“Il mio cuore è oggi nell’Est di questo immenso Paese. La gente viene violentata e uccisa mentre gli affari che provocano violenze e morte continuano a prosperare! Basta! Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue!
Dal salone della Nunziatura di Kinshasa, in uno degli incontri più intimi e, al contempo, più significativi dell’intero viaggio nella Repubblica Democratica del Congo, Francesco eleva un appello
vigoroso contro le violenze che lacerano la vita della gente ad Est del Paese e che hanno ucciso anche persone innocenti che “servivano la pace”. Come l’ambasciatore Luca Attanasio, che il Papa cita insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, tutti assassinati due anni fa nell’Est del Paese.Erano seminatori di speranza e il loro sacrificio non andrà perduto.
ALLE ORE 09.10 Kinshasa, RDC, Arrivo di Papa Francesco allo Stadio dei Martiri e giro in papamobile tra i fedeli
ALLE ORE 09.20 Kinshasa, Incontro con i giovani e con i catechisti
ALLE ORE 16.20 Kinshasa, Incontro di preghiera con i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati e i Seminaristi
Butembo-Beni, Goma, Bunia, Bukavu e Uvira, da questi luoghi situati nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, devastata da una violenza senza fine ad opera di diversi gruppi armati, provengono le 4 vittime di violenza che questo pomeriggio nell’incontro presso la Nunziatura Apostolica a Kinshasa, offrono la loro testimonianza a Papa Francesco.
Il primo a parlare è Ladislas Kambale Kombi, 17 anni. Il suo racconto mette i brividi: dice che suo fratello maggiore è stato ucciso in circostanze ancora sconosciute, e anche il padre colpito “da uomini in pantaloni da addestramento e camicie militari”. Lui ha visto tutto e non riesce più a dormire. Da quegli uomini ha visto fare a pezzi il proprio padre, “poi la sua testa mozzata è stata messa in un cesto” e prima di andarsene hanno preso la mamma che non è più tornata. Così lui e le sue due sorelline sono rimasti soli.
“È difficile comprendere una tale malvagità, questa brutalità quasi animale”, afferma e presenta al Papa altri giovanissimi che come lui hanno toccato con mano la violenza e dice: “In seguito all’accompagnamento spirituale e psicosociale della nostra Chiesa locale, io e gli altri bambini che sono qui abbiamo perdonato i nostri aguzzini. Ecco perché depongo davanti alla Croce di Cristo vincitore il machete uguale a quello che ha ucciso mio padre”. Anche Léonie Matumaini che frequenta la scuola elementare sotto alla croce vuol depone un coltello “uguale a quello che ha ucciso tutti i membri della mia famiglia in mia presenza e che mi è stato dato dai carnefici”. Quindi Kambale Kakombi Fiston, 13 anni: “Perdono i carnefici che mi hanno rapito per 9 mesi. Chiedo a Cristo vincitore sulla croce di toccare il cuore degli aguzzini affinché liberino gli altri bambini che sono ancora nella boscaglia”.
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