Prima di ricevere lo Spirito Santo i discepoli sono tristi, scoraggiati, hanno paura di parlare, di testimoniare Gesù. Con il dono dello Spirito Santo essi diventano forti e coraggiosi annunciatori della verità. E’ per la verità che sono stati derisi, scherniti, umiliati e anche uccisi.
Ieri come oggi il problema del cristiano rimane sempre lo stesso. Se non dice la verità non è combattuto. Quando, invece, comincia ad annunciare il vangelo, a ricordare le leggi di Dio, si scaglia addosso a lui il mondo del male, del veleno della violenza verbale e anche fisica. Tutto questo perché la verità ci obbliga sempre ad una scelta tra bene e male, vero e falso, giusto ed ingiusto, ciò che è secondo Dio e ciò che secondo Dio non è. Riporto un episodio degli Atti degli Apostoli che ci ricorda l’esperienza di Paolo.
«In quei giorni, [il comandante della coorte,] volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro. Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l’assemblea si divise. I sadducèi infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest’uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato». La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza. La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».
Cosa vi è detto in questo racconto? Paolo dice la verità e per questa verità rischia il linciaggio. Riflettiamo: ma a noi chiesa di oggi ci è consentito dire la verità? Se, ad esempio, diciamo che la famiglia si fonda sul sacramento del matrimonio, tra uomo e donna, rigettando ogni forma contraria a questo modello, veniamo etichettati come retrogradi, fuori moda, contro l’uomo. Se diciamo che la vita va difesa dal concepimento alla fine, veniamo accusati di non lasciare libera la persona e tanti altri esempi potremmo fare.
Allora cosa dobbiamo fare? Noi dobbiamo imitare il nostro maestro e Signore: Lui parlava e anche noi dobbiamo parlare senza paura. Lui annunciava e anche noi dobbiamo annunciare. Lui formava le coscienze e anche noi dobbiamo formare le coscienze. Non siamo soli in questo cammino. Gesù è con noi; Lo Spirito Santo è con noi. Il cielo tutto ci benedice e rende la nostra lingua come spada affilata ogni qualvolta apriamo la bocca per annunciare la verità di Cristo. Dice Gesù: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32-33C). Dice anche l’Apostolo Pietro: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29). Dice Gesù: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. (Mt 10:28).
Noi rispondiamo: “no, non abbiamo paura Signore! Vivremo per te, parleremo per te e annunceremo la tua verità che è la nostra vita “. E poi: “Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6:68). di Don Francesco Cristofaro
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Articolo molto bello e coraggioso. Diciamo la verità di Dio, anche se costa. Solo questa verità ci salva.