Ha fatto nascere la figlia rimandando le cure contro la leucemia. Oggi la piccola Matilde ha quasi due anni, ma la giovane non ce l’ha fatta. Su Facebook raccontava la sua lotta contro il male.
«Non sempre la vita ci riserva solo belle sorprese. Da una settimana sono ritornata a Verona per ricaduta malattia. Ora di nuovo fuori gli artigli, bisogna lottare tutti insieme. ci sarete vero? Ci conto. Vi voglio bene». È una delle tante raccomandazioni che, fino a poche settimane fa, Veronica Giazzon lanciava da Facebook. Veronica, 36 anni, infermiera, nata a Mogliano, in provincia di Treviso, residente a Trebaseleghe, nel Padovano, sapeva bene che cosa rischiava, quando, a metà della seconda gravidanza, le diagnosticarono una forma aggressiva di leucemia. Ha sollecitato pertanto i medici a far nascere anticipatamente la bambina che portava in grembo, per iniziare, subito dopo, le cure. E, magari, anche quel trapianto che doveva essere risolutivo. Oggi Matilde, la figlia di Veronica, ha 13 mesi e la mamma è morta sabato scorso. Domani il funerale, nel duomo di Mogliano, celebrato da don Roberto Straodiotto.
«Veronica era una mamma dalla fede profonda – racconta il sacerdote – ogni giorno recitava il Rosario. La preghiera era la fonte della sua determinazione, oltre all’amore delle figlie, del marito e di tutta la famiglia». Veronica, racconta don Roberto, aveva voluto davanti a sé, nella camera da letto, la lettera incorniciata del «mio papa», Francesco. Davide Giazzon, campione di rugby, tallonatore del Benetton e dell’Italia, fratello di Veronica, si era recato appositamente in Vaticano per chiedere la preghiera del Papa. Era riuscito ad ottenerla, per la sorella e le nipoti, con tanto di lettera. La sorella la considerava come una reliquia. Davide oggi ha un solo tormento: il mancato trapianto di midollo, che le doveva donare, se non fossero intervenute complicazioni.
«Veronica ha lottato – testimonia il fratello – prima per far nascere Matilde, nelle migliori condizioni, poi per strappare la sua vita alla morte. Era determinata. Ha voluto il trapianto anche se i medici avevano detto che la compatibilità era solo del 50%. Non siamo arrivati in tempo». Il 6 ottobre scorso, Veronica e Federico hanno festeggiato il settimo anniversario di matrimonio. Federico Favaro, 44 anni, rugbysta, fratello di Roberto, seconda linea ex nazionale, oggi coach della Tarvisium. Per dire che il dramma ha coinvolto la grande famiglia del rugby.
«Sette anni son passati – augurava la moglie a Federico su Facebook – e quanta acqua sotto i ponti….gioie, dolori, risate, Alice, Matilde, la malattia, i viaggi, la vita di tutti i giorni….ma sempre insieme! buon anniversario amore mio». Un mese dopo, il 15 novembre, un’altra, incalcolabile soddisfazione: «finalmente ci siamo riusciti. Battesimo di Maty» sospirava, sempre da Facebook, mamma Veronica. A gioire, più di ogni altra, lei, Alice, 5 anni. Ai primi di dicembre, l’aggravamento del quadro clinico e il terribile decorso. La morte ha strappato la mamma ai due piccoli in un ospedale di Milano; la giovane donna è stata stroncata da una broncopolmonite che è stato impossibile fermare in un corpo dalle difese immunitarie debolissime. Domenica l’hanno ricordata in tanti campi di rugby.
Di Francesco Dal Mas per Avvenire
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