Commentando il Vangelo proposto dalla Solennità dell’Ascensione, il Papa spiega che la salita di Gesù al cielo non è “una separazione” perché “rimane per sempre con noi, in una forma nuova”, mostrandoci “che la meta del nostro cammino è il Padre”:
“Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo Spirito; è accanto a ciascuno di noi: anche se non lo vediamo con gli occhi, Lui c’è! Ci accompagna, ci guida, ci prende per mano e ci rialza quando cadiamo. Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati e discriminati; è vicino ad ogni uomo e donna che soffre; è vicino a tutti noi!”.
“Gesù quando va in Cielo – prosegue il Papa – porta al Padre un regalo … le sue piaghe”:
“Questo è il regalo che Gesù porta al Padre. Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione … tutto bello! Ma, ha conservato le piaghe. E quando va dal Padre, gli dice: ‘Guarda, Padre, questo è il prezzo del perdono che Tu dai. E quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni. No! Perché lui ha pagato per noi! Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso, più grande”.
Prima di ascendere in cielo, Gesù dice ai discepoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). “È un mandato preciso, non è facoltativo! – ha ricordato il Papa – La comunità cristiana è una comunità ‘in uscita’, una comunità ‘in partenza’”, anzi, “la Chiesa è nata in uscita”:
“E voi mi direte: ma le comunità di clausura? Sì, anche quelle, perché sono sempre “in uscita” con la preghiera, con il cuore aperto al mondo, agli orizzonti di Dio. E gli anziani, i malati? Anche loro, con la preghiera e l’unione alle piaghe di Gesù”.
Ai suoi discepoli Gesù dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (v. 20). “Da soli, senza Gesù – osserva il Papa – non possiamo fare nulla!”:
“Nell’opera apostolica non bastano le nostre forze, le nostre risorse, le nostre strutture, anche se sono necessarie., ma non bastano. Senza la presenza del Signore e la forza del suo Spirito il nostro lavoro, pur ben organizzato, risulta inefficace”.
Dopo la preghiera del Regina Coeli, il Papa “con animo rattristato” prega “per le vittime delle tensioni che ancora continuano in alcune regioni dell’Ucraina, come pure nella Repubblica Centroafricana”:
“Rinnovo il mio accorato appello a tutte le parti implicate, perché siano superate le incomprensioni e si ricerchi con pazienza il dialogo e la pacificazione. Maria, Regina della Pace, ci aiuti tutti con la sua intercessione materna”.
Poi ricorda che questa domenica si celebra la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema della comunicazione al servizio della cultura dell’incontro. “I mezzi di comunicazione sociale – afferma – possono favorire il senso di unità della famiglia umana, la solidarietà e l’impegno per una vita dignitosa per tutti”:
“Preghiamo affinché la comunicazione, in ogni sua forma, sia effettivamente al servizio dell’incontro tra le persone, le comunità, le nazioni; un incontro fondato sul rispetto e sull’ascolto reciproco”.
Infine, ha ricordato che ieri a Collevalenza, è stata proclamata Beata Madre Speranza, religiosa spagnola, fondatrice in Italia delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso:
“La sua testimonianza aiuti la Chiesa ad annunciare dappertutto, con gesti concreti e quotidiani, l’infinita misericordia del Padre celeste per ogni persona. Salutiamo tutti con un applauso Madre Speranza! La Beata Madre Speranza!”. A cura di Radio Vaticana
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