Papa Francesco ha espresso la sua “tristezza”, parlando a braccio, in spagnolo, nel corso di un’udienza ad alcuni rappresentanti della Chiesa di Scozia, per l’uccisione di una ventina di copti egiziani da parte degli jihadisti del cosiddetto Stato islamico.
“Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani”, ha detto Francesco, che poi, indirizzato al “fratello” John P. Chalmers, moderatore della Chiesa di Scozia, ha ricordato che questi aveva appena fatto “riferimento a quello che succede nella terrà di Gesù” dove “il sangue dei nostri fratelli cristiani è testimonianza di fede”, e “se cattolico, ortodosso, copto, luterano non interessa” ai persecutori, che guardano solo al fatto che “sono cristiani” perché “il sangue è lo stesso, sangue nel nome di Cristo”.
“Ricordando questi fratelli morti per il solo fatto di confessare Cristo – ha detto ancora il Papa – andiamo avanti con l’ecumenismo, testimoniato dall’ecumenismo del sangue. I martitri – ha concluso il Papa – sono di tutti i cristiani”.
“Dicevano solamente: ‘Gesù aiutami’. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Lei, fratello, nel suo discorso ha fatto riferimento a quello che succede nella terra di Gesù. Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di testimoniare Cristo, chiedo di incoraggiarci l’uno con l’altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che ci sta incoraggiando, l’ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani”.
Nel suo discorso scritto, Papa Francesco afferma la necessità di condividere il “comune impegno al servizio del Vangelo e della causa dell’unità dei cristiani”. Il Papa ricorda come “allo sviluppo della ricca tradizione storica e culturale della Scozia hanno contribuito illustri e sante figure cristiane appartenenti a diverse confessioni”:
“L’attuale stato delle relazioni ecumeniche in Scozia testimonia quanto ciò che, come cristiani, abbiamo in comune sia più grande di ciò che può dividerci. Su questa base, il Signore ci chiama a ricercare modi ancora più efficaci per superare vecchi pregiudizi e per trovare nuove forme di intesa e di collaborazione”.
Il Papa si rallegra nel constatare che “i rapporti tra la Chiesa di Scozia e la Chiesa cattolica si sono sviluppati, al punto che le sfide poste dalla società contemporanea vengono affrontate attraverso una riflessione comune e, in molti casi – nota – siamo in grado di parlare con una sola voce su questioni che toccano da vicino la vita di tutti i fedeli”:
“Nel nostro mondo globalizzato e spesso disorientato una comune testimonianza cristiana è un requisito necessario per l’incisività dei nostri sforzi di evangelizzazione. Siamo pellegrini e peregriniamo insieme. Dobbiamo imparare ad «affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell’unico Dio» (Evangelii gaudium, 244)”.
“La fede e la testimonianza cristiana – ha proseguito Papa Francesco – si trovano di fronte a sfide tali, che soltanto unendo i nostri sforzi potremo rendere un efficace servizio alla famiglia umana e permettere alla luce di Cristo di raggiungere ogni angolo buio del nostro cuore e del nostro mondo. Possa il cammino di riconciliazione e di pace tra le nostre comunità – è il suo augurio – avvicinarci sempre di più gli uni agli altri, così che, mossi dallo Spirito Santo, possiamo portare a tutti la vita e portarla in abbondanza (cfr Gv 10,10)”:
“Preghiamo gli uni per gli altri e continuiamo a camminare insieme nella via della saggezza, della benevolenza, della fortezza e della pace”.