Il 9 maggio, giorno atteso da molti per conoscere il pensiero di Putin, probabilmente non riserverà particolari sorprese rispetto alla situazione incredibile causata dalla Russia nell’est Europa.
La Russia festeggia il Giorno della Vittoria (nella seconda guerra mondiale) che ha un così grande valore simbolico per tutto il popolo (ma soprattutto per i militari e per il regime sovietico): di legittimazione dello status di grande potenza come lo volle Stalin.
Russia, la grande parata e il discorso di Putin: “Nostra operazione è stata preventiva”
Un impressionante sfoggio di potenza militare sfila davanti alle mura del Cremlino, in testa alla sfilata due missili nucleari di ultima generazione, 131 mezzi militari di terra 11.000 soldati e carri armati, mentre la parte aerea della parata è stata cancellata a causa del tempo, questo almeno il motivo secondo quanto dichiarato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov all’agenzia di stampa Ria Novosti. La cerimonia avrebbe dovuto presentare 77 aerei che sorvolavano la Piazza Rossa, nella Capitale. Da Mosca Vladivostok, sulla costa russa del Pacifico, la Russia celebra così il Giorno della Vittoria, e la sconfitta del nazismo nel 1945. Ma per il presidente russo Vladimir Putin è l’occasione per rivendicare l’offensiva e l’invasione in Ucraina, contro “la minaccia inammissibile della Nato”, come una “operazione preventiva, necessaria e giusta”. Non c’è però alcun annuncio importante nel suo discorso, come alcuni avevano previsto o temuto. Né riferimenti a un’imminente escalation. “L’orrore di una guerra globale non si deve ripetere” ha detto il leader del Cremlino.
Nell’apertura del suo discorso Putin si congratula con i combattenti russi: “Compagni ufficiali, sottoufficiali, compagni, generali e ammiragli, mi congratulo con voi per il 77esimo anniversario della grande vittoria. Anche ora in questi giorni voi combattete per la nostra gente nel Donbass, per la sicurezza della nostra patria”. Poi attacca: “Alla fine dello scorso anno l’Occidente stava apertamente preparando un attacco al Donbass e alla Crimea, a Kiev c’erano richieste di armi nucleari che creavano “una minaccia inaccettabile proprio al nostro confine. L’Occidente preparava una invasione di nostri territori”, ha detto il presidente, che definito l’offensiva in Ucraina una “operazione preventiva, necessaria e giusta”. Il presidente russo ha poi ricordato di aver chiesto ai Paesi della Nato una accordo sulle garanzie di sicurezza, ma, ha lamentato, “non siamo stati ascoltati”.
Ancora oggi, ma in realtà fino a poche settimane fa, veniva sbandierato da Putin come il giorno in cui avrebbero capitolato anche i ‘nazisti’ ucraini. Non è andata così. Certo, per dimostrare il successo in tempo per la festa del Giorno della Vittoria ieri l’esercito russo ha lavorato per completare la sua presa della città di Mariupol, che è stata sotto assalto incessante dall’inizio della guerra.
La tentacolare acciaieria sul mare, dove circa 2.000 combattenti ucraini stavano facendo un’ultima resistenza, è l’unica parte della città non sotto il controllo russo. Tutte le donne, i bambini e i civili più anziani che si erano rifugiati con i combattenti nell’impianto Azovstal erano stati evacuati sabato.
La resistenza ucraina a Mariupol
Le truppe ucraine ancora presenti hanno rifiutato di deporre le armi, sanno bene che non avrebbero scampo se venissero catturati vivi. In una conferenza stampa on line dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, il comandante del battaglione Azov, Denis ‘Radis’ Prokopenko, ha assicurato che “combatteremo fino alla fine, la nostra priorità è la difesa dell’Ucraina”.
“Ci sono molti militari feriti da evacuare”, ha aggiunto, osservando che “scappare è da codardi” (il riferimento è al comandante dei parà ucraini che aveva tentato di scappare da Mariupol nei giorni scorsi, ma è stato catturato dai russi). “Abbiamo l’ordine di difendere Mariupol e lo faremo”, ha poi affermato il vice comandante del battaglione Azov, Svyatoslav Kalina Palamar.
L’ufficiale ha anche detto che c’era una “moltitudine di vittime” nell’impianto. Un altro membro del Reggimento Azov, ha detto che c’erano “un paio di centinaia” di soldati feriti nell’impianto.