Nel suo intervento, il cardinale ha spiegato ai ragazzi: “La vostra fede c’entra con tutto: con la scuola, gli amici, lo sport, con la voglia di crescere che avete dentro. C’entra con la nostra Milano che non riesce a diventare ancora ciò che deve essere. Voi ragazzi siete una delle vie a partire dalle quali possiamo risollevarci e puntare a un‘anima che renda la nostra Città finalmente una metropoli capace di costruire, di fondere insieme la pluralità delle forme, delle culture, delle istanze e delle esigenze. Siete speranza per la nostra citta: se tutti ci vedessero qui ora, smetterebbero di raccontare solo il male, solo ciò che non va”. L’incontro è stato un momento di preghiera, di festa e canto, con ricche coreografie animate da mille figuranti ispirate alla lettera pastorale “Il campo è il mondo”, mettendo in scena la parabola evangelica del buon grano e della zizzania.
«Voglio dire che Milano ha bisogno di questi ragazzi, che un fenomeno di questo genere è un segno di speranza per il futuro: questa è una delle vie a partire dalle quali possiamo puntare ad avere un’anima che ci renda finalmente un metropoli capace di costruire e di fondere insieme la pluralità delle forme, delle culture, delle istanze e delle esigenze».
È con un invito a «raccontare», cosa possa essere uno stadio come San Siro, che si riempie, per ore, di decine di migliaia di ragazzi, che il cardinale Scola definisce il senso del suo incontro annuale con i cresimandi e cresimati 2014.
E aggiunge: «Dovete raccontarlo, perché è necessario in un clima che è provato da grandi fatiche, ma che, spesso, è anche distratto. Certo, questi ragazzi hanno bisogno della nostra compagnia, ma anche essendo piccoli, hanno capito benissimo il significato di questo nostro essere qui oggi. Mi auguro che Milano comprenda e valorizzi tutto ciò, pensiamo solo alle 15-20mila famiglie che vivono ogni giorno, nella prova anche coniugale, nella difficoltà del lavoro. Di questo occorre parlare di più».
Insomma, un segno bello per Milano, un segno imponente di speranza, una presenza che parla di bene, che permette di riconoscerlo oltre ogni male.
Sulle note dell’inno “A tutto campo” l’Arcivescovo entra “in campo”, appunto, salutato dal boato dall’esercito dei cinquantamila ragazzi, che con i genitori, gli educatori, coloro che li hanno accompagnati nel “Cammino dei 100 giorni” di preparazione, affollano dal primo pomeriggio, fino al terzo anello, lo Stadio. Vengono da ognuna delle sette Zone pastorali della Diocesi contrassegnate da altrettanti diversi colori e idealmente accompagnate, ciascuna, dai propri Vicari di Zona che insieme ai Vescovi ausiliari sono, infatti, accanto al Cardinale. Tra i Vescovi anche tre “ospiti”, Monsignor Florentin, vescovo greco cattolico di Cluj, in Romania e due Pastori del Myamnar, monsignor Sostero Phamo, vescovo emerito di Loikaw e il suo Vicario Stephen Teppesi.
«Dobbiamo essere nel grande campo che è il mondo – il riferimento è alla proposta pastorale di quest’anno – con lo sguardo aperto a tutto campo, perché tutto ci riguarda, “c’entra” con la nostra vita», spiega subito il Cardinale in riferimento ala pagina di Matteo del Buon seme.
Emblema dell’esistenza di ogni giorno dove esiste il grano, ma anche la zizzania, il bene, ma anche il male. E ben si capisce che l’Arcivescovo non alluda solo alle coloratissime scenografie – particolarmente suggestiva quella dei tre servi della Parabola evangelica, immaginati come giganti in dialogo drammatizzato tra loro –, alle sonorità davvero da arena del calcio, o alla felice idea di agitare i cartoncini colorati, che così paiono ricoprire gli spalti, durante la lettura del Vangelo, con il giallo del grano e il verde.
Il pensiero dell’Arcivescovo, scandito attraverso parole tanto chiare quanto immediate, è tutto per la vita di questi ragazzi, per un loro futuro che, tuttavia, si costruisce «qui e ora». Su questo il Cardinale non fa sconti: «Dire che il campo che è il mondo, significa che ha a che fare con la tua famiglia, con il tuo quartiere, con la tua storia, con lo sport, con il modo in cui ti diverti, con i momenti di fatica, con come ti confronti con i ragazzi disabili – Scola prima dell’inizio aveva incontrato un gruppo di giovani di diverse età portatori di handicap – , con la scuola (anche con la matematica…), con il bisogno e la voglia di crescere in questa grande Chiesa», così come «in questa città di Milano che non riesce ancor diventare la grande metropoli».
L’accenno è proprio, ancora, a guardare allo spettacolo di bene che si offre con l’incontro dei cresimandi e cresimati, ogni anno, anche per gli abitanti di una terra metropolitana tentata di vedere solo ciò che è negativo: «Si accorgessero di questo gesto bello, non vedrebbero solo il male». Anche perché, con l’oro splendente del grano convive, insomma, il “nero” della zizzania, «con il bello della vita che allieta il cuore dell’uomo si mescola il male, a iniziare da quello che abbiamo dentro di noi».
Per questo, suggerisce ancora, «occorre prepararsi bene alla Cresima», essendo consapevoli «che c’è Uno solo che ti vuole bene fino in fondo, che non ti lascia mai, che ti accompagna da settant’anni come fa con me e magari solo da dieci per voi; Uno che circonda tutta la zizzania del mondo con un abbraccio tenero ed’amore; Uno che tiene a te più di te: lo Spirito di Gesù risorto, l’alleato potente che circondando il male da ogni parte fa trionfare il grano».
Mai con Lui siamo soli: «nemmeno nei momenti difficili, quando la sofferenza e la fatica, l’ingiustizia e il dolore ci fanno male»: Al contrario, con il Signore siamo sempre «una cosa sola come questo stadio adesso».
Il pensiero è anche per l’inizio ormai, a giorni, «della grande e splendida avventura» dell’oratorio estivo dove «la maggior parte di voi affronterà ogni giornata con questo stesso spirito, cercando insieme, di vivere a tutto campo».
E se talvolta, nel tempo di vacanza e nell’oratorio feriale pare più semplice affrontare l’esperienza quotidiana in questo modo, l’Arcivescovo ammonisce: «Non voglio più sentire nessuno che dica che non si può vivere così tutti i giorni. Ragazzi, si può sempre vivere con semplicità e pazienza perché è il miglior modo di vivere, il modo della bellezza. Bisogna cercare il vero, il bene, il bello, avere lo sguardo paziente del grande Seminatore, del Padre che non vede il nostro male e non si ferma, che dal cielo ci guida. Lo spirito di Gesù risorto ci fa vedere l’amore di questo Padre fedele».
Poi, ancora l’intenso momento della preghiera di intercessione, il gesto di carità, con la raccolta di offerte per la costruzione di un pozzo e una fattoria a Katako in Congo, e il passaggio del testimone, prima che il Cardinale con i Vescovi e i Vicari compia un ulteriore, trionfale giro del campo di San Siro, accompagnato dalla ola tra gli spalti.
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