Il primo a scendere dalla nave Dattilo nel porto di Palermo con a bordo 717 migranti e 12 salme, è stato un uomo con in braccio una bimba che teneva tra le mani un orsacchiotto.
La mamma della piccola è una delle dodici vittime dell’ultimo naufragio avvenuto lo scorso giovedì. L’uomo della Sierra Leone è salito in auto con padre Sergio Mattaliano, direttore della Caritas di Palermo.
“Lo abbiamo portato in parrocchia Santo Curato d’Ars per rifocillare lui e la piccola che era in lacrime e sconvolta dalla traversata – dice Mattaliano -. Vista la situazione e il dramma la task force dell’Asp e la prefettura hanno deciso di non fare attendere altro tempo soprattutto alla bimba”.
Sono di otto uomini e quattro donne, tutti tra i 18 e i 30 anni, i cadaveri arrivati a Palermo insieme a 717 migranti soccorsi nei giorni scorsi nelle acque a nord di Tripoli. Secondo il racconto dei testimoni, che hanno viaggiato insieme ai compagni morti sul gommone poi affondato, sull’imbarcazione erano stati stipati 130 extracomunitari e 20 taniche di benzina. La procura di Palermo ha aperto un’indagine per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina e omicidio volontario.
Nove persone, approdate ieri a Palermo insieme a oltre 700 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia, sono state fermate dalla polizia con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sarebbero gli scafisti che erano alla guida di sei gommoni partiti dalla Libia e intercettati a 40 miglia da Tripoli. Uno è naufragato nella traversata e 12 persone sono morte. Ieri la polizia ha fermato due dei migranti che guidavano l’imbarcazione contestando loro l’omicidio volontario.