Categorie: Testimonium

Il cordoglio del Papa per la morte di p. Pittau, apostolo del Giappone

Papa Francesco ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa dell’arcivescovo Giuseppe Pittau, spentosi ieri a Tokyo: grande apostolo gesuita del Giappone, aveva 86 anni.

In un messaggio al  preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás, il Papa lo definisce “esemplare ministro di Dio vissuto per la causa del Vangelo”, ricorda “il suo generoso apostolato missionario in Giappone” e il suo impegno come rettore dell’Università Sophia di Tokyo e dell’Università Gregoriana a Roma e come segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica dal 1998 al 2003. Sulla figura di padre Pittau, ascoltiamo il ricordo del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel servizio pubblicato dalla Radio Vaticana. 

Grande missionario

Padre Pittau è stato un grande missionario, un grande gesuita e un grande servitore della Chiesa. Era nato in Sardegna nel 1928: è entrato giovanissimo nella Compagnia di Gesù alimentando, fin dall’inizio, un grande desiderio missionario. Egli chiese di andare in Giappone come missionario quando era ancora molto giovane; a 24 anni fu effettivamente inviato in Giappone. E lì, dimostrò una capacità di inserirsi, di imparare la lingua, di entrare nella cultura e nella società giapponese assolutamente eccezionale; direi che è stato un grande erede, nel nostro tempo, della tradizione dei gesuiti che si inculturavano nelle culture orientali e ottenevano la capacità di un rapporto estremamente positivo con la società circostante. Padre Pittau ha insegnato scienze politiche nell’Università Sophia – una grande università gestita dai gesuiti a Tokyo – e ne è stato rettore poi per molti anni, anche in tempi di agitazioni studentesche nelle università giapponesi. Quindi guadagnò una grande autorevolezza proprio per il modo in cui seppe gestire questa sua responsabilità di rettore dell’università.

L’incontro con Giovanni Paolo II

Fu anche nominato provinciale dei gesuiti giapponesi e quando era al vertice della sua esperienza in Giappone, molto apprezzato nella società di quel Paese, ci fu il viaggio di Giovanni Paolo II in Giappone. Pittau fu, in qualche modo, l’interprete e la guida del Pontefice durante questo viaggio. Questo permise al Papa di stabilire con lui un rapporto profondo e di fiducia, così che quando Giovanni Paolo II, dopo la malattia di padre Arrupe, nominò padre Dezza come suo delegato per il governo della Compagnia di Gesù, volle che padre Pittau fosse il suo braccio destro e quindi lo chiamò dal Giappone per questo incarico. Quindi nella storia recente della Compagnia di Gesù, padre Pittau oltre ad essere stato un grande missionario è stato anche, insieme a padre Dezza, una persona di cui noi abbiamo grande gratitudine, perché aiutò in questo passaggio dopo la malattia di padre Arrupe all’elezione del nuovo padre generale, padre Kolvenbach, quindi rientrando nella piena normalità della conduzione della Cumpagnia di Gesù. Padre Kolvenbach lo volle anche come uno dei suoi consiglieri generali ed assistenti – era quindi assistente per l’Italia -, ed io ebbi un rapporto piuttosto profondo con Pittau perché a quel tempo ero provinciale dell’Italia, quindi lui era il mio interlocutore sul versante del governo della Compagnia di Gesù. Fu anche nominato rettore della Gregoriana, perché aveva una grande esperienza accademica che portava con sé dal Giappone, e poi fu voluto da Giovanni Paolo II come segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica che è competente un po’ per tutte le università cattoliche nel mondo, e fu fatto arcivescovo. Rimase in questa funzione fino ai 75 anni.

La personalità di padre Pittau

Quando nel 2003 compì 75 anni, egli volle assolutamente ritornare in Giappone. Era così ritornato nella sua patria di elezione a cui era rimasto sempre estremamente legato e lì fece dei ministeri sacerdotali semplici e visse così gli ultimi anni della sua vita diventando poi infermo fino alla morte. Pittau è una persona dotata di grandissime capacità di governo, ma era sempre un apostolo e un missionario. Io ricordo quante volte, anche qui a Roma, amministrava dei battesimi a persone giapponesi che si convertivano alla fede cristiana; ha conservato un rapporto molto vivo con il popolo giapponese. Ha ricevuto la più alta onorificenza dell’Impero giapponese con l’Ordine del Crisantemo per i suoi meriti nel campo della cultura. La sua è stata nei decenni recenti certamente una delle personalità della Chiesa cattolica più apprezzate, anche pubblicamente, nella società giapponese. Abbiamo un grande dovere di gratitudine verso di lui per quello che ha fatto, non solo qui a Roma negli anni in cui è stato qui, ma in particolare nella missione in Giappone. Padre Pittau era una persona di una spontaneità e di una facilità di rapporti con gli altri, affascinante, sempre sorridente, sempre cordiale. Questa fu anche una delle chiavi del suo successo – così possiamo dire – nel rapporto con il mondo giapponese ma anche con tutte le persone che ha incontrato. Ne abbiamo tutti un ricordo estremamente piacevole e affettuoso da un punto di vista spirituale e umano.

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