Attestato questo punto della conoscenza degli Angeli del piano dell’Incarnazione sin dalle origini, non ci resta che verificare se è stato questo il motivo della loro caduta.
Anche qui la Scrittura non è chiara. Ci dice soltanto che il diavolo cadde a motivo della superbia e dell’orgoglio e che fu roso dall’invidia nei confronti del genere umano. Tuttavia c’è una tradizione corroborata da diversi Padri che sostiene la tesi secondo cui l’origine della caduta di Lucifero fu proprio il rifiuto del piano divino dell’Incarnazione. L’origine di questa tesi risale ai giudeo-cristiani, che credevano vi fossero tre specie di angeli precipitati nel fuoco: Lucifero, la “stella mattutina” con i suoi seguaci, che si rifiutò di accogliere il piano dell’Incarnazione; i benê ‘Elohim, che sarebbero quelli che trascinarono l’umanità nei peccati della carne causando il diluvio; e infine Beliar con le sue armate, che combattendo alla fine dei tempi contro il Messia e i suoi discepoli verranno infine precipitati nell’inferno. Riguardo il secondo gruppo si tratta evidentemente di una cattiva interpretazione letterale di alcuni passi della Genesi ed è quindi da rigettarsi. L’ultimo gruppo, invece, va ricondotto al primo. Infatti, sono gli stessi angeli ribellatisi agli arbori della creazione a continuare la loro opposizione a Dio fino al loro definitivo scacco alla fine dei tempi.
Ma perché Lucifero si sarebbe dovuto ribellare al piano dell’Incarnazione?
Sembra di dover affermare con la scuola francescana che ciò che diede principio al suo decadimento fu l’eccesivo amor di sé, accompagnato dal desiderio disordinato di possedere per se stesso l’unione ipostatica del Verbo. Come se si fosse chiesto internamente: “Perché il Verbo deve assumere la natura umana invece di quella angelica che è più sublime ed alta? Anzi perché non proprio la mia?”.
San Bernardo afferma: «Quel Lucifero che si levava al mattino, per aver tentato di usurpare la somiglianza dell’Altissimo, ed essersi attribuito ingiustamente l’uguaglianza con Dio, che è proprietà esclusiva del Figlio, rovinò precipitando all’istante, perché il Padre rivendicò la causa del Figlio, come se avesse messo in atto questa parola: “A me la vendetta. Sono io che ricambierò” (Rm 12,19)».
Tuttavia se dinanzi all’uomo Gesù, Lucifero si poteva ancora inchinare a motivo della Persona Divina del Verbo, come avrebbe potuto farlo nei confronti della sua Madre che si presentava come una semplice creatura umana? Come riconoscerla propria Signora e Regina e addirittura Mediatrice nell’ordine della Grazia? Questo per Lucifero fu troppo e non accettò quella che ritenne un’umiliazione troppo grande. Così fu questa la ragione determinante della caduta di Lucifero e degli altri angeli.
Così scrive san Massimiliano M. Kolbe: «Allorché Dio creò gli angeli, li mise alla prova, affinché potessero scegliere liberamente di sottomettersi in tutto alla sua volontà oppure no, e svelò ad essi il futuro, ossia l’intenzione di dare vita ad una creatura senza macchia di peccato, immacolata, che però sarebbe stata una creatura umana, la quale sarebbe diventata la loro Regina ed essi, secondo la sua Volontà, avrebbero dovuto renderle onore. E ci fu una parte di angeli i quali considerarono tal cosa una umiliazione della loro perfezione. Si ribellarono alla Volontà di Dio e, con Lucifero a capo, vennero precipitati nell’inferno». Sebbene quest’ultima tesi non sembra trovare sostenitori antichi presso i Padri, è stata definita dal Padre Hophan, come una “fondata opinione”. La stessa Sacra Scrittura sembra suffragarla nel libro dell’Apocalisse. Infatti, dopo aver parlato della Donna vestita di sole, aggiunge: «Vidi un altro segno nel cielo, un enorme drago […]. che con la sua coda trascinava giù sulla terra un terzo delle stelle del cielo. E il drago si stabilì di fronte alla donna per divorare il suo figlio maschio […]. E la donna fuggì nel deserto […]. E ci fu una grande battaglia in cielo» (Ap 12). «Da tutto ciò è lecito dedurre: il Cristo futuro e Maria futura sono proposti agli angeli in visione, come re e regina del mondo, anche degli angeli, e così essi dovettero sottomettersi a loro. Ma essi rifiutarono di fare ciò, perché diventarono superbi» (Padre Minges, Quaderni scotisti). Perciò il diavolo tentò in seguito di distruggere questo disegno facendo precipitare Adamo ed Eva e cercando di trascinare insieme a loro in questo vortice di fango che è il peccato tutto il genere umano.
La venerabile Maria D’Agreda, nel suo libro La mistica Città di Dio, spiegando i suddetti passi dell’Apocalisse, afferma che gli Angeli dopo la creazione furono messi alla prova con tre precetti: riconoscere Dio come loro fine, riconoscere il Verbo Incarnato e infine sottomettersi umilmente alla regalità della sua Madre. Se al primo precetto si assoggettarono tutti, sebbene non con lo stesso slancio e amore, al secondo Lucifero con i suoi angeli, opposero resistenza, ed infine al terzo «si levarono in superbia e in vanità anche maggiori, a tal punto che, disordinatamente furibondo, egli bramò per se stesso il privilegio di essere capo di tutta la stirpe umana e di tutti gli ordini angelici» attraverso l’Unione Ipostatica.
D’altra parte se Venanzio Fortunato († c. 600) scrive che anche «l’ardente Lucifero cede» di fronte alla bellezza della Madonna, quale deve essere stata la sua invidia nello svelare loro tale creatura, adorna di tale Grazia e Gloria! Anzi, seguendo il beato Giovanni Duns Scoto, potremmo avanzare la modesta ipotesi che sia stato questo l’ultimo e determinante peccato, che l’ha definitivamente chiuso in se stesso, impedendogli il ritorno a Dio. Infatti, se come afferma Gregorio Palamas (m. 1359), famoso teologo ortodosso, «nessuno arriva a Dio se non per mezzo di Lei e per il Mediatore nato da Lei; nessuna forza da Dio arriva agli angeli e agli uomini se non per Lei», di conseguenza è proprio rifiutando Lei, che il diavolo si è precluso da se stesso la via del pentimento, e quindi della Misericordia e della Grazia.
di Padre Angelomaria Lozzer, FI per Il settimanale di Padre Pio
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