Parigi ospita oggi il cosiddetto “Summit delle coscienze”. Si tratta di un incontro preparatorio alla Conferenza sul Clima, che si terrà nel dicembre prossimo sempre nella capitale francese. L’evento, che riunisce circa 40 personalità, è stato voluto dal presidente Francois Hollande, che stamani ha aperto i lavori in un intervento in cui ha esortato tutta la comunità internazionale a un impegno comune, perché presto si arrivi a un accordo sulla salvaguardia dell’ambiente. Il servizio di Giancarlo La Vella:
“Abbiamo bisogno di tutti per raggiungere questi accordi”. Il presidente Hollande dà subito spessore ad un incontro che avrebbe potuto essere un mero momento di ricognizione in vista della prossima Conferenza sui cambiamenti climatici. Lo scopo è che quest’occasione getti realmente le basi per un’intesa decisiva e definitiva per l’approvazione da parte dell’Assemblea generale dell’Onu degli obiettivi di sviluppo sostenibili. Quasi prendendo spunto dal titolo dell’assise parigina il capo dello Stato si appella alle coscienze di capi di Stato, di governo, delle imprese e dei cittadini del mondo proprio per realizzare alla Conferenza di Parigi quell’obiettivo ambizioso di raggiungere un accordo che possa essere “globale”, che possa applicarsi “dappertutto” e possa “essere rispettato”. Parole chiare su una responsabilità dalla quale, nel corso degli anni, diversi Paesi sono sempre riusciti a sottrarsi. Tra i partecipanti al Summit: il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, il cardinale, Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e il rabbino David Rosen, direttore internazionale degli Affari interreligiosi dell’American Jewish Committee. “Grande importanza – dice Hollande rivolgendosi a loro – hanno i leader religiosi per creare una coscienza ambientale”, e quindi cita Papa Francesco: “Ho letto l’enciclica Laudato Si’ – ha detto – che propone a tutti gli esseri umani di entrare in dialogo con tutti per ciò che concerne la nostra casa comune. Questo testo offre riflessioni preziose sul tema dell’ecologia”.
E proprio il card. Turkson ha detto che, per la salvaguardia del pianeta, bisogna prendere delle decisioni per cambiare traiettoria. L’imperativo – ha sottolineato – è quello di rispondere, come afferma il Papa nell’enciclica Laudato Si’, alla domanda: “Che mondo vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli?”.
Dalla sua il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che da sempre ha richiamato l’attenzione internazionale sulla questione ambientale, ha lanciato un vero e proprio grido d’allarme per il fatto – ha detto che mai prima d’ora gli ecosistemi della Terra si sono confrontati con un danno quasi irreversibile di tale portata.
Sull’importanza di un impegno globale per la soluzione dei problemi ambientali la nostra redazione francese ha intervistato Guy Aurenche, presidente dell’associazione cattolica Terre Solidaire:
“I partner di Terre Solidaire ci dicono che il problema ambientale colpisce soprattutto i più poveri che sono le principali vittime del dissesto ecologico. Penso ai nostri amici pescatori nelle Filippine che subiscono la distruzione causata da tornadi e tifoni in proporzioni molto più grandi di prima: bisogna aiutarli! Penso ai nostri amici del Sahel africano, che lottano contro la desertificazione. Penso alle tante situazioni in cui i più poveri sono le principali vittime. Allora bisogna stroncare questa idea secondo cui quest’emergenza sarebbe solo un “pallino” di qualche ambientalista o un problema dei ricchi che vorrebbero imporsi ai più poveri. Sono i più poveri che ci dicono: la nostra sopravvivenza dipende da una vera reazione, una reazione mondiale. No, non possiamo lasciarli soli”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana