Un piccolo miracolo, che secondo quanto dice la Chiesa annovera anche un paio di guarigioni, custodito silenziosamente dalle suore di Antignano. Da un’ostia che cadde al sacerdote durante l’eucarestia è sgorgato del sangue umano. Ora quell’ostia è conservata a Livorno in un tabernacolo delle “Piccole Missionarie del Sacro Cuore” di via Ozanam.
A mettere l’accento su questo evento religioso è ora la diocesi di Livorno: lo fa mettendo sulla home page del proprio giornale on-line la notizia.
«Ogni 5 del mese abbiamo l’adorazione della reliquia, in riparazione, nella chiesetta del nostro istituto ad Antignano». A raccontarlo è suor Giuliana, madre superiora dell’ordine fondato a Livorno nel 1922 da madre Clotilde Gigli dopo aver abbandonato l’ordine francese delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione in seguito ad una scissione. É per questo che le suore antignanesi spesso sono ancora oggi ricordate come le “sangiuseppine” di Antignano.
La celebrazione è “in riparazione” perché il miracolo si ritiene sia accaduto proprio come un monito per una temporanea mancanza di fede, secondo quanto viene sottolineato dalla Chiesa.
Ed è un rito che si ripete in pratica dal 1976, da quando cioè nella cappella dell’ospedale di San Lorenzo a Colle Val d’Elsa, avvenne qualcosa di eccezionale. Il fatto – viene riferito – accadde il 5 aprile nella chiesa dell’ospedale colligiano, dove le suore prestavano il loro servizio di assistenza e carità fin dal 1925. Durante la messa a cui partecipavano le piccole missionarie, a don Veris Consumi, cappellano dell’ospedale, cadde una particola a terra. Alla fine dell’eucarestia, l’ostia fu raccolta dal sacerdote e riposta nel vasetto della purificazione perché si sciogliesse. Ma dopo tre giorni nell’acqua la particola ha continuato a galleggiare e non si era ancora sciolta. Solo al quarto giorno (era giovedì santo) notarono che era scesa sul fondo del bicchiere mentre a galla, era apparso un coagulo di sangue, che poi dalle analisi effettuate risulterà sangue umano.
La madre superiora suor Giuliana racconta questo miracolo eucaristico, certificato dall’arcivescovo di Siena («ecco, il Signore si è voluto manifestare», disse il prelato dopo essersi precipitato sul posto), e annoverato nella lista di tutti quelli che la Chiesa considera miracoli eucaristici.
«La custodiamo dal ’76, da quando cioè grazie a un accordo con l’arcivescovo di Siena, Mario Ismaele Castellano, la madre generale dell’ordine, all’epoca suor Nazarena Vecchina, ottenne di poter portare la reliquia a Livorno, sede dell’ordine, qualora le suore fossero venute via dall’ospedale di San Lorenzo».
Nel 1990 le missionarie sono venute via da Colle Val d’Elsa cessando il servizio dall’ospedale e così da allora la reliquia è ad Antignano, dove ogni 5 del mese le suore fanno celebrare nella cappella dell’istituto una messa in riparazione dell’accaduto e chiunque può unirsi alla loro preghiera. Dalle 16.30 alle 17.30 la celebrazione è infatti aperta a tutti i fedeli. E adesso il giornale on-line della diocesi ha riportato i riflettori su questo.
La congregazione, a quattro anni dal centenario dalla fondazione cerca di sopravvivere e continuare a «diffondere l’amore di Cristo». In tutto con Livorno conta ancora 46 suore sparse per il mondo, tra la missione nelle Filippine, le tre case in India e una in America. Anche se le forze non sono più quelle di un tempo. «Ormai qui ad Antignano siamo rimaste in dieci», osserva con un velo di dispiacere suor Giuliana: «La più anziana, 96 anni, ci dà ancora una mano, ma abbiamo tre sorelle in infermeria.
Eravamo molto attive avevamo una materna, una scuola elementare e un laboratorio di cucito». Poi la catechesi e l’animazione liturgica: «Eravamo immerse nella vita parrocchiale. Se solo il Signore ci mandasse qualche vocazione… ».
Fonte iltirreno.gelocal.it/Enrico Paradisi
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