Categorie: Familia et Mens

I vescovi slovacchi: sosteniamo la famiglia

Nel corso di tutta la propria vita l’essere umano sperimenterà varie forme di felicità all’interno della famiglia. Si comincia con la felicità del bambino che si sente sicuro ed è privo di preoccupazioni fra le braccia di suo padre e di sua madre. Quando il bambino cresce, questa felicità si trasforma e diventa la felicità di un amorevole marito o moglie, e poi la felicità del padre e della madre solleciti. Vi è infine la felicità dei nonni, quando è data loro l’opportunità di guardare con gioia i propri discendenti ben cresciuti e di vedere con quanta responsabilità continuano la loro opera. Ogni fase della felicità umana è custodita da una famiglia ben ordinata. La famiglia è un’istituzione fondata da Dio. Per questo l’uomo non può mai distruggerla completamente. Una delle preghiere della Chiesa nell’accompagnare il Sacramento del matrimonio recita: “O Dio, in te, la donna e l’uomo si uniscono, e la prima comunità umana, la famiglia, riceve in dono quella benedizione che nulla poté cancellare, né il peccato originale, né le acque del diluvio”. Attraverso questa preghiera la Chiesa esprime la propria fede nella famiglia come istituzione di Dio che perdurerà sulla Terra. Tuttavia non è scontato che la famiglia sopravviverà in Europa. Anche se l’uomo non può distruggere completamente la famiglia, egli la può deturpare, e ciò già accade nel mondo attuale. Danneggiando la famiglia, l’uomo sminuisce la felicità umana, che proprio nella famiglia trova la propria perfezione. Egli mette in pericolo la vita e produce una cultura di morte.

I fautori della cultura di morte usano metodi molto sofisticati per avanzare. Nelle parole nobili che utilizzano essi inseriscono significati completamente opposti, cioè ne cambiano il senso e lo rendono ignominioso. Essi parlano di “diritti umani” e di “diritti dei bambini”, ma vogliono imporre concetti che, in realtà, ledono le persone e i bambini. Sotto la parvenza di diritti dei bambini, così come essi li proclamano, i padri e le madri perdono qualsiasi possibilità di educare i propri figli in modo responsabile: viene così precluso il diritto a essere educato, donato da Dio a ogni bambino. I fautori della cultura della morte promuovono la nuova “ideologia di genere”. In nome di questa vogliono far rispettare la cosiddetta “parità di genere”. Quando qualcuno sente questa espressione per la prima volta, potrebbe pensare che favorisca i pari diritti e la pari dignità attribuiti a tutti gli uomini e a tutte le donne. Questi gruppi tuttavia, utilizzando l’espressione “parità di genere”, intendono qualcosa di completamente diverso. Essi cercano di convincerci che nessuno esiste in natura come uomo o come donna, cioè vogliono privare l’uomo della propria identità di uomo, la donna della propria identità di donna, la famiglia della propria identità di famiglia, cosicché l’uomo non possa più sentirsi uomo, la donna non possa più sentirsi donna e il matrimonio non sia più la comunione esclusiva fra un uomo e una donna: essi cercano di parificare l’alleanza fra due uomini o fra due donne con il matrimonio. In questo modo essi introducono una sorta di messinscena sodomitica che contraddice il volere di Dio e richiama la punizione divina. Ciò che s’introduce nella nostra società attraverso tali nobili slogan è una sovversione della vita famigliare, che deve essere sacra.

E’ una ribellione blasfema dell’uomo contro il suo Creatore, Dio stesso ci ha creati a Sua immagine. Il Creatore ha donato all’uomo la dignità dell’uomo, alla donna la dignità della donna e alla famiglia la dignità della famiglia. La dignità di ogni nazione deriva da questo dono. Usando dei nobili slogan i fautori della cultura della morte e i promotori dell’ideologia di genere mirano a distruggere tutto ciò. Concetti come uomo, marito, padre, cavaliere, gentiluomo, non sono per loro più accettabili. Lo stesso vale per concetti come donna, moglie o madre. Questa ideologia, laddove si afferma, fa perdere alle nazioni la propria dignitosa posizione davanti a Dio e davanti al mondo. Per motivi inconcepibili i rappresentanti di diversi Paesi si pongono in un degradante atteggiamento servile nei confronti dei fautori della cultura della morte e varano leggi che contraddicono a volte il buon senso. Questi rappresentanti hanno perso tutta la stima morale di sé e non solo fanno perdere dignità alle proprie nazioni, ma le espongono anche alla distruzione. Tale comportamento è una chiara perdita del fondamentale senso della vita e del senso di autoconservazione. E possiamo già vederne apparire alcuni segni nel nostro Paese. […]. I sostenitori della <parità di genere> non cedono; stanno attendendo l’occasione propizia per soggiogare il processo educativo attraverso nuove leggi e imporre questa ideologia sodomitica in tutta l’educazione scolastica e prescolastica. Ciò avrebbe per conseguenza processi educativi tali non solo da privare i bambini della propria dignità, ma anche da danneggiarli moralmente e psicologicamente. Impedirebbe loro di crescere diventando uomini e donne pienamente maturi. Si abuserebbe inoltre anche degli insegnanti per questa terribile devastazione. In passato si abusò degli insegnanti per imporre l’ateismo ai bambini, contro la volontà dei genitori; oggi incombe su di loro una minaccia ancora peggiore.

I fautori della cultura della morte sono fortemente sostenuti dai media: non diamo loro la possibilità di ingannarci o di manipolarci. […]. Invitiamo alla vigilanza i rappresentanti statali a tutti i livelli, nonché i genitori, le amministrazioni scolastiche e tutte le persone di buona volontà. Dovremmo rifiutare tutte le manifestazioni della cultura della morte fin dall’inizio. Alle elezioni possiamo votare solo quei candidati che rifiutano la cultura della morte. Se agissimo in modo diverso, avremmo in disistima l’eroismo dei nostri antenati, che hanno donato le proprie vite per il bene del loro Paese. […]. Sperando che assumiate la giusta posizione su tali serie questioni riguardanti la vita e la famiglia, impartiamo la nostra benedizione. I vescovi slovacchi. a cura della Redazione Papaboys

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