Cosa non funziona nella comunicazione e nella ricezione del confronto democratico? La comunicazione e il dialogo tra persone e tra forze politiche sembra aver lasciato il campo all’odio e al rancore. Tutti diventano nemici, avversari da abbattere, ostacoli per l’affermazione del proprio pensiero. Non si usa più argomentare la propria opinione, dar conto del perché delle proprie ragioni. La competizione ormai si basa su chi urla di più, su chi utilizza le parole più forti. E si passa spesso dal piano politico al piano personale, non si attaccano solo le idee ma anche le persone, purtroppo.
Quando qualcuno dissente dal “pensiero unico”, è immediatamente e senza sconti attaccato. Ci troviamo a vivere dentro una nuova forma di regime ideologico? Pare che certe posizioni debbano essere per forza di cose accettate e condivise, pena l’accusa di omofobia, oscurantismo e clericalismo. La veemenza con cui i difensori dei diritti si scagliano contro chi non la pensa come loro sfiora il paradosso. Proprio chi afferma a parole di voler tutelare ed estendere i diritti è pronto a mettere il bavaglio a chi ha idee diverse. Dicono addirittura che su certe proposte non serve il contraddittorio. Che le posizioni contrarie non sono ammesse perché contrarie ai cosiddetti diritti civili.
I termini “discriminazione” e “diversità”, vengono molto spesso strumentalizzati per avere nell’immediato il “consenso” dell’opinione pubblica. Sappiamo però che la realtà non è quella descritta dai media o da quello che alcuni vogliono far credere alla gente. Quale rimedio può essere adottato affinché si possa fare chiarezza senza fraintendimenti? Verissimo, si confondono i desideri dei singoli con i diritti. E in questa confusione si esaltano i desideri e si mortificano i veri diritti, ad esempio il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre. Si vuole far passare il messaggio che essere contrari alle nozze gay sia una tremenda discriminazione, lo stesso dicasi per le adozioni omosessuali. Il termine omofobia è diventato un sostantivo versatile, lo si appiccica ad ogni persona che non la pensa come le associazioni LGBT. Grossa responsabilità è dei media. Se ne esce solo con un sussulto da parte del mondo moderato, delle persone di buon senso e del mondo cattolico. Purtroppo il mondo cattolico, le associazioni, i movimenti e le parrocchie in questi anni hanno sempre guardato dentro i loro confini, quasi mai fuori. Si sono allontanati dalla politica e dalle amministrazioni per paura di essere accusati di collateralismo e di ingerenza. In realtà il cattolico, il cristiano, è chiamato a portare un messaggio, a testimoniarlo. Questo messaggio passa attraverso il servizio nella carità, con gli ammalati, con i bisognosi, ma anche con la partecipazione alla politica attiva. Come diceva Don Milani, a che servono le mani pulite se si tengono in tasca? Nella mia esperienza di cattolico impegnato in politica devo confessare che il più delle volte mi sono sentito solo, sentivo spesso il disinteresse del mondo in cui sono cresciuto e da cui provengo verso il mio servizio, il mio impegno quotidiano nell’amministrazione.
Molti pensano che “rispettare gli altri” significa accettare senza condizioni le loro idee. In democrazia però non funziona così… Infatti. Il rispetto non può prescindere dal dialogo. Io ti rispetto e per questo con te voglio dialogare. Se non ti rispettassi ti ignorerei. La diversità di opinioni, il confronto sulle idee si basa sul rispetto e genera rispetto. Per dialogare bisogna però essere almeno in due e dare le motivazioni delle proprie opinioni.
Dunque non è contro gli omosessuali… Ma figuriamoci, pensate che sono tra i consiglieri che ha proposto l’interruzione del gemellaggio di Venezia con San Pietroburgo fino a che non si fosse fatta chiarezza sulla condizione che vivono le persone omosessuali in Russia. Per quanto mi riguarda si può benissimo aprire alcuni istituti, ad esempio in tema di successioni, alle coppie di persone dello stesso sesso. Ma il matrimonio è un’altra cosa e lo stesso vale per la paternità e la maternità. Purtroppo il messaggio che però passa è un altro: o la pensi in tutto e per tutto come Vladimir Luxuria o altri testimonial delle associazioni LGBT o sei un omofobo oscurantista. Se questa è libertà di pensiero siamo proprio messi male.
Dottor Venturini, la ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato e buon lavoro! a cura di Ornella Felici*
* Simone Venturini: ha frequentato le scuole elementari e medie a Marghera, città dove vive; ha conseguito la maturità scientifica al Liceo Ugo Morin di Mestre e, successivamente, la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova. Fin da giovanissimo è stato attivo in ambito parrocchiale, vicariale ed associativo. Per dodici anni è stato membro dell’AGESCI, Associazione guide e scout cattolici italiani partecipando, come ambasciatore per la Federazione Italiana Scout, al ventunesimo “World Scout Jamboree” tenutosi in Inghilterra nel 2007. Questi mondi gli hanno donato valori e principi importantissimi che sono alla base della sua formazione di cittadino impegnato nel servizio politico. E’ stato inoltre alunno della Scuola di Formazione all’impegno sociale e politico del Patriarcato di Venezia. Nel 2008 aderisce all’Unione di Centro convinto della necessità di far crescere nel paese un’importante area moderata. Ha ricoperto per l’UDC gli incarichi di Coordinatore del Movimento Giovanile di Venezia e di Segretario della Sezione di Marghera, Porto Marghera, Malcontenta durante anni difficili a causa della crisi della chimica e del polo industriale. Nel 2010 decide di impegnarsi ancora di più nell’amministrazione della mia Città candidandosi alle elezioni comunali. E’ risultato il primo degli eletti del mio partito e il Consigliere Comunale più giovane di Venezia (22 anni). Tuttora ricopre l’incarico di Capogruppo dell’Unione di Centro in Consiglio Comunale. Nel corso del 2012 è stato chiamato a rivestire un importante ruolo nazionale in ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) dove siede come Vice Coordinatore della Conferenza dei Consigli Comunali d’Italia.
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