D. – Padre Loris Piorar…
R. – I ragazzi stanno camminando in giro per Roma accompagnati dal gruppo di “Pietre Vive”, quest’altra realtà ignaziana che mette al centro l’evangelizzazione attraverso l’arte. Questi 30 ragazzi di “Pietre Vive” stanno accompagnando gruppi di 30-35 ragazzi di diversi Paesi a fare esperienza della bellezza del Signore Gesù a Roma, la gioia di camminare con Gesù. Ogni giorno sviluppiamo questo tema della gioia e venerdì sarà la gioia dell’incontro col popolo di Dio: abbiamo pensato che il popolo di Dio si forma con un riferimento, la roccia-pietra-Pietro; finiremo poi la giornata dell’udienza alle catacombe di San Callisto, dove potremo vedere e vivere la prima comunità cristiana, il popolo di Dio che segue il Signore Gesù.
D. – So che avete preparato anche una serie di domande da porre al Papa…
R. – Sei ragazzi, nella loro lingua e nella loro cultura, hanno sviluppato sei domande sui giovani e alcune dimensioni della nostra vita: la gioia, la comunità cristiana, l’incontro con Gesù, l’Eucaristia, la missione e poi la famiglia e come il giovane può contribuire alla famiglia. Vedremo come lui risponderà…
D. – Dopo la Cresima si aprano anni un po’ di vuoto: voi credo che lo andiate un po’ a colmare questo vuoto. Elisabetta da Cagliari…
R. – Sì, il Meg, nella nostra realtà, è un movimento che raccoglie molti di quei giovani che dopo la Cresima si allontanano dalla vita della Chiesa, perché trovano altri interessi oppure perché semplicemente non trovano più stimolo. Le attività che noi facciamo, il modo di vivere la fede è – secondo me – una cosa che motiva i giovani, che li spinge a cercare quel qualcosa in più che magari non trovano nella loro quotidianità.
D. – Francesco…
R. – Io vengo da Volla, un paesino di 30 mila abitanti nella periferia di Napoli. In questo momento noi facciamo in particolare gruppo a Scampia, che è una realtà abbastanza difficile. Però io posso testimoniare, avendo a che fare con questi ragazzi e dando loro degli strumenti, che questi ragazzi sono veramente preziosi, sono dei tesori, che a volte restano nascosti perché non c’è nessuno che li riesca a far fiorire, che li riesca a far uscire fuori. Noi cerchiamo di fare questo, cerchiamo di dare loro una opportunità, che a volte viene loro negata.
D. – Padre Loris, come responsabile nazionale hai modo di incontrare diverse comunità in giro per l’Italia… Cosa ti sorprende ogni volta di più?
R. – Mi sorprende il desiderio di condividere, di mettere cioè in evidenza quella dimensione del cuore, tipica della spiritualità ignaziana, che permette poi di potersi raccontare e di scoprire una gioia, quella gioia piena e profonda che ci permette poi di fare festa. Questo desiderio di profondità, di intimità, presente ma magari a volte nascosto o coperto da tante cose, è un compito anche da parte nostra come formatori di essere custodi di questa interiorità e questo non aiuta solamente nella vita cristiana…
D. – … aiuta nelle relazioni, vero Elisabetta?
R. – Certo. Io credo che il Meg dia l’opportunità ai ragazzi di capire precisamente che cos’è che devono riconoscere come una cosa buona per se stessi. Tutti i ragazzi, di tutte le età e di qualsiasi estrazione sociale hanno un desiderio e hanno una ricerca nel cuore: il problema è quando questi ragazzi non trovano, alla fine di questa ricerca, qualcosa di buono, ma trovano qualcosa di male… Allora lì continuano a perseguire le cose sbagliate, perché non hanno la giusta formazione per fare del discernimento – che è proprio una parola chiave della spiritualità ignaziana – e quindi capire veramente cos’è che devono perseguire.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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