L’incredibile esperienza capitata a don Jean Derobert ancora oggi lascia increduli
.
E’ una testimonianza che a distanza di anni lascia ancora increduli. Pensare che delle pallottole, durante una fucilazione, abbiamo trapassato un corpo senza neppure ferirlo, sembra un’assurdità.
Eppure alla causa di canonizzazione di San Pio sono stati allegati anche i documenti che riguardano lo straordinario caso di don Jean Derobert.
Derobert è nato il 25 ottobre 1934 ad Annecy in Francia. Ha ricevuto l’Ordinazione sacerdotale il 30 giugno 1962 a Notre-Dame de Paris.
LA CONFESSIONE
Nel 1955, durante gli studi teologici a Roma, decide di recarsi a San Giovanni Rotondo per incontrare Padre Pio. Arriva in Puglia il 2 ottobre, alla vigilia della Festa di San Francesco. Jean va a confessarsi dal frate e così racconta la parte finale di quel colloquio:
Mi impartì l’assoluzione, e mi domandò:
“Credi all’Angelo custode?”
“Beh! Non l’ho mai visto…”
Fissandomi con uno sguardo penetrante, mi rifilò un paio di ceffoni, scandendo gravemente queste parole:
“Guarda bene! È là ed è bellissimo!”
Mi voltai, ma ovviamente non vidi nulla. Ciò nondimeno, lui, il Padre, aveva negli occhi l’espressione di qualcuno che invece vede qualcosa. Non guardava nel vago, ma in un punto preciso.
“Il tuo Angelo custode è là e ti protegge! Pregalo molto… Pregalo molto!”
Gli occhi di Padre Pio erano luminosi. Riflettevano la Luce della mia Guida celeste»
L PREZIOSO BIGLIETTINO
Quel messaggio di San Pio diventa profetico qualche anno dopo. Racconta Derobert
«Lavoravo al Servizio Sanitario dell’esercito. Padre Pio, che nel 1955 mi aveva accettato come figlio spirituale, nelle svolte importanti della mia vita mi ha sempre fatto pervenire un biglietto in cui mi assicurava la sua preghiera e il suo sostegno. Così accadde prima del mio esame all’Università Gregoriana di Roma, così accadde quando entrai nell’esercito, così accadde anche quando dovetti raggiungere i combattenti in Algeria» (Aleteia, 28 febbraio)
«Una sera, un commando F.L.N. (Front de Libération Nationale Algérienne) attaccò il nostro villaggio. Fui preso anch’io. Messo davanti a una porta insieme ad altri cinque militari, fummo fucilati (…). Quel mattino avevo ricevuto un biglietto da padre Pio con due righe scritte a mano: “La vita è una lotta ma conduce alla luce” (sottolineato due o tre volte)».
LA DE-CORPORAZIONE
Dopo la fucilazione Jean fa l’esperienza dell’uscita dal corpo. «Vidi il mio corpo al mio fianco, sdraiato e sanguinante, in mezzo ai miei compagni uccisi anch’essi. Cominciai una curiosa ascensione verso l’alto dentro una specie di tunnel. Dalla nuvola che mi circondava distinguevo dei visi conosciuti e sconosciuti. All’inizio questi visi erano tetri: si trattava di gente poco raccomandabile, peccatori, poco virtuosi. Man mano che salivo i visi incontrati diventavano più luminosi».
IL DIALOGO CON PIO XII
«All’improvviso il mio pensiero si rivolse ai miei genitori. Mi ritrovai vicino a loro a casa mia, ad Annecy, nella loro camera, e vidi che dormivano. Ho cercato di parlare con loro ma senza successo. Ho visto l’appartamento e ho notato che avevano spostato un mobile. Molti giorni dopo, scrivendo a mia mamma, le ho domandato perché avesse spostato quel mobile. Lei mi rispose: “Come fai a saperlo?”. Poi ho pensato al papa, Pio XII, che conoscevo bene perché sono stato studente a Roma, e subito mi sono ritrovato nella sua camera. Si era appena messo a letto. Abbiamo comunicato scambiandoci dei pensieri: era un grande spirituale».
LE SCINTILLE DI LUCE
Ad un tratto Jean si ritrova in un paesaggio meraviglioso, invaso da una luce azzurrina e dolce. C’erano migliaia di persone, tutte dell’età di circa trent’anni. «Ho incontrato qualcuno che avevo conosciuto in vita (…) Ho lasciato questo “Paradiso” pieno di fiori straordinari e sconosciuti sulla terra, e sono asceso ancora più in alto… Là ho perso la mia natura di uomo e sono diventato una “scintilla di luce”. Ho visto molte altre “scintille di luce” e sapevo che erano san Pietro, san Paolo, o san Giovanni, o un altro apostolo, o il tale santo».
LA VISIONE DELLA MADONNA E DI GESU’
«Poi ho visto santa Maria, bella all’inverosimile nel suo mantello di luce. Mi ha accolto con un indicibile sorriso. Dietro di lei c’era Gesù meravigliosamente bello, e ancora più indietro c’era una zona di luce che sapevo essere il Padre, e nella quale mi sono tuffato».
IL RISVEGLIO
All’improvviso avviene il risveglio. «Mi sono ritrovato con il naso nella polvere e mi ritrovai in terra completamente sbalordito ma in mezzo ai miei compagni. Essi erano veramente morti. Mi sono reso conto che la porta davanti alla quale mi trovavo era crivellata da pallottole che mi avevano attraversato il corpo perchè mi sono accorto che la mia veste era piena di buchi, avanti ed indietro ed il mio petto era pieno di sangue ma sangue mezzo rinsecchito, un po’ vischioso».
“MA SEI MIRACOLATO…”
Erano passate due o tre ore, ricorda Jean, ma «il mio dorso uguale. Ho tolto questa veste e sono andato dal Comandante dall’altra parte…..Ho cercato i buchi nella mia carne ma non ho trovato niente, sono intatto, ma queste pallottole sono entrate nella veste e sono uscite dietro e conficcati nella porta indietro a me. Il Comandante ha gridato: “Ma sei Miracolato…”. “Eh”, ho detto io, “forse si’…”
“QUANTO MI HAI FATTO CORRERE”
Parecchie settimane dopo Jean va da Padre Pio «perchè questa esperienza mi ha molto marcato, senza dubbio». Incontra il frate e «lui come al solito mi ha fatto un segno di amicizia. Poi mi ha detto soltanto questo: “Uhhh…Tu….Figliolino mio, quanto mi hai fatto correre, ma ciò che hai visto era tanto bello”. Questo prima che io gli raccontassi qualsiasi cosa, perchè lui mi aveva avvertito prima…».
Di Gelsomino del Guercio per Aleteia.org
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