Categorie: Testimonium

I Santi di oggi – 4 Gennaio Sant’ Angela da Foligno, terziaria francescana

Dopo essersi recata ad Assisi ed aver avuto esperienze mistiche avviò un’intensa attività apostolica per aiutare il prossimo e soprattutto i suoi concittadini affetti da lebbra. Una volta morti marito e figli diede tutti i suoi averi ai poveri ed entrò nel Terz’Ordine Francescano: da quel momento visse in modo cristocentrico, ovvero tramite l’amore giunge all’identica mistica con Cristo.

Per i suoi scritti assai profondi è stata chiamata “maestra di teologia”. Il 3 aprile 1701 furono concessi Messa ed Ufficio propri in onore della Beata. Infine il 9 ottobre 2013 Papa Francesco, accogliendo la relazione del Prefeto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha iscritto Angela da Foligno nel catalogo dei Santi, estendendone il Culto liturgico alla Chiesa Universale.

Etimologia: Angela = messaggero, nunzio, dal greco

Martirologio Romano: A Foligno in Umbria, beata Angela, che, morti il marito e i figli, seguendo le orme di san Francesco, si diede completamente a Dio e affidò alla propria autobiografia le sue profonde esperienze di vita mistica.

Già in vita conosciuta come Magistra Theologorum (Maestra dei Teologi), Angela da Foligno (1248-1309) il 9 ottobre scorso ha ricevuto da Papa Francesco la canonizzazione per equipollenza (possesso antico del culto; costante e comune attestazione di storici degni di fede sulle virtù o sul martirio; ininterrotta fama di prodigi). Innocenzo XII la beatificò nel 1693 e San Pio X ne sanzionò la tradizione fissando la sua festa al 4 febbraio. Mistica contemporanea di Dante e di Jacopone da Todi, Angela nacque a Foligno in una ricca famiglia e visse fra i benesseri e i piaceri del mondo. Si sa con certezza che si sposò, ebbe dei figli e la madre soddisfaceva tutti i suoi capricci. Ma cominciò, come lei stessa racconterà al Direttore Spirituale, il Conventuale Minore A. (la tradizione decifra la A. con fra’Arnaldo) a «conoscere il peccato», come è riportato nel Memoriale steso dallo stesso francescano. Andò a confessarsi, ma «la vergogna le impedì di fare una confessione completa e per questo rimase nel tormento».
Pregò San Francesco che le apparve in sogno, rassicurandola che avrebbe conosciuto la misericordia di Dio. E la pace arrivò nel 1285, attraverso una confessione totale: aveva 37 anni. Iniziò così una vita di austera penitenza: povertà dalle cose, povertà dagli affetti, povertà da se stessa. A motivo della drastica conversione dovette affrontare ostilità ed ingiurie da parte della famiglia. Ma lei perseverò anche quando morirono madre, marito, figli.


Angela si presenta come una delle più brillanti incarnazioni dell’ideale francescano della fine del Duecento. In un primo tempo, in preda a strani fenomeni, fu giudicata sospetta dai frati minori; ma intorno al 1290 la accettarono fra i penitenti del Terz’ordine. Il teologo Ubertino da Casale (citato nella Divina Commedia) fu conquistato dal suo ideale spirituale e con lui fu strettamente coinvolta nelle controversie che laceravano l’Ordine francescano, diventando una dei responsabili del movimento rigorista.
Il Memoriale fu sottoposto ad esperti, fra cui il Cardinale Giacomo Colonna, che lo approvò intorno al 1297. Questa autobiografia spirituale mostra i trenta passi che l’anima compie raggiungendo l’intima comunione con Dio, attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, l’Eucaristia, le tentazioni e le penitenze. Esso rappresenta la prima sezione del Liber. La seconda parte, nota come Instructiones, contiene documenti religiosi di vario tipo, curati da diversi e ignoti redattori, dove si trovano anche le lettere che Angela scriveva ai suoi figli spirituali.

Nel 1291, come la mistica narrò al suo confessore, lungo il cammino che la conduceva ad Assisi, fu alla presenza della Trinità: «Ho visto una cosa piena, una maestà immensa, che non so dire, ma mi sembrava che era ogni bene. (…) dopo la sua partenza, cominciai a strillare ad alta voce (…) Amore non conosciuto perché? (…) perché mi lasci?». La mistica di Foligno insegna che non c’è vera vita spirituale senza l’umiltà e senza la preghiera. Questa può essere corporale (vocale), mentale (quando si pensa a Dio) e soprannaturale (contemplazione): «In queste tre scuole uno conosce sé e Dio; e per il fatto che conosce, ama; e perché ama, desidera avere ciò che ama. E questo è il segno del vero amore: che chi ama non trasforma parte di sé, ma tutto sé nell’Amato».
Nel corso dei secoli, fra i tanti che aderirono alla sua spiritualità, ricordiamo Santa Teresa d’Avila e la Beata Elisabetta della Trinità. Angela comprese che la profonda comunione con Dio non è un’utopia, ma una possibilità, impedita solo dal peccato: di qui la necessità della mortificazione e del sacrificio; per raggiungere l’unione profonda con il Signore sono indispensabili l’Eucaristia e la meditazione della Passione e Morte di Cristo, ai piedi della Croce, insieme a Maria Santissima.

Autore: Cristina Siccardi

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