«Se non incontrassi Dio nella Comunione sarei già crollata da un pezzo», dice la conduttrice Rai, molto impegnata fra lavoro e famiglia. Che ammette: «Non posso fare a meno della fede»
–Ogni volto, ogni affetto di Monica Marangoni è legato a un differente carisma cristiano. Sua mamma è vicina all’Opus Dei, tant’è vero che per la figlia scelse le scuole superiori dell’Opera. La nonna frequentava il Rinnovamento dello Spirito. Una sua zia i Neocatecumenali. Recentemente suo cugino si è fatto prete. Altri parenti ancora sono credenti, ma senza appartenere a movimenti specifici. Monica quindi è cresciuta in un culla di ricchezze spirituali: una finestra sul mondo della fede cattolica, sui suoi mille volti, tutti affascinanti e, in ultima istanza, univoci. Come riconosce la stessa giornalista e conduttrice Rai, attualmente in video con Tuttochiaro, l’orizzonte è sempre il medesimo: Cristo. Per lei, è stato come comporre un puzzle: carisma dopo carisma, tassello dopo tassello, si è avvicinata sempre di più al volto di Gesù, fino a dargli del tu.
Non è da tutti avere una famiglia così…
«In effetti, ho avuto la grazia di crescere respirando la fede ogni giorno, condividendola con i miei genitori, i nonni, gli zii. Tuttavia è stato durante gli anni dell’università che il desiderio di Dio si è radicato nel mio cuore. Dato che volevo studiare filosofia con il professor Giovanni Reale, mi sono iscritta all’Università cattolica di Milano dove ho conosciuto il movimento di Comunione e liberazione. È stata un’esperienza bellissima e molto forte, che mi ha fatto guardare alla fede non come a qualcosa di astratto, che inizia e finisce con le preghiere della mattina e della sera, ma come un’esperienza concreta, quotidiana. Da quel momento in poi non ho più potuto fare a meno della fede».
Fa ancora parte di Comunione e liberazione?
«Sono un Acquario: una donna idealista, che fatica a rimanere imbrigliata. Non frequento più Cl, anche perché dopo la laurea mi sono trasferita a Roma, dove ho iniziato a lavorare subito per la Rai. Non escludo comunque possibili ritorni… Tutti i carismi che ho incontrato lungo il mio cammino sono stati importanti per quel tratto di strada e li ho vissuti come una spugna, cercando di assorbire tutta la loro bellezza. Detto questo, se oggi mi chiede quale luogo sia per me Chiesa, non ho dubbi: mio marito. La mia famiglia è l’esperienza più bella di fede».
In che modo suo marito è Chiesa per lei?
«Lo siamo l’uno per l’altra. Cristiano (Ceresani, ndr) è molto credente: è appassionato di teologia, ogni sera legge un brano della Bibbia – io a volte, lo ammetto, mi addormento per la stanchezza – e ha anche scritto un libro, Kerygma, il Vangelo degli ultimi giorni. Tra di noi c’è un confronto molto profondo, sulla vita e sulla fede. È come guardarsi a uno specchio: ci mostriamo reciprocamente i difetti, i dubbi, le mancanze, per aiutarci nel cammino. Alla domenica andiamo sempre a Messa insieme e, se riusciamo, anche in settimana».
La Messa come appuntamento d’amore è alquanto inusuale.
«La Comunione è quello che mi permette di affrontare con un altro spirito la giornata, gli impegni, la stanchezza. Se non incontrassi ogni Domenica Dio nell’Eucaristia sarei già crollata da un pezzo, sotto il peso dei figli e del lavoro. O, quanto meno, non sarei così sorridente. Il sorriso è un dono di Dio, nient’altro».
Molti hanno paura di promettersi amore eterno: perché avete scelto di sposarvi?
«Se è per questo, anche decidere di diventare madre o padre è una scelta azzardata. A volte penso che sia nella natura stessa dell’amore esigere un azzardo… Per quanto riguarda il matrimonio, io e mio marito la pensavamo allo stesso modo: le nozze non sono un punto di arrivo ma un punto di partenza ed è un passo che conviene fare quando c’è ancora l’entusiasmo e una grande attrazione fisica. Inoltre per chi come noi crede nel sacramento, quando ti sposi non sei più tu e lui: si è in tre. C’è anche Dio. Questa è la vera forza: ricevi l’imprimatur
(l’approvazione, ndr) di Dio, che lotta con te affinché quel legame possa essere per sempre».Anche i fiigli sono arrivati subito?
«No, quelli no. Volevo godermi il matrimonio e, sinceramente, mi sentivo appagata così com’ero. Anche per questo mi piacerebbe, attraverso il mio lavoro, raccontare la mia esperienza di donna e diventare in qualche modo una ambasciatrice della vita. Oggi avere figli è un grande atto di generosità ostacolato sia dalla recessione sia, come nel mio caso, da un’ignoranza esperenziale: non ne senti la necessità, stai bene così. Invece quando partorisci e diventi madre, ti riscopri come donna».
Cosa l’ha spinta a ricredersi?
«Sette anni fa circa, io e mio marito siamo andati a Parigi da un nostro caro amico. In quell’occasione lui ci propose di andare a visitare la cappella della Madonna miracolosa di Rue du Bac: diceva che era un luogo che gli aveva cambiato la vita… Accettammo di buon grado. Non avevo particolari aspettative o richieste, eppure è stato un incontro fulminante: ho pianto tutto il tempo, non riuscivo a trattenere le lacrime, e mi sono affidata a lei. Dopo due mesi sono rimasta incinta di Matteo. Sono tornata a farle visita con Matteo che aveva qualche mese, e sono rimasta incinta di Nicolò. Lo volevo fortemente: il parto era stato il più bel giorno della mia vita. Diciamo ho avuto una esaltazione post partum, al posto della depressione (ride, ndr)».
A proposito di figli, molte donne rivendicano il diritto all’aborto. Qual è la sua posizione a riguardo?
«Non sono d’accordo, per un semplice motivo: la vita non è nostra. La vita è un dono. Certo, nessuno deve costringere nessuno, perché il dono più grande dopo la vita è la libertà, ma sono convinta che molte donne non abortirebbero se sapessero che esistono leggi pensate per le gravidanze difficili, che permetterebbero loro di partorire in anonimato e affidare il figlio a terzi. È importante informare, per rendere la scelta davvero libera».
Quali sono i suoi prossimi progetti?
«Dopo Tuttochiaro, a settembre riprendo Italia con voi, il programma quotidiano dedicato agli italiani all’estero, visibile anche sulla piattaforma RaiPlay. Il mio grande sogno sarebbe poter condurre un programma di informazione interamente dedicato alla famiglia».
Giornalista e conduttrice, Monica Marangoni è nata a Verona, il 9 febbraio del 1978. Volto Rai in ascesa, ha debuttato su Rai Utile per poi lavorare, come inviata o conduttrice, in svariati programmi del servizio pubblico, tra i quali Sabato&Domenica, Unomattina weekend, Le amiche del sabato, Unomattina in famiglia. È il volto di Italia con voi, in onda sul canale Rai Italia. Da questa estate conduce la rubrica di salute e benessere Tuttochiaro, in onda la mattina su Raiuno. Da 11 anni è sposata con Cristiano Ceresani, consigliere parlamentare e scrittore. La coppia ha due figli: Matteo (6 anni) e Niccolò (5).
Di Francesca D’Angelo per FamigliaCristiana.it
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