Categorie: Italiae et Ecclesia

Il card. Romeo alla Festa di S. Rosalia: incompatibili fede e mafia

“Registriamo la tristezza di essere troppo spesso cristiani anestetizzati”. E’ un passo dell’omelia pronunciata ieri in Cattedrale dall’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo nel pontificale in onore della patrona della città, Santa Rosalia. “Oggi più che mai non serve a nessuno un cristianesimo ‘annacquato’”, ha aggiunto il cardinale Romeo che ha ribadito l’incompatibilità tra fede e sistemi mafiosi. Il servizio di Alessandra Zaffiro della Radio Vaticana:

Con il rientro in cattedrale dell’urna argentea contenente le sacre reliquie di Santa Rosalia si è concluso il 390.mo Festino della patrona che preferì abbracciare la fede invece di sposare un nobile e nel 1624 liberò Palermo dalla peste. E forte riecheggiano le parole del cardinale Paolo Romeo, pronunciate ieri nel solenne pontificale in Cattedrale: “Siamo coscienti che la nostra fede è assolutamente incompatibile con i sistemi criminali e mafiosi che deturpano come pestilenze bubboniche il nostro tessuto sociale, rubando la speranza alle nuove generazioni?”. “Celebrando la nostra Santa Patrona – ha proseguito il porporato – ci chiediamo: abbiamo chiaro che essere cristiani significa essere determinati nella lotta contro il peccato? Sappiamo impegnarci a dire dei “no” alle logiche di sopraffazione, di ingiustizia, di illegalità, di violenza che nella nostra società ci vengono proposte come le uniche vincenti?”. “Abbiamo una patrona, una ‘prima cittadina’ – ha detto il cardinale Romeo – che ha dato priorità all’ascolto di Dio e alla preghiera: impariamo da lei! Mentre nell’essenzialità di Rosalia sentiamo il richiamo del primato assoluto di Dio e la bellezza dei valori autentici della vita che egli ci ha donato, registriamo anche la tristezza di essere troppo spesso ‘cristiani anestetizzati’, cristiani – come direbbe Papa Francesco – “di buone maniere e di cattive abitudini”. …. Oggi più che mai non serve a nessuno un cristianesimo ‘annacquato’!”.

Come da tradizione, in serata, l’arcivescovo di Palermo ha pronunciato il discorso alla città. Nel sottolineare che “Il compito di costruire il futuro della nostra città appartiene in primo luogo alle amministrazioni locali che hanno assunto l’impegno di guidare questa cittadinanza”, il cardinale Romeo ha ricordato “l’emergenza sempre più complessa e allarmante dei ‘senza casa’”, “la piaga endemica della disoccupazione, specie quella giovanile, e il fenomeno del precariato che chiude orizzonti di speranza per le famiglie e reca sofferenza al futuro delle nuove generazioni, creando le condizioni per la diffusione della criminalità mafiosa”. “Rosalia – ha proseguito l’alto prelato – non è un talismano! La fede non è un tranquillante per le coscienze! Il Festino, come tutte le feste religiose e popolari, non serve a convincerci di essere a posto con noi stessi. Niente è più pestilenziale che continuare a credere che sia Dio l’unico delegato a risolvere i nostri problemi, e che a noi non sia affidata nessuna parte da compiere”.

L’arcivescovo di Palermo ha poi rinnovato “l’accorato appello alla responsabilità di ognuno. Per scoprire o riscoprire la solidarietà reciproca e il senso della comunione fra tutti i figli di Dio”. “Santa Rosalia – ha concluso il cardinale Romeo – deve implorare da Dio un cuore nuovo per questa Palermo! Un cuore nuovo per i palermitani! Un cuore di carne e non un cuore di pietra!”. Si chiudono così le celebrazioni del Festino in onore di Santa Rosalia che già lunedì sera ha riunito 300 mila persone tra devoti e turisti. Un suggestivo Festino, tutto al femminile, contraddistinto dall’attenzione verso i più bisognosi, nel segno dell’integrazione e del dialogo tra diverse confessioni: Monica Maimone, direttrice artistica e regista ebrea della manifestazione promossa dal Comune, ha scelto l’artista Thouraya Al Hanbale, libanese di religione islamica, per scandire il controcanto in arabo di una sezione dell’allestimento realizzato all’esterno della Cattedrale. Sessanta donne italiane e straniere tra operaie, sindacaliste, consiglieri comunali, imprenditrici e casalinghe, testimoni dell’impegno del loro ruolo nei vari ambiti della vita pubblica e privata, hanno poi trainato il carro della Santuzza lungo le vie del centro storico, fino al lungomare del Foro Italico, dove si è svolto il programma musicale del Festino. Sul palco canzoni, danze e parole di tanti artisti ma, soprattutto, il racconto di una Palermo al centro del Mediterraneo, crocevia di nuovi migranti che offrono alla Santuzza viaggi, futuro, speranza e sogni.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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