Il duro attacco del Card. Turkson: L’Expo è utopia, sulla fame serve realtà

Passare dalle rappresentazioni e dalle parole al piano della realtà. Che – nonostante tutti i proclami sulla distribuzione del cibo e delle ricchezze – nel mondo di oggi continua a porci davanti situazioni di squilibrio sempre più gravi. E’ un richiamo forte a un esame di coscienza sul senso dell’Expo quello che il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha lanciato questa mattina proprio dal sito di Rho-Pero, affollato forse come non mai in questo sabato di settembre. Occasione dell’intervento un convegno sul tema “Nutrire il pianeta si può”, promosso dalla Caritas insieme all’Arcidiocesi di Milano, al Pime e alla rivista Aggiornamenti Sociali.

Si proponeva di esplorare i “paradossi del cibo” la mattinata; e tra questi il porporato ghanese ha annoverato anche il paradosso dell’esposizione universale dedicata all’alimentazione. “L’Expo di Milano è un’utopia, un luogo artificiale, costruito per permettere al mondo di dare una rappresentazione di sé attraverso l’alfabeto del cibo – annota il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace -. Ci permette di renderci conto della potenza dell’intelligenza umana. Ma allo stesso tempo ci mostra anche le differenze: non tutti i padiglioni sono uguali. E proprio queste differenze nel mondo reale assumono spesso il volto della disuguaglianza e dell’inequità”.

Diventa allora fondamentale lo sguardo. Mentre poco lontano si sta in coda anche tre ore per accedere ai padiglioni tecnologicamente più avanzati, il cardinale Turkson ricorda l’invito che papa Francesco rivolgeva a tutti i visitatori nel video-messaggio della giornata inaugurale di Expo, lo scorso 1° maggio: tenete davanti agli occhi i volti dei milioni di bambini, donne, uomini che soffrono la fame. Volti che sono poi gli stessi dei migranti che le cronache di questi giorni ci pongono di fronte: “Ci siamo impegnati a sufficienza nella lotta alla povertà, alla fame e alla malnutrizione? – si chiede -. E adesso qual è il contributo che possiamo portare per cambiare questa situazione? Se non mette in moto queste domande, l’Expo, e anche noi al suo interno, diventiamo complici dell’ingiustizia planetaria”.

Insiste sull’importanza di andare oltre alle parole e alle buone intenzioni, il porporato ghanese: “Il mondo si dichiara impegnato nella lotta alla fame e alla povertà, ma nei fatti è in guerra contro i poveri e gli affamati – denuncia -. La guerra ai poveri è spesso un corollario persino delle politiche di sviluppo. Accade quando i poveri sono visti come un problema e un peso di cui farsi carico e non come soggetti capaci di mettere le proprie risorse a disposizione della ricerca di soluzioni”.

Scende anche molto nel concreto, il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: condanna la speculazione finanziaria sulle materie prime agricole, mostra la contraddizione tra le potenzialità promesse dagli Ogm e il dato di fatto dei piccoli produttori agricoli che le nuove sementi buttano fuori dal mercato a infoltire la schiera degli affamati. Cita i due più importanti appuntamenti che la comunità internazionale ha di fronte a sé nelle prossime settimane. Il più vicino – a fine mese a New York, proprio nei giorni della visita del Papa – l’adozione da parte dell’Onu degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, la nuova agenda che i Paesi del mondo dovrebbero darsi da qui al 2030 per la lotta alla fame e alla povertà. “Il richiamo alla sostenibilità rischia di risolversi in un artificio retorico – mette in guardia il cardinale Turkson -. Occorreranno un grande impegno di partecipazione attiva e un’enorme creatività”. A dicembre, poi, toccherà alla Conferenza di Parigi sul clima, nel segno di quell’intreccio tra custodia del creato e solidarietà con i poveri indicato dall’enciclica Laudato Sì. Il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace auspica che i capi delle nazioni prendano “le migliori decisioni in vista del bene comune”, arrivando a “quell’accordo globale davvero vincolante che i precedenti vertici mondiali sull’ambiente non sono riusciti a raggiungere per mancanza di decisione politica”.

C’è, però, anche l’altro versante non meno importante: quello dell’umanità solidale costruita dal basso, che chiama in causa ciascuno attraverso le proprie azioni concrete: “Papa Francesco nell’enciclica non si stanca di sottolineare il valore di tutti quei gesti capaci di spezzare la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo – è la conclusione del cardinale Turkson -. Possono sembrarci una piccola cosa rispetto alla grandezza della sfida che abbiamo di fronte. Ma erano una piccola cosa anche quei cinque pani e due pesci che un giorno un ragazzo mise a disposizione…. E solo con il pane spezzato e condiviso che l’utopia diventa realtà”.

Di Giorgio Bernardelli per Vatican Insider (La Stampa)
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