Sarà dedicata al dono del Creato e alla sua custodia: l’argomento è tra i più dibattuti e seguiti. Del resto, non passa giorno senza che non vengano posti all’attenzione internazionale i problemi della Terra, la inarrestabile scomparsa di zone vergini, la popolazione che ha superato i sette miliardi, l’inquinamento, i rifiuti eccetera.
Aggiungiamo soltanto che la custodia del Creato, da non confondere con talune espressioni a buon mercato dell’ecologismo, è presente con forza nei discorsi dei Pontefici nell’ultimo mezzo secolo e ne trattò anche il Concilio Vaticano II. Questa celebre assise, nella «Gaudium et spes », ricordava tra l’altro che l’uomo «deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni». Nessuno ha il diritto di inquinare e distruggere, perché la Terra è di tutti. Papa Francesco ha già espresso diversi pensieri in materia, anche se le occasioni di questo anno di pontificato non sono state molteplici. Per esempio, nell’«Omelia per l’inizio del ministero petrino» (19 marzo 2013), sottolineava: «La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero Creato, la bellezza del Creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo».
Più avanti: «Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!».
Si riflette un rispetto per il Dio creatore oltre che per la natura in queste parole. Di più: nell’Udienza generale del 5 giugno 2013 Francesco riprende il discorso. «Quando parliamo – è una sua frase – di ambiente, del Creato, il mio pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande: che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il Creato?Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e dedizione! Coltivare e custodire il Creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti».
Da un lato la grande lezione della Genesi e dall’altro la responsabilità verso un bene che Dio ha dato all’uomo. Occorre insomma, per il Papa, cogliere il ritmo e la logica della creazione e allargare la nostra idea di ecologia. Utilizziamo di nuovo le sue parole: «Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il Creato, riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana , strettamente legata all’ecologia ambientale . Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana!».
Ora aspettiamo la sorpresa di Francesco.
A cura di Redazione Papaboys fonti: Radio Vaticana e San Francesco Patrono d’Italia
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