Il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti, ha reso noto un tweet nel quale “Il Santo Padre ha appreso con dolore la notizia dell’attacco alla chiesa a Dablo, in Burkina Faso. Prega per le vittime, per i loro familiari e per tutta la comunità cristiana del Paese ”.
Erano le 9 ieri mattina e la Messa era appena iniziata nella parrocchia del Beato Isidore Bakania a Dablo, nel nord del Paese, quando un commando di 20 jihadisti, arrivato a bordo di moto, ha circondato la chiesa. E’ agghiacciante il racconto dell’attacco così come viene riferito all’Agenzia Ansa da fonti locali L’obiettivo, spiegano le fonti, era il sacerdote burkinabè, Abbé Siméon Yampa, 34 anni, incaricato del dialogo interreligioso nella sua diocesi: quando ha cercato di scappare, i terroristi lo hanno rincorso e gli hanno sparato. Poi, rientrati in chiesa, hanno fatto sdraiare i fedeli in terra, ne hanno scelti cinque e hanno sparato anche a loro. A freddo, senza pietà.
I terroristi, ha raccontato il sindaco di Dablo, Ousmane Zongo, hanno “dato fuoco alla chiesa incendiato negozi e un bar, per poi assaltare un ambulatorio e dare alle fiamme anche questo “. La città è piombata nel panico e la gente si è barricata in casa mentre le attività commerciali hanno chiuso i battenti. Dalla città di Barsalogho, a 45 chilometri, sono stati inviati militari che hanno compiuto rastrellamenti per tutta la giornata.
L’attentato arriva due giorni dopo la liberazione da parte delle forze speciali francesi, sempre nel nord del Paese, di quattro ostaggi rapiti il primo maggio in Benin. Un blitz nel corso del quale due ufficiali francesi sono rimasti uccisi. Il 29 aprile scorso il terrorismo islamico aveva colpito un’altra chiesa, sempre di domenica e alla fine della funzione, uccidendo un pastore protestante assieme a cinque fedeli a Silgadji, nella provincia di Soum. Gli assalitori erano poi fuggiti in moto verso il Mali, il cui confine dista solo un centinaio di chilometri.
Dal 2014, la Francia ha schierato 4.500 militari nella zona del Sahel, nel quadro dell’operazione anti-jihadista Barkhane – in collaborazione con i Paesi del G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) – ma senza venire a capo dell’attività di organizzazioni come Ansaroul islam, lo Stato islamico del grande Sahara, o il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani che dal 2015, nel solo Burkina Faso, hanno provocato almeno 350 morti. (Fonte Vatican News)
Redazione Papaboys
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