Il “Miracolo di San Francesco”, l’opera d’arte ammirata per la prima volta ad Agropoli, la cittadina della provincia di Salerno dove si è realmente verificato.
Dal 21 agosto il Castello Angioino Aragonese ospita l’opera d’arte. La Soprintendenza Archeologica per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, ha dato il nulla osta per poter esporre il quadro detto anche “Miracolo delle Mele”.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle celebrazioni degli 800 anni dalla “presenza” di Frate Francesco ad Agropoli e dall’incontro con San Daniele Fasanella. Il quadro, attribuito al pittore calabrese Angelo Galtieri da Mormanno (anno 1725), è conservato nel refettorio del convento dei Frati Minori Cappuccini “S. Daniele”, a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza.
Cosa testimonia questa opera d’arte? La straordinaria “presenza” di San Francesco ad Agropoli. Non un passaggio qualunque. Ma segnato da un importante miracolo.
Miracolo nel quale San Francesco d’Assisi resuscita un bambino rinchiuso in una cassa.
Infatti, nel dipinto si vede San Francesco d’Assisi che benedice un bambino, recante in una mano delle mele, alzarsi da una cassa.“Un giorno che il Santo era andato per predicare in un luogo, accettò l’invito fattogli da un Gentiluomo suo amicissimo di andare a desinare con esso in sua casa. Venuta l’ora della predica, il Gentiluomo, che con la moglie volle andare ad udirla, lasciò un figliuolino, che avevano, in custodia ad una sua Serva con gli ordini opportuni per il pranzo.
Partiti che furono i padroni, mossa la donna da una divozione indiscreta, o fosse curiosità, volle ancor’essa andare alla predica del Santo; ma mentre che stava ad udirla, le venne a memoria di aver lasciato solo quel figliuolo; onde senza più fermarsi in Chiesa, se ne ritornò a casa per avergli la cura dovuta: ma non ritrovandolo in alcuna delle stanze ove l’avea lasciato, se n’andò tutta dolente alla cucina, e lo vide dentro d’una caldaja, che al fuoco bolliva.
Subito ella vi accorse per cavarlo fuori: ma restatole in mano il braccio, per il quale lo aveva preso, non le potè riuscire di trarlo da quel vaso, che in pezzi disfatto. Allora, benchè fuor di se stessa per il dolore, pur si fece tanta forza, che postolo in quella forma dentro d’una cassa, attese a mettere in ordine il desinare già preparato.
Rivenuti i Padroni a casa, ed inteso, e visto quello spettacolo, non si può spiegare quale afflizione ne avessero: e volendo la madre dare sfogo col pianto alla sua gran pena, il marito (ricordandosi d’avere il Santo in casa, che in quel tempo si era ritirato a fare orazione) la persuase ad acquietarsi almeno fintanto, che egli avesse desinato, per non disturbarlo, che dopo averebbe avuto tempo da piangere, quando la Divina Misericordia non gli avesse ajutati per mezzo del P. Francesco, nel quale esortava ancor essa ad aver viva fede, come egli l’aveva, sapendo quanto fosse il merito di lui appresso il Signore: così con una eroica costanza coprirono gli afflitti genitori il loro interno ed acerbissimo dolore, e mangiarono col Santo il più lietamente, che poterono.
Erano già sul fine del pranzo, quando il Padre San Francesco disse al Gentiluomo, che volentieri averebbe mangiato delle mele, se egli ce ne avesse avute, a cui egli rispondendo, che in casa non ne aveva, ma che averebbe mandato fuori a cercarne; soggiunse il Santo, che non voleva ciò, ma che guardasse bene in quella cassa, (accennandogli quella, dove era il morto figliuolo) che ve ne averebbe trovate.
A queste parole sentendosi il buon Gentiluomo tutto commuovere internamente dalla speranza, e dalla fede, di che aveva pieno il cuore; e che Dio andava crescendogli, andò alla cassa, ed apertala, videvi il suo figliuolo vivo e sano, che avendo nelle mani due bellissime mele, gli le porse con molto brio ed allegrezza. A questo stupendo miracolo restaro come fuori di se per il contento i genitori, i quali il Santo Padre esortò ad aver sempre vera fede nel Signore, come per l’addietro avuta avevano, e gli contò come Iddio gli aveva rivelato nell’orazione, ch’egli aveva fatto avanti il desinare, la morte del loro figliuolo cagionata dal nemico Infernale. In breve divulgossi da per tutto questo miracolo, che cagionò molti santi effetti ne’ cuori di diverse persone, e ne fu l’istoria ad onore di Dio, e del Santo in molti e molti luoghi dipinta”. Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it/Gelsomino Del Guercio
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