Nata in anno incerto da famiglia nobile di Montepulciano, a nove anni è – diremmo oggi – in collegio dalle monache, dette “Saccate” dal loro particolare abito. E lì poi rimane. Cinque anni dopo accompagna la maestra delle novizie suor Margherita a Proceno (Viterbo) per fondarvi un nuovo monastero.
Passa un altro anno e incredibilmente ne diventa superiora: lei, Agnese, a quindici anni, con approvazione pontificia; e “per la visibile forza esercitata dalla sua santità”, come scriverà più tardi fra Raimondo da Capua nella sua entusiastica biografia di Agnese. Una santità di cui parlano tutti, e che poi i cittadini di Montepulciano “sequestrano” per sé: insistono, premono, e infine riescono a farla tornare tra loro da Proceno, per fondare nel borgo di Gracciano un monastero, nel 1306. È dedicato a Santa Maria Novella, si alimenterà della spiritualità domenicana e Agnese ne sarà la badessa fino alla morte.
Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: A Montepulciano in Toscana, santa Agnese, vergine, che a nove anni indossò l’abito delle sante vergini e solo quindicenne fu eletta, contro il suo volere, alla guida delle monache di Proceno nella Tuscia, dando poi nel monastero in seguito da lei fondato sotto la disciplina di san Domenico mirabile esempio di vera umiltà.
Agnese Segni nacque il 28 gennaio 1268 a Gracciano, piccolo borgo nei pressi di Montepulciano. Agnese sentì fin da piccola il fascino delle cose spirituali e durante una visita con i suoi familiari a Montepulciano vide le suore del “sacco”, chiamate così per il rustico sacco che vestivano. nove anni chiese di essere ammessa in convento dove fu subito accolta. A Montepulciano restò solo il tempo necessario per la formazione religiosa di base. Nel 1233, gli amministratori del castello di Proceno, feudo orvietano (oggi in provincia di Viterbo), si recarono a Montepulciano per chiedere l’invio di alcune suore nel loro territorio e Agnese fu tra le prescelte. Agnese, seppur molto giovane, fu nominata superiora del monastero, per le sue doti di umiltà e il grande amore per la preghiera, per lo spirito di sacrificio (per quindici anni visse di pane ed acqua) e per l’ardente amore verso Gesù Eucarestia. A Proceno Agnese ricevette dal Signore il dono dei miracoli: gli ossessionati venivano liberati solo al suo avvicinarsi, moltiplicò in più occasioni il pane e malati gravi riacquistarono la salute.
Ma nei ventidue anni che resto a proceno non mancarono le tribolazioni: gravi sofferenze fisiche la tormentarono per lunghi periodi. Nella primavera del 1306 fu richiamata a Montepulciano, dove fa iniziare la costruzione di una chiesa, come chiestogli da Maria in una visione avuta alcuni anni prima in cui la Vergine le donò tre piccole pietre a questo scopo. E’ un’altra visione, questa volta di san Domenico, che spinge Agnese a fare adottare alle sue suore la regola di sant’Agostino e ad aggregarsi all’ordine domenicano per l’assistenza religiosa e la cura spirituale. Numerose furono le occasioni in cui Agnese intervenne in città come paciere e risolutrice delle controversie nelle lotte tra le famiglie nobili della località. Nel 1316 Agnese, su invito del medico e dietro le pressioni delle consorelle si recò a Chianciano, per curarsi alle terme.
La sua presenza fu d’aiuto ai numerosi malati presenti nella località e Agnese operò numerosi miracoli, ma le cure termali non portarono alcun giovamento alla sua malattia, che peggiorò. Rientrata a Montepulciano, fu costretta a letto. Ormai in punto di morte Agense rincuorava le consorelle invitandole a rallegrarsi perché per lei era giunto il momento dell’incontro con Dio, ciò avvenne il 20 aprile 1317. I frati e le suore domenicane volevano imbalsamare il corpo di Agnese e per questo motivo furono inviati dei signori a Genova per acquistare del balsamo, ma ciò non fu necessario: dalle mani e dai piedi della santa stillò infatti un liquido odoroso che impregnò i panni che coprivano il corpo della santa e ne furono raccolte alcune ampolle. L’eco del miracolo, richiamò numerosi ammalati, che desideravano essere unti dall’olio miracoloso.
Come scrisse il beato raimondo da Capua, a distanza di cinquant’anni dalla morte della santa, il suo corpo era ancora intatto, come se Agnese fosse appena morta, e molti erano i miracoli di guarigione che avvenivano nella chiesa, che ormai era conosciuta come “chiesa di sant’Agnese”, ma si guariva anche non appena fatto voto di recarsi a visitare la stessa. Di questi miracoli si ha anche una pubblica registrazione fatta da notai già a partire da pochi mesi dopo la morte della santa.
Autore: Maurizio Misinato
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