Membro della milizia cittadina e Terziario francescano si dedicò alle opere di misericordia a favore dei poveri, degli ammalati, e degli oppressi. In seguito chiese di essere ammesso tra i Minori Cappuccini, distinguendosi subito per l’impegno e il fervore religioso. Osservantissimo della vita regolare, si preoccupò unicamente di uniformarsi sempre più a Cristo crocifisso con una vita di fervida carità e austera penitenza. Fu beatificato da Clemente XII il 15 maggio 1768. È stato canonizzato da Papa Giovanni Paolo II, il 10 giugno 2001.
Etimologia: Bernardo = ardito come orso, dal tedesco
Martirologio Romano: A Palermo, san Bernardo da Corleone, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, insigne per la mirabile carità e lo spirito di penitenza.
Forse esagerano un po’ i contemporanei a definirlo “la prima spada di Sicilia”, ma certo è che chiunque viene a duello con lui ne esce irrimediabilmente sconfitto. O anche peggio, come quel tal Vito Canino, che resta ferito ad un braccio e sarà permanentemente invalido. Non è, però, un attaccabrighe e un litigioso; semplicemente, un po’ troppo spesso viene presso dalla “caldizza”, cioè gli ribolle il sangue davanti a ingiustizie e soprusi e così mette mano un po’ troppo facilmente alla spada. Viene da un paese, Corleone, che per noi oggi è più famoso per l’ex primula rossa mafiosa ora assicurata alla giustizia che per aver dato i natali a lui nel 1605. La sua casa viene comunemente definita “casa di santi” per la bontà dei suoi fratelli e soprattutto per la carità di papà, calzolaio e bravo artigiano in pelletteria, che è abituato a portarsi a casa gli straccioni e i poveracci incontrati per strada, per ripulirli, rivestirli e sfamarli. L’unica “testa calda” è lui, giovanottone dalla costituzione forte ed imponente, che impara a fare il ciabattino nella bottega di papà fino al giorno famoso in cui ferisce quel tal Canino che lo aveva sfidato a duello. La vista del sangue e, soprattutto, il timore della vendetta e delle conseguenze di quel gesto, lo consigliano di cercare rifugio nel convento dei cappuccini, dove pian piano matura la sua vocazione religiosa. Ha appena 19 anni e i superiori fanno fare anticamera alla “prima spada di Sicilia”, tanto che solo a 27 anni può indossare il saio nel convento di Caltanissetta. I suoi bollenti spiriti si stemperano lentamente con l’esercizio continuo della preghiera, della penitenza e della meditazione, e alla fine viene fuori un uomo nuovo. Analfabeta e pertanto destinato ad essere un frate laico, svolge in convento i lavori più umili, in cucina e in lavanderia. Superiori e confratelli sembrano esercitarsi a farlo bersaglio di incomprensioni, malignità e umiliazioni attraverso le quali lui, adesso, passa imperturbato. Anche il demonio non lo lascia tranquillo, apparendogli sotto forma di animale e bastonandolo così rumorosamente da impaurire tutto il convento, ed egli lo tiene a bada soltanto con la preghiera, perchè, dice, “l’orazione è il flagello del demonio ed egli teme più l’orazione che i flagelli e i digiuni”. Anche se lui non fa economia né di questi né di quelli, sottoponendosi a penitenze che hanno dell’incredibile, soprattutto per un uomo della sua stazza e dall’appetito robusto, che si accontenta di qualche tozzo di pane duro ed a volte si priva anche di quello.
Da stupirsi che, come dice la gente, attorno a questo frate fioriscano cose prodigiose che fanno gridare al miracolo? Consumato dalle penitenze e dalla fatica, trova il suo posto accanto al tabernacolo, dove prega in continuazione, e qui si ammala il giorno dell’Epifania del 1667. Muore il 12 gennaio, ad appena 62 anni e prima di seppellirlo devono cambiare per ben 9 volte la sua tonaca, perché tutte erano state fatte a pezzettini dai fedeli che volevano avere una reliquia. Beatificato nel 1768 e proclamato santo nel 2001, Bernardo da Corleone, dopo 400 anni, diventa oggi un simbolo per la sua città, che vuole riscattarsi dalla fama di coppole e padrini che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. Per questo hanno realizzato un musical per raccontare di quel giovane, che ad un certo punto della sua vita ha ripudiato le armi per scegliere la legalità. Più chiaro di così!
Autore: Gianpiero Pettiti