Adriana Masotti – Città del Vaticano
“Le due dimensioni dell’amore, per Dio e per il prossimo, nella loro unità caratterizzano il discepolo di Cristo”. Il pensiero di Papa Francesco all’Angelus di questa domenica è tutto incentrato sul brano del Vangelo proposto dalla liturgia odierna.
Racconta, il Vangelo, l’episodio dello scriba che chiede a Gesù quale sia ‘il primo di tutti i comandamenti’. La risposta è la professione di fede recitata da ogni israelita e al centro del suo credo. Comincia con le parole: ‘Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore’. E il Papa commenta:
Esiste un solo Signore e quel Signore è ‘nostro’ nel senso che si è legato a noi con un patto indissolubile, ci ha amato, ci ama e ci amerà per sempre. È da questa sorgente che deriva per noi il duplice comandamento: ‘Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Amerai il tuo prossimo come te stesso’.
Gesù insegna “che l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili” – sono, dice Francesco, – “le due facce di un’unica medaglia”. E spiega che amare Dio è vivere “per quello che Lui è e per quello che Lui fa”. E Lui è donazione, perdono, relazione.
Amare Dio vuol dire investire ogni giorno le proprie energie per essere suoi collaboratori nel servire senza riserve il nostro prossimo, nel cercare di perdonare senza limiti e nel coltivare relazioni di comunione e di fraternità.
Il prossimo, prosegue il Papa, è la persona che incontro sul mio cammino, non si tratta di pre-selezionarlo. E aggiunge: “Questo non è cristiano. Io penso che il mio prossimo sia quello che io ho preselezionato: no, questo non è cristiano, è pagano”. Si tratta di vederlo e di amarlo.
Se ci esercitiamo a vedere con lo sguardo di Gesù, ci porremo sempre in ascolto e accanto a chi ha bisogno. I bisogni del prossimo richiedono certo risposte efficaci, ma prima ancora domandano condivisione.
E Francesco fa l’esempio di un affamato che ha bisogno sì di cibo, ma anche di un sorriso e di un ascolto. Il Vangelo invita quindi a rispondere alle necessità concrete dei poveri, ma anche a manifestare loro “vicinanza fraterna”:
Questo interpella le nostre comunità cristiane: si tratta di evitare il rischio di essere comunità che vivono di molte iniziative ma di poche relazioni; il rischio delle comunità … io direi comunità “stazioni di servizio” ma di poca compagnia, nel senso pieno e cristiano di questo termine.
Sarebbe un’illusione pensare di amare il prossimo senza amare Dio e viceversa, dice Francesco che conclude: “La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere e testimoniare nella vita di ogni giorno questo luminoso insegnamento”.
Dopo la preghiera dell’Angelus, il Papa rivolge il suo pensiero alla Chiesa Copto ortodossa in Egitto colpita due giorni fa da un attentato terroristico, esprimendo il suo dolore e assicurando la sua preghiera per tutte le persone coinvolte. Insieme ai pellegrini in piazza Francesco recita una Ave Maria per tutta quella comunità.
Infine ricorda Madre Clelia Merloni, fondatrice delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, proclamata ieri beata. “Una donna pienamente abbandonata alla volontà di Dio – ha affermato – zelante nella carità, paziente nelle avversità ed eroica nel perdono”.
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L’ANGELUS IN VIDEO
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