RIMINI – Non è stato un anno ‘esemplare’ per Comunione e Liberazione, soprattutto per i tanti scandali che hanno ‘toccato’ suoi membri ed appartenenti. Anche la polemica di queste ore su Roberto Formigoni è tutto dire…. non si possono mettere scheletri in armadio in questo periodo, e si dovrebbe affrontare tutto con serenità. Ma il Meeting va avanti, ed anche quest’anno i tanti volontari giovani che dedicano tempo e lavoro a realizzarlo (è la cosa più bella dei giorni riminesi, non c’è dubbio) non mancano. Il titolo del Meeting 2013 – si legge sul sito del Meeting 2013 – mette a tema la cosa più bella e al tempo stesso più drammatica che esista sulla faccia della terra: l’uomo, più precisamente “l’emergenza uomo”. L’uomo nel suo bisogno di esistere come realtà unica ed irripetibile, l’uomo nella irriducibilità del suo desiderio, l’uomo che sente che ciò da cui è definito e caratterizzato è la libertà.
Un grande scrittore russo, Vasilij Grossman, nelle ultime pagine di “Tutto scorre” vede riaffiorare nell’anima del suo protagonista, che torna a casa dopo 30 anni di deportazione in Siberia, il sentimento, mai totalmente sopito, della libertà. “Ivan Grigorievic non si stupì che la parola libertà -fiorita sulle sue labbra quando, studente, era finito in Siberia- che quella parola vivesse, non fosse scomparsa dalla sua testa neanche adesso”. L’uomo oggi vive in una condizione di emergenza, non soltanto quando sistemi politici autoritari ne minacciano le condizioni elementari di libertà e di sopravvivenza, ma anche laddove, pur in sistemi dove le libertà democratiche sono garantite, è il desiderio del cuore che corre il rischio di venire anestetizzato, censurato.
L’esperienza di tanti educatori, così come le analisi sociologiche, documentano che uno dei mali più grandi che i nostri giovani oggi vivono è la debolezza del desiderio, l’affievolirsi dello slancio ideale, l’accontentarsi dei prodotti che la società offre. E i prodotti che servono a soddisfare i mille volti della istintività umana non mancano. Ma quando il cuore dell’uomo, che è fatto per la grandezza, che non può rinunciare a cercare il senso della vita, si trova così imbrigliato ed omologato, prima o poi insorge, spesso tragicamente con la violenza dei comportamenti o con fenomeni di autodistruzione. O, più semplicemente e meno drammaticamente, perde il gusto della vita. Questa condizione di emergenza nella quale oggi viviamo è sotto gli occhi di tutti. Va detto che sotto gli occhi di tutti pero’, ci sono anche le inchieste su tanti appartenenti a Cl e vicini agli ambienti del Meeting accusati di sperpero di denaro pubblico (quando va bene) ed altre varie malefatte. Un disonore insomma, per tutta la Chiesa, come se non avesse già abbastanza scandali da curare (non coprire).
In occasione dell’apertura oggi del Meeting di Rimini, a firma del cardinale Segretario di Stato è giunto il messaggio di saluto di Papa Francesco, indirizzato a mons. Francesco Lambiasi , vescovo di Rimini
Pubblichiamo il testo integrale:
Dal Vaticano, 18 agosto 2013 Eccellenza Reverendissima,con gioia trasmetto il cordiale saluto del Santo Padre Francesco a Vostra Eccellenza, agli organizzatori e a tutti i partecipanti al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, giunto alla XXXIV edizione. Il tema scelto – «Emergenza uomo» – intercetta la grande urgenza di evangelizzazione di cui più volte il Santo Padre ha parlato, nella scia dei Suoi Predecessori, e ha suscitato in Lui profonde considerazioni che di seguito riporto.
L’uomo è la via della Chiesa: così il beato Giovanni Paolo II scriveva nella sua prima Enciclica,Redemptor hominis (cfr n. 14). Questa verità rimane valida anche e soprattutto nel nostro tempo in cui la Chiesa, in un mondo sempre più globalizzato e virtuale, in una società sempre più secolarizzata e priva di punti di riferimento stabili, è chiamata a riscoprire la propria missione, concentrandosi sull’essenziale e cercando nuove strade per l’evangelizzazione.
L’uomo rimane un mistero, irriducibile a qualsivoglia immagine che di esso si formi nella società e il potere mondano cerchi di imporre. Mistero di libertà e di grazia, di povertà e di grandezza. Ma che cosa significa che l’uomo è “via della Chiesa”? E soprattutto, che cosa vuol dire per noi oggi percorrere questa via?L’uomo è via della Chiesa perché è la via percorsa da Dio stesso. Fin dagli albori dell’umanità, dopo il peccato originale, Dio si pone alla ricerca dell’uomo. «Dove sei?» – chiede ad Adamo che si nasconde nel giardino (Gen 3,9). Questa domanda, che compare all’inizio del Libro della Genesi, e che non smette di risuonare lungo tutta la Bibbia e in ogni momento della storia che Dio, nel corso dei millenni, ha costruito con l’umanità, raggiunge nell’incarnazione del Figlio la sua espressione più alta. Afferma sant’Agostino nel suo commento al Vangelo di Giovanni: «Rimanendo presso il Padre, [il Figlio] era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato via» (I, 34, 9). È dunque Gesù Cristo «la via principale della Chiesa», ma poiché Egli «è anche la via a ciascun uomo», l’uomo diventa «la prima e fondamentale via della Chiesa» (cfr Redemptor hominis, 13-14).
