È possibile stare in piedi davanti alla porta della vita senza trepidare? Che sarà di me? È possibile resistere sotto i colpi del tempo fermi nella fiducia e nel coraggio senza cedere? Ce la farò? A chi confidare il mio animo? Con chi condividere pene e fatiche, gioie e dolori, rimorsi e rimpianti? Le presenze amiche spesso ci sono, ma tutti avvertiamo che solo una presenza più grande può restituirci non solo coraggio e forza ma dignità e fiducia. È il cuore di Dio che si è avvicinato alla nostra miseria e l’ha condivisa sino alla fine, così che nulla e nessuno ne può più veramente uscire. Nonostante ribellioni e fughe, la casa della misericordia ci accompagna, le sue mura ci avvolgono. Di questa casa, di cui tutti sentiamo la nostalgia, il Papa ci indica ancora una volta la strada perché il Popolo di Dio la ripercorra con rinnovata gioia: sarà questo l’Anno Santo vissuto con frutto.
Ma il Santo Padre pensa anche al mondo intero, secondo quello sguardo universale missionario che ispira ogni pagina dell’Evangelii Gaudium. Il suo cuore di Padre e Pastore guarda la casa ma va oltre la casa, guarda ai cristiani ma anche all’umanità che come Gesù nel Vangelo, egli vede essere «un gregge senza pastore». Infatti, pensa il Giubileo come a «una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia». L’ansia missionaria deve, dunque essere come il fuoco che infiamma la conversione di ciascuno di noi e delle comunità cristiane e che deve infuocare atteggiamenti interiori e gesti concreti per attrarre e contagiare tanti fratelli e sorelle che forse cercano, ma certamente attendono di vedere una luce.
Grazie, Santo Padre! La Chiesa che è in Italia è felice e riconoscente per questa grazia. È in piedi pronta e desiderosa di mettersi in marcia sui sentieri dove Lei ci precederà, accompagnando e sostenendo i nostri passi. Insieme, perché il mondo creda che Cristo è la misericordia del Padre, e la gioia sia piena.
Fonte: Avvenire
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