Salvatore Cernuzio – Roma per Vaticannews.va
Una vera lacrima scende sulla lacrima che Usov, quasi 18 anni, russo di origine ma nato e cresciuto a Roma, ha tatuato all’angolo dell’occhio destro. Non si aspettava forse la forza dell’impatto di vedere il Papa chinarsi a lavargli e baciargli il piede. All’inizio scherzava insieme ad un compagno ricciolino, con il collo tatuato, mascherando l’imbarazzo con battute sull’acqua fredda e il piede nudo. Poi però quando il Papa passa avanti dopo avergli stretto la mano, scoppia a piangere. Si fa coraggio dopo che il Pontefice ha finito di lavare i piedi a lui e altri nove ragazzi e due ragazze di etnia Sinti del carcere minorile di Casal del Marmo. “Papa Francesco, scusa, te posso da’ dopo na’ cosa?”, gli sussurra all’orecchio, con accento romano. Il Papa annuisce e sorride. Lui gli stringe la mano e la bacia. Alla fine della visita nel penitenziario alle porte di Roma – dove Francesco ha voluto, come nel 2013, celebrare la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo – grazie ad una guardia, il ragazzo riesce a consegnare al Papa due pergamene.
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Tutti sembra che vogliano dire qualcosa, ma lì per lì non tutti trovano le parole. Come Samuel, 15 anni, il più giovane del gruppo, capelli rasati in basso e sopra un ciuffo decolorato. “E che dovevo dire? Sono felice sì”. È a Casal del Marmo da due mesi: “Diciamo tre”. Perché? “Ehh, ho quasi ucciso tre persone… J’ho menato!”, replica anche lui in romanaccio. Chiede di essere fotografato e taggato su Instagram: “Dai, che poi ricambio il follow”. “Da queste parti non se ne vedono mai telefonini, per questo sono attratti”, sorride una guardia.
Michele, per due anni e due mesi a Milano, nell’IPM di Casal del Marmo da sei mesi, dà man forte al compagno. Ha 17 anni, gli occhi di un verde acceso, quasi quanto il rosario azzurro che ciondola sulla t-shirt nera. “Ho chiesto al Papa la grazia… La grazia di uscire, non gliela faccio più”. È spigliato, si offre di portare la sedia a rotelle sulla quale il Papa fa il suo ingresso nella cappella intitolata al Beato Pino Puglisi, il sacerdote siciliano che ha dato la vita per ragazzi come questi, invischiati in crimini piccoli e grandi.
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