Vescovo di Ginevra, fu uno dei grandi maestri di spiritualità degli ultimi secoli. Scrisse l’Introduzione alla vita devota (Filotea) e altre opere ascetico-mistiche, dove propone una via di santità accessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamente sull’amore di Dio, compendio di ogni perfezione (Teotimo). Fondò con santa Giovanna Fremyot de Chantal l’Ordine della Visitazione. Con la sua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare all’unità della Chiesa molti calvinisti. (Mess. Rom.)
Patronato: Giornalisti, Autori, Scrittori, Sordomuti
Etimologia: Francesco = libero, dall’antico tedesco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Memoria di san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa: vero pastore di anime, ricondusse alla comunione cattolica moltissimi fratelli da essa separati, insegnò ai cristiani con i suoi scritti la devozione e l’amore di Dio e istituì, insieme a santa Giovanna di Chantal, l’Ordine della Visitazione; vivendo poi a Lione in umiltà, rese l’anima a Dio il 28 dicembre e fu sepolto in questo giorno ad Annecy.
(28 dicembre: A Lione in Francia, anniversario della morte di san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, la cui memoria si celebra il 24 gennaio nel giorno della sua deposizione ad Annecy).
Il 4 maggio 1959 Giovanni XXIII disse, rivolgendosi ai giornalisti convenuti a Roma: «Vi è (…) una certa stampa che pecca gravemente contro la verità e contro la carità, mentendo per ispirare l’odio; stampa che sembra avere quest’unico programma: avviare a perdizione le anime semplici; ogni giorno travisare il vero (…)».
Lo stesso san Francesco fondò a Thonon un Oratorio, eretto da papa Clemente VIII con la Bolla Redemptoris et Salvatoris nostri (1598). L’anno del suo dies natalis, 1622, corrisponde all’anno della canonizzazione di san Filippo Neri che il Vescovo di Ginevra aveva conosciuto grazie alla biografia dell’oratoriano Gallonio che gli fu donata dall’amico, Vescovo oratoriano e beato, Giovanni Giovenale Ancina. Formatosi dai Gesuiti, fu intrepido difensore della fede e della Chiesa e aveva una dote eccezionale: conosceva il cuore umano. Tale sensibilità fu determinante per essere recepito al meglio.
Le persone, quando lo ascoltavano o lo leggevano, si chinavano ai suoi insegnamenti, perché egli “leggeva dentro”. A santa Giovanna di Chantal, scrisse: «(…) Ecco la regola della nostra obbedienza che vi scrivo a caratteri grandi: fare tutto per amore, niente per forza. (…) Vi lascio lo spirito di libertà, non già quello che esclude l’obbedienza, ché questa è la libertà del mondo; ma quello che esclude la violenza, l’ansia e lo scrupolo» (Lettera del 14 ottobre 1604). Il Vescovo di Ginevra è anche, ricordiamolo, Patrono dei sordomuti.
Nella nostra età, dominata dall’apostasia, possa egli rendere meno sordi alla verità i cattolici e far tacere i bugiardi e gli ingannatori. Disse di lui san Vincenzo de’ Paoli: «coloro che l’ascoltavano pendevano dalle sue labbra. Sapeva adattarsi alle qualità di ognuno e si considerava in debito con tutti. Consultato a proposito di affari importanti, questioni di coscienza o qualsiasi altro argomento, non lasciava andare il suo ospite prima che questi fosse rimasto soddisfatto e consolato». È proprio vero: anche quando si legge qualcosa dello scrittore e giornalista savoiardo si rimane soddisfatti e consolati e si trova nuova energia per essere davvero cristiani in ogni stato in cui ci si trova e in ogni luogo, conformandosi alla volontà di Dio.
Autore: Cristina Siccardi
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