Santi pensieri

Il consiglio di Madre Teresa. 10 Settembre 2018

Meditazioni di Madre Teresa di Calcutta per ogni giorno dell’anno.

 “Sentivo che il Signore mi chiedeva di uscire nelle strade a servire i poveri. Non era un suggerimento, un invito o una proposta. Era un ordine“

Da quel momento, i più poveri tra i poveri, iniziarono ad avere una vita migliore: Madre Teresa li accudiva, li curava, li sfamava. Per il suo lavoro, alla sequela di Cristo, tra le vittime della povertà, per la sua pratica eroica delle Virtù, è divenuta beata nel 2003, a soli 6 anni dalla morte, e poi santa nel 2016.

I suoi scritti, le sue parole, ci spingono ad un amore incondizionato verso i nostri fratelli, sull’esempio dell’Amore senza misura di Gesù.

Un consiglio al giorno di Madre Teresa, che possa accompagnarci a vivere la giornata cercando di imitare Cristo.

Il consiglio di Madre Teresa. 10 Settembre 2018

Al mondo può apparire sciocco che noi godiamo di un cibo frugale, che mostriamo di gustare un umile alimento;

che possediamo soltanto tre abiti fatti di stoffa grezza o delle vecchie tonache, che li aggiustiamo e vi mettiamo le toppe, che ne abbiamo grande cura e rifiutiamo di avere qualcosa in più;

che godiamo nel camminare con scarpe di qualunque forma e colore;

che ci facciamo un bagno con un secchio d’acqua soltanto, in stanzette da bagno minuscole;

che sudiamo e traspiriamo ma rifiutiamo di avere un ventilatore;

che ce ne andiamo in giro affamate e assetate ma rifiutiamo di mangiare nelle case della gente.

Che rifiutiamo radio e grammofoni che potrebbero rilassarci i nervi tormentati dal duro compito di tutto un giorno;

che percorriamo grosse distanze sotto la pioggia o sotto il sole cocente
dell’estate, o che andiamo in bicicletta, viaggiamo in tram, in seconda classe, o nella terza classe di treni sovraffollati;

che dormiamo su letti duri, trascurando i materassi spessi e morbidi che conforterebbero i nostri corpi doloranti dopo tutta una giornata di duro lavoro;

che ci inginocchiamo su tappeti ruvidi e logori in cappella, abbandonando quelli più spessi e morbidi;

che gioiamo nel giacere nelle corsie comuni in ospedale tra i poveri di Cristo, quando potremmo tranquillamente avere stanze private;

che lavoriamo come dei facchini a casa e fuori casa quando potremmo facilmente assumere dei servi e fare soltanto i lavori leggeri;

che proviamo piacere nel ripulire i gabinetti e lo sporco della casa dei moribondi e del « Shishu Bhavan », la casa del neonato, come se questi fossero i più bei lavori del mondo, considerandolo un tributo a Dio.

Per il mondo noi stiamo sprecando la nostra vita preziosa,
seppellendo i nostri talenti.

Sì, le nostre vite sono profondamente sprecate se usiamo soltanto la luce della ragione.

La nostra vita non ha senso se non guardiamo il Cristo nella sua povertà.

 

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