«Io sono la porta», afferma Gesù (Gv 10,7): io sono, cioè, il portale d’accesso ad ogni uomo e ad ogni cosa. Senza passare attraverso Cristo, senza concentrare su di Lui lo sguardo del nostro cuore e della nostra mente, non capiremmo nulla del mistero dell’uomo. E così, quasi inavvertitamente, saremo costretti a mutuare dal mondo i nostri criteri di giudizio e di azione, e ogni volta che ci accosteremo ai nostri fratelli in umanità saremo come quei “ladri e briganti” di cui parla Gesù nel Vangelo (cfr Gv 10,8). Anche il mondo infatti è, a suo modo, interessato all’uomo. Il potere economico, politico, mediatico ha bisogno dell’uomo per perpetuare e gonfiare se stesso. E per questo spesso cerca di manipolare le masse, di indurre desideri, di cancellare ciò che di più prezioso l’uomo possiede: il rapporto con Dio. Il potere teme gli uomini che sono in dialogo con Dio poiché ciò rende liberi e non assimilabili.
Ecco allora l’emergenza-uomo che il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli pone quest’anno al centro della sua riflessione: l’urgenza di restituire l’uomo a se stesso, alla sua altissima dignità, all’unicità e preziosità di ogni esistenza umana dal concepimento fino al termine naturale. Occorre tornare a considerare la sacralità dell’uomo e nello stesso tempo dire con forza che è solo nel rapporto con Dio, cioè nella scoperta e nell’adesione alla propria vocazione, che l’uomo può raggiungere la sua vera statura. La Chiesa, alla quale Cristo ha affidato la sua Parola e i suoi Sacramenti, custodisce la più grande speranza, la più autentica possibilità di realizzazione per l’uomo, a qualunque latitudine e in qualunque tempo. Che grande responsabilità abbiamo! Non tratteniamo per noi questo tesoro prezioso di cui tutti, consapevolmente o meno, sono alla ricerca. Andiamo con coraggio incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai bambini e agli anziani, ai “dotti” e alla gente senza alcuna istruzione, ai giovani e alle famiglie. Andiamo incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci! Imitiamo in questo il nostro divino Maestro, che ha lasciato il suo cielo per farsi uomo ed essere vicino ad ognuno. Non solo nelle chiese e nelle parrocchie, dunque, ma in ogni ambiente portiamo il profumo dell’amore di Cristo (cfr 2 Cor 2,15). Nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle carceri; ma anche nelle piazze, sulle strade, nei centri sportivi e nei locali dove la gente si ritrova. Non siamo avari nel donare ciò che noi stessi abbiamo ricevuto senza alcun merito! Non dobbiamo avere paura di annunciare Cristo nelle occasioni opportune come in quelle inopportune (cfr 2 Tm 4,2), con rispetto e con franchezza.
È questo il compito della Chiesa, è questo il compito di ogni cristiano: servire l’uomo andando a cercarlo fin nei meandri sociali e spirituali più nascosti. La condizione di credibilità della Chiesa in questa sua missione di madre e maestra è, però, la sua fedeltà a Cristo. L’apertura verso il mondo è accompagnata, e in un certo senso resa possibile, dall’obbedienza alla verità di cui la Chiesa stessa non può disporre. “Emergenza uomo”, allora, significa l’emergenza di tornare a Cristo, di imparare da Lui la verità su noi stessi e sul mondo, e con Lui e in Lui andare incontro agli uomini, soprattutto ai più poveri, per i quali Gesù ha sempre manifestato predilezione. E la povertà non è solo quella materiale. Esiste una povertà spirituale che attanaglia l’uomo contemporaneo. Siamo poveri di amore, assetati di verità e giustizia, mendicanti di Dio, come sapientemente il servo di Dio Mons. Luigi Giussani ha sempre sottolineato. La povertà più grande infatti è la mancanza di Cristo, e finché non porteremo Gesù agli uomini avremo fatto per loro sempre troppo poco.Eccellenza, mi auguro che questi brevi pensieri possano essere di aiuto per coloro che prendono parte al Meeting. Sua Santità Francesco assicura a tutti la Sua vicinanza nella preghiera e il Suo affetto; auspica che gli incontri e le riflessioni di questi giorni possano accendere nei cuori di tutti i partecipanti un fuoco che alimenti e sostenga la loro testimonianza del Vangelo nel mondo. E di cuore invia a Lei, ai responsabili e agli organizzatori della manifestazione, come pure a tutti i presenti, una particolare Benedizione Apostolica.
Unisco anch’io un cordiale saluto e mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio.
Per l’apertura del Meeting, ovviamente la Celebrazione Eucaristica come primo “atto”, durante la giornata il video messaggio con un’intervista del presidente Napolitano ed in serata la presenza di Enrico Letta.
Il sito del Meeting di Rimini: www.meetingrimini.org