I venti di guerra degli Stati Uniti sulla Siria

Attacco terroristico alla periferia di Damasco.

Riferisce il rappresentante siriano all’ONU, Bashar al Jaafari, di aver osservato azioni militari sul confine siro-giordano. Dalla città di Augur sembra imminente un’offensiva contro la capitale siriana. Sembra stia iniziando una nuova avventura contro la Siria. Quattro aerei militari degli Stati Uniti sono atterrati nella base aerea di Al Moafragh in Giordania, vicino al confine con la Siria. Gli aerei sono atterrati  pieni di armi per i terroristi che si trovano in  stato di allerta nei campi di addestramento in Giordania. I gruppi terroristici sono addestrati dalla CIA, dal Mossad e dagli ufficiali sauditi e giordani. Vicino al confine con al Siria, hanno eretto 34.000 nuove tende. Lungo il tragitto allargata strada nelle zone controllate dai ribelli. La via è progettata per carri armati e veicoli blindati. Altre fonti sostengono che Washington  vuole deliberatamente sconfiggere i colloqui di Ginevra II, per dare l’opportunità di entrare con l’approvazione del Consiglio di Sicurezza in Siria.

Un fronte di circa 30mila ribelli siriani –recita una notizia ansa-, (notizia già data in passato, per screditare il governo Hassad, viene misteriosamente riproposta all’attenzione dell’opinione pubblica), in contrasto con i fondamentalisti islamici e i qaedisti, si è unito nelle ultime ore nel sud del Paese in nome dei principi di “libertà”, “rispetto dei diritti di tutti i siriani”

e “protezione delle minoranze” confessionali ed etniche, e contro “la dittatura” e “l’estremismo” religioso. Quarantanove sigle dell’insurrezione armata delle regioni di Homs, Damasco, Daraa, Qunaytra e Suwayda hanno pubblicato nelle ultime ore il documento fondatore del “Fronte meridionale”, che “non ha un unico vertice” ma nel quale “i comandanti delle 49 brigate hanno autonomia d’azione nel quadro della condivisione di principi comuni”. “Noi siamo i combattenti del sud della Siria che si sono uniti per una Siria libera, indipendente e stabile”, si legge nel comunicato, pubblicato su Internet assieme alla lista completa dei gruppi ribelli che hanno aderito. “Noi siamo la voce della moderazione e lo scudo forte per il popolo siriano. Combattiamo per liberare la Siria dalla dittatura e dall’estremismo e per difendere il diritto del popolo siriano di scegliere un governo che lo rappresenti”.
Analizziamo cosa avviene (o che sarebbe o potrebbe avvenire): dal comunicato ripreso dall’Ansa, in nome della libertà contro il regime di Assad, i ribelli contrari ai terroristi si sono organizzati per aiutare la Siria a uscire dalla guerra. Quanta confusione! Addirittura 49 brigate autonome, dove ogni capo da disposizioni diverse, vuole aiutare il popolo siriano a riconquistare la pace! Immaginate solo per un istante se questi raggiungessero lo scopo: comincerebbero altre guerre interne per dividersi il potere! Altro che sostegno alla gente! Se hanno davvero a cuore il futuro del paese, dovrebbero unirsi al governo legittimamente costituito! Un’altra domanda: L’ONU e le potenze internazionali perché favoriscono lo sviluppo di tali gruppi? La pace non può essere raggiunta foraggiando la guerra! Pensate, se davvero avevano a cuore le sorti della Siria, oggi non avremmo più terroristi che lottano non per la liberazione della nazione siriana, ma per affermare il loro personale potere.

Le dichiarazioni di un possibile uso della forza per risolvere il conflitto siriano sono un tentativo di costringere il governo siriano a “sbattere la porta in faccia” ai negoziati di pace. E’ in sintesi quanto dichiarato dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a proposito delle affermazioni di ieri di Barack Obama sulla Siria. “Siamo stati testimoni di tentativi sistematici di trovare qualsiasi pretesto per contrastare una soluzione politica. Certo, cresciamo in allarme ogni volta che i presidenti di Stati Uniti e Francia, ancora una volta dicono in conferenze stampa congiunte che l’affare potrebbe andare oltre i negoziati”, ha detto Lavrov . “E’ stato detto che eventuali ulteriori colloqui sono inutili perché il governo [siriano] non vuole mettersi d’accordo sulla composizione di un organo di governo di transizione. Stiamo procedendo in circolo. Ho già spiegato perché un tale approccio difficilmente può essere definito logico e costruttivo “, ha detto il ministro russo. E, a proposito dei colloqui di Ginevra, anche il vice ministro degli Esteri siriano, Faisal al-Miqdad, si è espresso oggi, precisando che il secondo turno di colloqui non ha registrato progressi: “Siamo venuti a Ginevra per raggiungere una soluzione politica alla crisi in Siria, ma l’altra parte non vuole parlare che del governo di transizione“. Mercoledì scorso, è stato segnalato l’arrivo di 1.500 takfiristi dalla Giordania e da Israele (attraverso la frontiera del Golan). Sono state poi riportate informazioni su un recente incontro tra il capo dei campi di addestramento dei terroristi in Giordania, Salman bin Sultan, il saudita Vice Ministro della Difesa, le autorità di sicurezza e l’esercito israeliano. Secondo Al Manar, l’ incontro ha avuto luogo a Tel Aviv e aveva lo scopo di convincere il partito sionista a offrire il suo contributo per la “grande offensiva che si svolgerà contro la capitale siriana attraverso la città di Daraa”. I russi, dal loro canto, hanno già messo in guardia contro una nuova tentazione belligerante degli Stati Uniti contro la Siria, che potrebbe essere fatta con pretesti umanitari o per la lentezza nell’evacuazione di armi chimiche siriane. di Francis Marrash

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