Gaza, 13. Nonostante le festività, per i cristiani della striscia di Gaza si profilano giorni difficili. Alle tante altre pesanti sofferenze e privazioni si aggiunge quest’anno il quasi totale rifiuto, da parte delle autorità israeliane, dei permessi per attraversare la frontiera al valico di Erez e raggiungere familiari e amici a Gerusalemme, Betlemme e in altre città della Terra santa per celebrare insieme le festività.
Secondo l’organizzazione Middle East Concern, come riferisce l’agenzia Fides, quest’anno le richieste di permesso di viaggio sono state quasi tutte respinte, e sono state accolte solo quelle presentate da persone di età superiore ai 55 anni, molte delle quali, viene però evidenziato, eviteranno comunque di lasciare Gaza, trattandosi per lo più di persone anziane e non in piena salute, che non possono viaggiare se non accompagnate.
La comunità cristiana nella striscia di Gaza è molta ridotta. Si stima sia costituita da circa 800 persone, di cui 140 i cattolici, su una popolazione di due milioni di persone, con cui si condividono le enormi privazioni e il clima di perenne conflitto. Negli anni scorsi, molte delle richieste di permesso, presentate soprattutto attraverso i canali del patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, avevano ottenuto risposta positiva. In occasione delle festività natalizie del 2016, i permessi concessi dalle autorità israeliane ai cristiani di Gaza erano stati più di seicento. Tuttavia, in occasione delle ultime festività pasquali era già stato utilizzato il criterio di concedere permessi solo a persone di età superiore ai 55 anni. Una disposizione che di fatto aveva reso irrisorio il numero di abitanti di Gaza interessati a approfittare dell’opportunità concessa dal governo israeliano.
Pur essendo numericamente modesta, la presenza dei cristiani nella striscia di Gaza si distingue però per vivacità e attenzione alle necessità della popolazione. Vengono gestiti infatti un ospedale, una casa per disabili e tre scuole. «Una caratteristica dei cristiani di Terra santa è che non stanno mai con le mani in mano, ma operano non solo per custodire la loro presenza e la loro storia, ma anche per rafforzare le relazioni interreligiose e sociali», ha detto l’amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, al termine della recente visita pastorale compiuta tra i fedeli di Gaza.
Osservatore Romano, edizione 14 dicembre 2018
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