Categorie: Testimonium

I Santi di oggi – 29 Settembre – Santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli

San Gabriele Arcangelo

San Gabriele Arcangelo è uno dei tre arcangeli menzionati nella Bibbia. Nelle religioni abramiche, Gabriele (in ebraico גַּבְרִיאֵל, Gavriʼel, in latino Gabriel, in greco Γαβριήλ, Gabriél, in ebraico tiberiano Gaḇrîʼēl, in arabo جبريل Jibrīl o Jibrail), significa forza di Dio.
L’arcangelo Gabriele è ricordato per aver annunciato a Maria il concepimento di Gesù.

Il nome deriva dall’ebraico e significa: La forza di Dio, Dio è forte, o anche l’eroe di Dio; era anche rappresentato come la mano sinistra di Dio. È il primo ad apparire nel Libro di Daniele della Bibbia.

Secondo alcune ipotesi, nel nome Gabriele, Kha-Vir-El secondo l’antica pronuncia egiziana, la radice Ga (o Ka) indica desiderio, sentimento ed amore espresso, mentre Bir (o Vir) indica l’elemento acqua. Gabriele, infatti, governa l’acqua e i liquidi, che costituiscono i tre quarti del pianeta. Gabriele è il sovrintendente della totalità del regno fisico.

San Gabriele Arcangelo nella Tradizione biblica
Nella tradizione biblica è a volte rappresentato come l’angelo della morte, uno dei Messaggeri di Dio, o anche come angelo del fuoco. Il Talmud lo descrive come l’unico angelo che può parlare siriaco e caldeo.

San Gabriele Arcangelo nella Tradizione cristiana
Nella tradizione cristiana è conosciuto come uno degli arcangeli. Nell’Antico Testamento Gabriele interpreta la visione profetica del capro e del montone (Dn 8,15-26) e spiega la predizione delle settanta settimane di anni (490 anni) dell’esilio da Gerusalemme (Dn 9,21-27); nel Nuovo Testamento annuncia a Zaccaria la nascita del figlio Giovanni Battista e a Maria di Nazaret la nascita di Gesù Cristo (Lc 1,11-20).

San Gabriele Arcangelo nel Vecchio Testamento
L’arcangelo Gabriele è uno dei personaggi del Libro di Daniele.
Nel contesto storico della distruzione del Tempio di Salomone, e nella cattività babilonese del Regno di Giuda che seguì, il profeta Daniele pensa quale sia il significato delle diverse visioni che ha vissuto in esilio, quando Gabriele gli appare (Dn 8,16-25).
Gabriele è menzionato due volte per nome:

« … e egli arrivò per passare, quando io, io Daniele, ebbi la visione, che cercavo per capire; e, vedo, lì davanti a me l’apparire come di un uomo. E io sentii la voce di un uomo tra le rive dell’Ulai, che chiamava, e disse: ‘Gabriele, fa che quest’uomo possa capire la visione’. Così egli venne vicino dove io ero: e quando arrivò, io ero terrificato, e caddi; ma egli mi disse: ‘Capisci, figlio dell’uomo; per la visione che appartiene al tempo della fine… »
(Daniele 8,15-17)

Verso la fine del potere di Babilonia, ancora Gabriele viene inviato a elaborare e spiegare i problemi relativi alla Fine dei Giorni, come quando il regno di Persia, Grecia e Roma stavano perdendo il dominio del mondo:

« E dopo che io ebbi parlato, e pregato, e confessato i miei peccati ed i peccati del mio popolo di Israele, e presentato le miei suppliche davanti al Signore mio Dio per la sacra montagna del mio Dio; e mentre stavo parlando e pregando, l’uomo Gabriele, che avevo visto nella visione all’inizio, stava volando veloce, recandosi vicino a me verso l’ora dell’offerta serale. E lui mi fece capire, e mi parlò, e disse: ‘Daniele, sono ora giunto per renderti capace di capire…Settanta settimane sono dichiarate per la tua gente e per la tua santa città, per porre fine alle trasgressioni, e per porre fine ai peccati, e per perdonare l’iniquità, e per prendere l’eterna virtuosità, e per sigillare la visione ed il profeta, e per raggiungere il più sacro dei luoghi »
(Daniele 9,20-24)

È qui che l’arcangelo racconta a Daniele riguardo alle misteriose Settanta settimane (shavu-im shivim) che sembrano indicare la fine della cattività Babilonese, la quale durò effettivamente settant’anni quando Ciro il Grande permise il ritorno a Sion e la ricostruzione del Tempio dei Giudei nel suo impero.

Il nome di Gabriele ricorre anche nell’apocrifo Libro di Enoch.

San Gabriele Arcangelo nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento, Gabriele è l’angelo che rivela a Zaccaria che Giovanni Battista nascerà da Elisabetta, e che visita Maria rivelandole che sarà lei la madre di Gesù. La visita di Gabriele a Maria nel Vangelo di Luca è detta Annunciazione (Lc 1,26-38), un evento celebrato il 25 marzo dalla Chiesa cattolica romana. È anche commemorato come il Primo Mistero di Gioia ogni volta che si prega il Rosario.

Gabriele può anche essere l’angelo che visita Giuseppe. Dopo aver appreso della gravidanza di Maria, Giuseppe considera l’ipotesi di non sposarla più, ma un angelo del Signore appare a Giuseppe in sogno e gli dice che il concepimento è avvenuto mediante lo Spirito Santo. (Mt 1,18-25).

Secondo la tarda leggenda, è anche l’angelo non identificato del Libro della Rivelazione (Apocalisse di Giovanni) che soffia il corno annunciando il Giorno del Giudizio. Sia per i cattolici sia per gli ortodossi, è San Gabriele l’Arcangelo, conosciuto come il santo patrono dei lavoratori e delle comunicazioni. Come tale è ricordato il 29 settembre.

Gabriele compare anche in vari scritti apocrifi dell’Antico e del Nuovo Testamento.[1]; da qui deriva un’iconografia diffusissima presso i cristiani ortodossi, che confondono però spesso Gabriele con Michele. Gli ortodossi infatti rappresentano un arcangelo mentre trafigge il demonio con una lancia. In realtà si tratta di Michele.

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