Nato nel 1912 a Canale d’Agordo (Belluno), Albino Luciani senti presto “la chiamata” di Dio per diventare sacerdote. Nel 1935 fu ordinato prima diacono e poi presbitero, divenendo cappellano nella parrocchia del suo paese natale. Qui rimase per due anni prima di essere trasferito ad Agordo. Dotato di una fede incrollabile, padre Albino Luciani era amato da tutti per i suoi modi gentili e per il sorriso che non lo abbandonava mai.
Laureatosi in teologia nel 1947, da quell’anno in poi cominciò una inesorabile scalata ai vertici vaticani. Nel 1959 venne nominato Vescovo, dieci anni dopo Patriarca e nel 1973 venne ordinato Cardinale. Rimase cardinale solamente 5 anni, poiché alla morte di Paolo VI venne eletto Papa con un quasi plebiscito (101 voti su 111). Divenuto Pontefice il 26 agosto nel 1978, s’insedio il 3 settembre con il nome di Giovanni Paolo I. Il suo pontificato durò solamente 33 giorni, poiché il 28 settembre venne a mancare. Nonostante il breve periodo di pontificato papa Giovanni Paolo I viene ricordato con affetto dai fedeli come “Il papa con il sorriso” o “Il sorriso di Dio”.
Furono 33 i giorni nel corso dei quali Papa Luciani venuto da Venezia (terzo nel XX secolo dopo San Pio X nel 1903 e San Giovanni XXIII nel 1958) iniziò a prendere confidenza con la macchina della Curia, ma subito con la gente. Ebbe una popolarità vasta e sconfinata, Luciani, appena eletto. Leonardo Sciascia nel suo Nero su Nero, libro-zibaldone del 1979, così scrisse subito dopo la morte di Giovanni Paolo I: “E’ incredibile la puerilità degli scritti di (…) Giovanni Paolo I; ma più incredibile è che siano stati riproposti non come curiosità, ma come testi; e chiosati. Invece era proprio da puntare sulla loro puerilità: a trarne – per chi ne ha necessità – qualche lieto auspicio”. E ancora, cogliendo il punto: “La Chiesa ha bisogno di una ventata di puerilità; e gli uomini di una Chiesa puerile. E, della puerilità, magari un po’ conservatrice, un po’ reazionaria: col diavolo e tutto il resto”. Lo scrittore siciliano si riferisce agli Illustrissimi, le lettere che l’allora patriarca Luciani spediva a personaggi della letteratura e della Storia dalle pagine del Messaggero di Sant’Antonio, e che nel 1976 erano state raccolte in agile volumetto.
Come la famosa Lettera a Pinocchio nella quale il futuro Papa scrive al burattino di Carlo Collodi che immagina prossimo all’adolescenza vaticinando per lui un futuro accanto ad una fidanzata e poi sposa, non riconoscendogli la vocazione del frate. Come puerile può sembrare la catechesi spesso fatta con l’ausilio dei bambini: ma, come scriveva Sciascia, la Chiesa aveva bisogno di puerilità, semplicità, pulizia. Ne ha bisogno ancora, dopotutto.
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