Il M5s non è disposto a trattare sui punti noti (salario minimo, inceneritore, superbonus e aiuti alle famiglie), ma resta comunque disponibile a rimanere davanti a segnali concreti.
«La risposta di Draghi – ha fatto sapere l’ex premier Conte – non è ancora venuta, c’è stata qualche generica apertura ma nessuna indicazione concreta sulle soluzioni. Il M5s c’è se otterrà risposte alle sue richieste».
La mossa, insomma, è chiara: passare la palla al premier e in qualche modo addossargli anche la responsabilità di un’eventuale crisi.
«Spetterà a Draghi valutare se ci sono le condizioni per garantire al M5s di poter svolgere la sua azione politica nel contesto di una maggioranza poco coesa, consentendogli di poter godere di rispetto e della medesima correttezza accordata da M5s alle altre forze politiche».
“Non se ne può più dei teatrini di Conte, Letta, Di Maio, che mentre milioni di italiani hanno problemi passano il tempo a litigare”. Lo dice in un video postato su Facebook il segretario della Lega, Matteo Salvini. “Parlano di droga, di ddl Zan, ma non di tasse, lavoro, sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina”, afferma.
“Se volete andare avanti altri mesi a litigare e begare, mentre gli italiani soffrono fatevi da parte e conto che siano gli italiani a scegliere presto dei parlamentari seri, onesti, concreti e per bene”, aggiunge.
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Intanto ha superato quota mille il numero dei primi cittadini che hanno aderito alla lettera aperta per convincere Mario Draghi a restare al governo, lanciata dai sindaci di Firenze, Venezia, Milano, Genova, Bari, Bergamo, Pesaro, Asti, Torino, Ravenna, Roma.
Lo si apprende da Palazzo Vecchio. La lista via via si allunga attraverso messaggi inviati a Dario Nardella.
“Noi Sindaci – si legge nella lettera -, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo”.
L’appello dei sindaci ha scatenato la dura reazione di Giorgia Meloni.
“Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa Nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo
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