Nel corpo della sua prolusione il cardinale Bagnasco – che sabato pomeriggio è stato ricevuto in udienza da papa Francesco – ha toccato le tematiche di maggiore attualità che riguardano la vita della Chiesa universale e in Italia, nonché questioni più scottanti che toccano la vita dei cittadini del «nostro amato Paese».
Il primo pensiero è andato ai tanti cristiani perseguitati nel mondo. Ai tanti che anche oggi offrono la «testimonianza suprema a Cristo e alla Chiesa, il martirio». Infatti «l’intolleranza religiosa, che violenta il diritto di professare la propria fede, è una vergogna terribilmente attuale». In particolare in Iraq. «Intrecciato all’accanimento contro i cristiani, – ha poi sottolineato il cardinale – il mondo occidentale assiste da tempo ad un crescendo di violenza che mescola e confonde politica, cultura, civiltà e religione, con una strumentale identificazione di occidente e di cristianesimo».
E i gesti di «ferocia esibita con evidente compiacimento», un chiaro riferimento ai tagliagola dell’Isis, «dovrebbero essere esecrati da tutti ed ogni istituzione – politica, culturale, religiosa – dovrebbe prenderne la distanza in modo chiaro, pubblico e definitivo». «In non poche aree – ha poi denunciato l’arcivescovo di Genova – è esplicito anche l’inaccettabile progetto di cancellare la presenza cristiana». «Come non pensare – si è chiesto – alla volontà di un genocidio?».
Nella prolusione si fa cenno alla prossima assemblea straordinaria della Cei prevista per novembre sul «delicato tema della formazione del clero» e poi si affronta la questione dell’imminente Sinodo straordinario di ottobre sulla famiglia. «Sarebbe gravemente fuorviante – osserva il cardinale – ridurre i lavori del Sinodo – come sembra essere indotto dalla pubblica opinione – alla prassi sacramentale dei divorziati risposati».
«Lo sguardo e il cuore dei Padri Sinodali, provenienti da ogni parte del mondo», si concentrerà soprattutto, «sulla famiglia e sul matrimonio, “piccola Chiesa”, dono di Dio e patrimonio dell’umanità, fondamento della comunità sociale, grembo naturale della vita dove i figli non si producono ma si generano, scuola e palestra ineguagliabile di virtù civili e religiose». Il presidente della Cei ribadisce che «la famiglia – troppo “disprezzata e maltrattata” (Papa Francesco) – merita più considerazione sul piano culturale e molto più sostegno a livello sociopolitico». E «trascurare la famiglia, o peggio indebolirla con forme somiglianti, significa rendere fragile e franosa la società intera». E proprio «per riconoscere che la famiglia naturale è veramente il presidio della tenuta non solo affettiva ed emotiva delle persone, ma anche sociale ed economica», il cardinale ha invitato «le famiglie a farsi protagoniste della vita sociale attraverso reti virtuose: reti nazionali e internazionali che diventino interlocutori con gli organi dello Stato e con il mondo imprenditoriale».
Concentrando il suo sguardo sul «momento sociale che viviamo», Bagnasco ha ricordato il dramma dei migranti che muoiono nel Mediterraneo («Torniamo a chiederci, dov’è l’Europa? Come diceva il Santo Padre, dobbiamo dichiararla tristemente una “non-Europa”?») e la difficile situazione economico-finanziaria (con la richiesta di «di fare rete “super partes” poiché la gente è stremata e non può attendere oltre») e occupazionale (con il lavoro che non si crea anche per «il fisco predatorio» e «la burocrazia asfissiante»).
“Last but not least”, la prolusione ha affrontato il tema educativo (con una «particolare vicinanza» espressa verso le «scuole pubbliche cattoliche») e del «totalitarismo culturale» determinato dai «burattinai del mondo», che «in certi momenti» potrà essere denunciato con «gesti pubblici e sonori come quello di San Giovanni Battista che, senza occuparsi del consenso e della propria vita, afferma la verità davanti a Erode e viene sacrificato». Infatti «ogni parola che ha il coraggio di andare contro corrente, ogni gesto che contraddice gli schemi del pensiero dominante in fatto di amore, famiglia, vita, cristianesimo, identità e storia, giustizia e pace…, trascende ogni singola persona e fa luce attorno». Di qui «l’urgenza dell’evangelizzazione». Con la necessità «che la testimonianza si integri con l’annuncio esplicito – come già ricordava Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi -, con la profezia che annuncia il grande “Sì” di Dio all’uomo, alla sua voglia di vita e di felicità, di libertà e di amore». Infatti «Cristo è il gioioso “Sì” all’uomo, al mondo, all’universo».
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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