La solidarietà nei giorni dell’alluvione, l’aumento degli sforzi per portare a termine il Mose, l’idea che Venezia possa ospitare un centro di ricerca sui cambiamenti climatici. Ne parla il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, nella Lettera in occasione del Natale
Marina Tomarro – Città del Vaticano
Un orizzonte inatteso di speranza che ci sorprende nelle intricate e, a volte, tanto faticose vicende umane. Così viene descritto l’annuncio del Natale di Gesù nella Lettera del Patriarca Francesco Moraglia alla città e alla Chiesa di Venezia in occasione del Santo Natale 2019, presentata questa mattina alla stampa locale.
“La città di Venezia e tante zone di questo territorio – ha spiegato nel messaggio il Patriarca pensando, tra l’altro, alle isole e al litorale – sono state toccate duramente nelle scorse settimane dall’acqua alta eccezionale e da straordinari eventi di maltempo. Abbiamo percepito una volta di più la debolezza della nostra umanità, talora in balìa della forza della natura e alle prese con la propria imperizia o mancanza di saggezza e decisione nei riguardi della nostra casa comune, l’ambiente in cui viviamo”.
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Monsignor Moraglia ripercorrendo i giorni della terribile alluvione dello scorso novembre ha ricordato tutte le chiese a partire dalla Basilica di San Marco, duramente provate da questo tragico avvenimento, dove tante opere d’arte hanno rischiato di andare distrutte per sempre. Il pensiero è andato naturalmente anche alle tante case ed attività lavorative e commerciali come uffici, negozi, ristoranti, hotel i cui danni ancora non sono stati calcolati. Eppure in mezzo a tanta disperazione non è mai mancata la solidarietà come forza di una città che vuole continuare ad essere viva, pulsante, capace di rialzarsi e rilanciarsi.
”Già i giorni terribili dello scorso novembre – ha sottolineato il Patriarca – pur nella loro drammaticità, a tratti sconvolgente – hanno mostrato nel cuore della città segni tangibili di positiva reazione e di realistica speranza per il futuro, mostrando come anche da eventi così negativi possano fiorire germi di bene e si riescano gettare le basi per ripartire e “ricostruire”. È emerso, infatti, un forte senso civico, accompagnato da sentimenti di solidarietà – ben al di là delle appartenenze politiche, culturali, sociali ecc. – e da una strenua volontà di non abbattersi e di rialzarsi prontamente, con fierezza e orgoglio”.
Un ringraziamento speciale è andato ai giovani che in quelle giornate così drammatiche sono stati i “veri angeli dell’acqua alta”. Quel gesto scrive monsignor Moraglia “È per noi adulti, motivo di consolazione poiché ci fa intravvedere una Venezia che noi non siamo ancora riusciti a costruire. Sentiamo così anche il bisogno di dare a voi più spazio, a voi cittadini di un domani ormai prossimo che speriamo, presto, diventi anche il nostro oggi”.
Quindi, proprio per rispettare ed aiutare il delicato equilibrio
ambientale della città lagunare, unica al mondo, il Patriarca ha
sollecitato ad accelerare gli sforzi per portare finalmente a termine il
Mose. “Non possiamo –ha ribadito Moraglia – permetterci il “rischio” di
altri due autunni (sono quelli che precedono la fine dei lavori
preventivata per il 31 dicembre 2021) sotto la spada di Damocle di altre
acque alte eccezionali, viste le frequenze e i livelli di marea sempre
più elevati degli ultimi periodi. Se la politica non fa la sua parte e
non si “chiudono” i lavori al più presto e se il Mose non comincia a
funzionare, ci attendono ancora tempi faticosi”.
Ma proprio questa gracilità ambientale potrebbe diventare un punto di forza per Venezia trasformandola in una sorta di “laboratorio” ed essere sede adeguata per un’agenzia internazionale e un centro di ricerca sui cambiamenti climatici in tutto il mondo, proprio perché è una città che vive ogni giorno immersa nella fragilità e nelle sofferenze tipiche di tali mutazioni.
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“Potrebbe scaturire – spiega nella lettera il Patriarca – una nuova luce sul nostro futuro, con una prospettiva di sviluppo diverso e sicuro. Venezia risponderebbe così ad una vocazione storica – continuamente da rinnovare – che deve legarsi alla sua bellezza unica, non solo da ammirare ma da apprezzare e tutelare. E per difendere la bellezza e l’unicità di Venezia, dobbiamo essere capaci di mettere in atto azioni, istanze e ricerche che ci permettono di guardare al futuro preservandone la storia e rendendola fruibile alle generazioni future”.
“Con questi pensieri – conclude, infine, monsignor Moraglia augurando a tutti un Natale sereno e gioioso – tratti dalla recente e stringente attualità, offerti a tutti coloro che appartengono e sono legati, in vario modo, alla città e alla Chiesa che è in Venezia, ci apprestiamo a vivere le feste natalizie ormai vicine. Riascoltiamo, come un pegno di forte consolazione e sicura speranza per il nostro futuro, le parole che la Liturgia ci consegna nella Santa Notte del Natale. Nel Bambino Gesù nato a Betlemme “risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne…”.
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Credito: Vatican News
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