Al termine dell’incontro privato, dopo lo scambio dei doni, Francesco e Peres sono tornati in giardino per piantare un ulivo, simbolo di pace. Quindi si sono avvicinati al podio, sormontato da una grande tenda bianca, per pronunciare i discorsi, alla presenza di alcune centinaia di bambini israeliani di diverse condizioni e religioni.
«Lei è arrivato a Gerusalemme, città che irradia fede e comprende la sofferenza». Quindi ha detto del Papa: «L’umiltà della sua natura e la potenza del suo spirito fa elevare alla gioia spirituale e alla sete di pace». Peres ha ribadito che il rispetto dei luoghi santi è uno dei «valori fondanti» di Israele. Il presidente ha quindi parlato del «sangue innocente» che «piange da questa terra». E ha riconosciuto che il Papa «è fermo come una roccia contro ogni tentativo di connettere la religione con il terrore».
«Io credo che la sua visita e il suo appello per la pace – ha aggiunto Peres – avrà un’eco nella regione e contribuirà a rivitalizzare gli sforzi per completare il processo di pace tra noi e i palestinesi, basato su due stati che vivono in pace. Uno Stato ebraico – Israele. E uno stato arabo palestinese». «Mio caro amico – ha concluso il presidente, che il 6 giugno sarà in Vaticano all’incontro convocato dal Papa – io sono stato giovane e ora sono vecchio. Ho imparato che i sogni non hanno età e io raccomando a tutti di agire secondo questi sogni».
Ha quindi preso la parola Francesco. «I Luoghi Santi non sono musei o monumenti per turisti, ma luoghi dove le comunità dei credenti vivono la loro fede, la loro cultura, le loro iniziative caritative – ha detto – Perciò vanno perpetuamente salvaguardati nella loro sacralità, tutelando non solo l’eredità del passato ma anche le persone che li frequentano oggi e li frequenteranno in futuro». «Com’è bello – ha osservato – quando i pellegrini e i residenti possono accedere liberamente ai Luoghi Santi e partecipare alle celebrazioni»
Il Papa è tornato a parlare anche del processo di pace, che al momento ristagna. «La costruzione della pace esige anzitutto il rispetto per la libertà e la dignità di ogni persona umana – ha spiegato – che ebrei, cristiani e musulmani credono ugualmente essere creata da Dio e destinata alla vita eterna… Rinnovo l’auspicio che si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono la dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza».
«Va respinto con fermezza – ha aggiunto Francesco – tutto ciò che si oppone al perseguimento della pace e di una rispettosa convivenza tra ebrei, cristiani e musulmani: il ricorso alla violenza e al terrorismo, qualsiasi genere di discriminazione per motivi razziali o religiosi, la pretesa di imporre il proprio punto di vista a scapito dei diritti altrui, l’antisemitismo in tutte le sue possibili forme, così come la violenza o le manifestazioni di intolleranza contro persone, luoghi di culto ebrei, cristiani e musulmani».
Il Papa ha quindi assicurato Peres sul ruolo che la componente cristiana intende svolgere in Israele. «I fedeli cristiani desiderano portare a partire dalla propria identità, il loro contributo per il bene comune e per la costruzione della pace, come cittadini a pieno diritto che, rigettando ogni estremismo, si impegnano ad essere artefici di riconciliazione»
«La loro presenza e il rispetto dei loro diritti – come del resto dei diritti di ogni altra denominazione religiosa e di ogni minoranza – sono garanzia di un sano pluralismo e prova della vitalità dei valori democratici, del loro reale radicamento nella prassi e nella concretezza della vita dello Stato» di Andrea Tornielli fonte:vaticanisider.lastampa.it
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