“Accompagnare Sua Santità in Terra Santa è per me un onore altissimo e insperato” gli fa eco Omar Abboud, che non disprezza il lavoro nelle villas miserias di Buenos Aires come i preti di Bergoglio. “Emozione” e “responsabilità” sono le due parole che Skorka usa con Terre d’America per commentare la decisione di includerlo nella comitiva papale. Emozione per l’onore, responsabilità per l’occasione di “aiutare il Papa a trasmettere messaggi e segnali rilevanti per la pace”. Ha appena scritto sul quotidiano argentino La Nación un elogio ai due papi santi: “Da nunzio a Istanbul Angelo Roncalli, poi Giovanni XXIII, ha dispiegato infaticabili sforzi per salvare ebrei. Karol Wojtyla, poi Giovanni Paolo II, ha avuto un impegno significativo con gli ebrei perseguitati. Sono stati esseri che hanno illuminato la strada di molti altri. Tra cui l’attuale papa Francesco”.
Entrambi, il rabbino argentino e l’imam islamico, sono consapevoli che il momento è delicato e la situazione non è più la stessa di quando il viaggio in Terra Santa venne annunciato.
In mezzo c’è l’avvicinamento tra Abu Mazen e Hamas che proprio nei giorni dell’arrivo del Papa in Israele verrà formalizzato, l’irrigidimento di Israele, la sospensione del dialogo di pace. Un clima politico che caricherà di connotazioni politiche i gesti e le parole. “La sfida è più grande” commenta Skorka. “L’agire del Papa sarà conciliatore, prudente, volto a suscitare sentimenti di confraternità, al di là di ogni contingenza”. C’è in gioco un lungo tratto di futuro, osserva. “Quello che la storia chiede è che ci sia un superamento”. Confida “nell’affetto che il Papa sa trasmettere, nella sua capacità di disarmare gli odi, di andare all’essenziale”.
In mezzo, tra l’annuncio del viaggio papale sulle tracce di Paolo VI e la partenza oramai prossima, ci sono anche le parole inedite del Presidente dell’Autorità palestinese che ha definito il genocidio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale “il crimine più efferato” dell’era moderna. La più forte condanna dell’Olocausto giunta da un Presidente palestinese che è stato criticato, in passato, per aver espresso dubbi sulla portata del massacro degli ebrei. Il valore delle parole pronunciate non sfugge a Skorka: “Sono le espressioni sensate e coraggiose che cambiano il corso della Storia”. di Alver Metalli*
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