nel nostro paese, come gli afgani.
“Non possiamo chiudere gli occhi davanti al fatto che a tutt’oggi centinaia di migliaia di esseri umani sono costretti a vivere in uno stato di sfruttamento estremo’, commenta Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children. ‘Si tratta di adulti ma anche di moltissimi adolescenti e bambini. ‘Piccoli schiavi invisibili’ in situazioni di forte emarginazione sociale, talvolta appesantiti dai debiti contratti dalle famiglie, che non vedono alternative e vie di fuga dalla loro condizione e che con la loro sofferenza alimentano un mercato fiorente, in mano ai circuiti criminali e alle mafie’. L’Italia, spiega Milano, ‘non è immune da questo terribile fenomeno, anzi risulta essere prima in Europa per numero di vittime, tra cui molti minori. Questo deve spingerci a rafforzare le reti di protezione e le azioni di contrasto, occorre intensificare gli interventi delle istituzioni e allo stesso tempo fare crescere la consapevolezza civica su questa realtà’. Per Carlotta Bellini, responsabile Area Protezione Minori Save the Children, ‘la tratta lo sfruttamento di minori è un fenomeno ancora largamente sommerso e i dati ufficiali descrivono la punta di un iceberg.
La tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Molte delle minori vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale restano invisibili a causa della forte mobilità sul territorio, o perchè spostate nei circuiti indoor (appartamenti, locali notturni, centri massaggi) o perchè dotate di documenti che ne attestano false generalità, come, per esempio, la maggiore età. Sono per lo più ragazze, tra i 16 e i 18 anni, provenienti dalla Nigeria o dalla Romania (talvolta di etnia Rom), in misura minore da Ungheria, Bulgaria, Brasile, Albania, Cina, Burkina Faso. Vengono costrette a cambiare spesso città e addirittura paese – Francia, Olanda, Austria, Germania, Spagna – con tempi di permanenza da una e tre settimane. Provengono da famiglie molto povere o disfunzionali – con problemi di violenza, alcool – oppure da orfanotrofi. L’assoggettamento allo sfruttatore – esercitato in modo più o meno diretto (a volte quest’ultimo delega il controllo a una donna più giovane che sta con le ragazze) – è governato dal ferreo ricatto economico: le somme che le giovani debbono “restituire” a fronte del trasferimento dai paesi di origine e del lavoro giornaliero, sono imponenti: fino a 50 mila euro.
Meno diffuso rispetto a quello femminile è lo sfruttamento sessuale maschile: nella Sicilia orientale, nelle Marche e Abruzzo e in alcuni territori della Campania e del Lazio è stata segnalata la presenza del fenomeno di prostituzione tra minori di origine rom e minori del Maghreb e dell’Africa Subsahariana. A Napoli, i minori di origine rom (sia maschi che femmine) sono spesso contemporaneamente vittime di diverse forme di sfruttamento: sessuale, accattonaggio, economie illegali. Inoltre, lo sfruttamento nell’accattonaggio in alcuni casi viene usato anche come strumento di aggancio con i ‘clienti’ della prostituzione maschile.
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