Angelo è annoverato tra i primi Carmelitani che dal monte Carmelo tornarono in Sicilia, dove, secondo le fonti tradizionali degne di fede, morì a Licata per mano di uomini empi, nella prima metà del secolo XIII. Venerato come martire, ben presto fu edificata una chiesa sul luogo del suo martirio, e ivi venne deposto il suo corpo. Nel 1662 le reliquie furono traslate nella nuova chiesa, edificata nello stesso luogo in seguito alla liberazione della città dalla peste (1625) per intercessione del Santo. Il culto di sant’Angelo si diffuse in tutto l’Ordine e anche tra il popolo.
Gerusalemme, 1185 – Licata (Agrigento), 5 maggio 1225
Emblema: Palma, tre corone, spada
Martirologio Romano: A Licata in Sicilia, sant’Angelo, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.
Angelo nacque a Gerusalemme nel 1185, i suoi genitori erano dei giudei convertiti, alla loro morte lui e il fratello gemello Giovanni, decisero di entrare fra i Carmelitani, emettendo poi la professione religiosa nelle mani del Superiore generale s. Brocardo, nel convento sul Monte Carmelo.
E in quel periodo Angelo entrò nel Carmelo; a 25 anni fu ordinato sacerdote e un po’ più tardi nel 1218, gli diedero la missione di recarsi a Roma per illustrare ed ottenere dal papa Onorio III la conferma della nuova e definitiva Regola del Carmelo; il papa, lo stesso che approvò l’Ordine Francescano, la concesse nel 1226.
Dopo aver predicato fruttuosamente in s. Giovanni in Laterano, Angelo fu inviato in Sicilia per predicare contro i ‘catari’ che infestavano l’isola. L’eresia catara si propagò dopo il 1000, dall’Oriente all’Occidente; essa portava a concepire un’antitesi primordiale tra il Bene e il Male (dal quale procede il mondo) e alla condanna radicale di tutto ciò che è carnale e terreno: condanna del matrimonio, negazione della resurrezione della carne, vegetarianismo, divieto dell’esercizio della giustizia e delle armi, condanna della proprietà privata.
Fra gli adepti vi erano i semplici ‘credenti’ ed i ‘perfetti’, che si distinguevano per il loro ascetismo, per cui si lasciavano morire anche di fame.
Il movimento eretico assunse secondo la Nazione in cui si estendeva, varie denominazioni: Albigesi, Bulgari, Patarini, Pubblicani e nel periodo in cui visse s. Angelo era particolarmente in fase di espansione in tutto l’Occidente cristiano.
A Licata (Agrigento) s’imbatté in un signorotto locale, certo Berengario, che oltre ad essere un cataro ostinato, viveva nell’incesto; Angelo convinse la compagna di quest’uomo a lasciarlo, Berengario infuriato lo assalì, mentre predicava nella chiesa dei ss. Filippo e Giacomo, ferendolo mortalmente con cinque colpi di spada. Fu trasportato in una casa vicina dai fedeli, dove quattro giorni dopo morì per le ferite riportate, era il 5 maggio 1225, chiedendo agli abitanti e fedeli di Licata di perdonare l’uccisore.
Fu sepolto nella stessa chiesa del martirio e il suo sepolcro divenne subito meta di pellegrinaggi, il suo culto si diffuse rapidamente.
L’Ordine Carmelitano lo venera come santo almeno dal 1456 e papa Pio II (1405-1464) ne approvò il culto. Nel 1662 le sue reliquie furono traslate nella nuova chiesa, edificata nello stesso luogo in seguito alla liberazione della città dalla peste (1625) per intercessione del Santo. Nell’arte è raffigurato con la palma del martirio in mano, tre corone (verginità, predicazione, martirio) e con una spada che gli trapassa il petto.
Il culto di s. Angelo da Gerusalemme concorse fortemente all’espansione dell’Ordine Carmelitano in Sicilia e in Italia. La sua festa si celebra il 5 maggio.
Autore: Antonio Borrelli
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