All’inizio del sec. XVII, in Sardegna come a Roma, si sviluppò un’intensa campagna di scavi per portare alla luce i resti dei primi martiri Cristiani. Presso l’Archivio arcivescovile di Cagliari si trovano tre manoscritti che raccolgono gli atti di quei ritrovamenti. Tra le reliquie trovate, alcune vennero collocate nel “SANTUARIO DEI MARTIRI”, inaugurato il 27 novembre 1618 all’interno della cattedrale di Cagliari, e altre vennero donate a uomini illustri del tempo perché venissero esposte al culto del pubblico.
Di S. Giusto, vissuto nell’età paleocristiana non si possiedono notizie relative alla sua vita terrena. Unica fonte rimangono gli atti notarili del Seicento relativi al ritrovamento della sua sepoltura. Il 26 maggio del 1645, durante gli scavi all’interno della basilica di S. Saturnino, a Cagliari, venne ritrovato un sarcofago di pietra con l’epigrafe:
” S. IVSTVS M. ET SOCII “. Dopo il ritrovamento, le sacre reliquie, furono donate al Signor Don Giuseppe della Matta, appassionato alle ricerche dei “Cuerpos Santos” (Corpi Santi), il quale le inviò in Sicilia alla nipote Donna Antonia Sagara. Questa a sua volta le donò a Donna Maddalena Bazan, prima moglie di Don Francesco del Bosco, principe di Cattolica e duca di Misilmeri. Le reliquie furono ereditate da Don Giuseppe del Bosco,figlio di don Francesco, la cui moglie Donna Tommasa del Bosco e Sandoval le donò solennemente a Misilmeri il 17 maggio 1761. Da qui inizia il culto di S. Giusto,che venne dichiarato patrono della cittadina. Inizialmente le reliquie vennero poste in una cassa lignea argentata con 4 vetri. Si tratta però soltanto di una soluzione sempre provvisoria, per cui nel 1748 venne commissionata la realizzazione di una nuova urna all’ argentiere Palermitano Don Ignazio Richichi. All’interno di questa stessa urna, ancora oggi vengono custodite le reliquie, oggetto di fervida venerazione da parte dei fedeli. La festa di S. Giusto ricorre l’ultima domenica di Agosto. All’inizio della settimana dedicata ai festeggiamenti, un tempo, sfilavano i cosiddetti “palii” (specie di insegne a forma di colomba indicanti i giorni di festa, ogni tre palii era un giorno di festa), accompagnati dalla banda musicale. Durante i festeggiamenti si svolgevano anche le corse dei cavalli, con l’esibizione di cantanti famosi nella piazza principale del paese. Nella chiesa madre, durante la festa, le reliquie di San Giusto vengono solennemente esposte sull’altare e si celebra la Santa messa solenne cantata, con la partecipazione delle autorità civili e militari. Una particolare menzione merita il carro addobbato dove viene collocata l’urna. Al suo passaggio durante la processione, avviene la cosiddetta “volata degli angeli”: due bambini vestiti da angeli, in due balconi situati uno di fronte all’altro e trattenuti in aria da due corde, all’arrivo del santo si posizionano sopra il carro e recitano una poesia. Al termine dei giorni di festa ci sono i giochi pirotecnici eseguiti da ditte locali. L’iconografia,raffigura il santo in abbigliamento militare,ossia cioè del “MILES CHRISTI”, soldato di Cristo, associando alla divisa militare anche la palma, simbolo del martirio .Qualche pittore più recente ha aggiunto alla palma anche il giglio, simbolo di purezza. Un particolare importante nelle varie iconografie è la presenza del paesaggio di Misilmeri con il castello Emiro, simbolo del paese, che fa da sfondo alla figura del santo. Nell’anno 2000, alla figura di San Giusto e alle circostanze storiche del suo ritrovamento e della sua traslazione in Sicilia, Mauro Dadea, Don Giovani Liotta e Maria Concetta di Natale hanno dedicato un libro, dal titolo: S. GIUSTO MARTIRE PATRONO DI MISILMERI, edito sotto il patrocinio dell’ Amministrazione comunale.
Mauro Dadea, archeologo cagliaritano, ha introdotto il volume con uno studio generale su Cagliari e la Sardegna in età Paleocristiana. Il compianto Don Giovanni Liotta, recentemente scomparso, è stato per tanti anni parroco di Misilmeri facendosi promotore di questa rivalutazione del Santo. Alle sue ricerche dobbiamo la riscoperta di tutta la documentazione seicentesca relativa al Santo e la prima ricchissima raccolta delle sue varie testimonianze iconografiche.
La professoressa Maria Concetta di Natale, dell’università di Palermo, si è invece occupata dello studio dell’urna argentea settecentesca.
Si tratta di un volume di grande valore, ormai già esaurito, che pertanto si desidererebbe poter vedere presto ristampato.
Autore: Antonino Cottone
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