Quale uomo si offrirebbe di avere al suo fianco la donna che ama e che ha promesso di sposarlo, ma che poco prima del matrimonio si ritrova incinta di un figlio non suo? Quale uomo messo davanti alla prova di un tradimento così crudo non urlerebbe a caldo rabbia e veleno, e magari a freddo non cercherebbe una qualche rappresaglia per risarcire il proprio orgoglio calpestato? Nemmeno nella più fiction più “liberal” si oserebbe mettere in scena un personaggio del genere, in tempi in cui la figura maschile, mediaticamente narrata, è da anni un cliché balbettante di incertezze, nevrosi e patetica incapacità di sapere cosa debba fare un marito o un padre – e dove perfino questi due ultimi vocaboli si vorrebbero cancellati dal dizionario:
“Giuseppe era un uomo che dava sempre ascolto alla voce di Dio, profondamente sensibile al suo segreto volere, un uomo attento ai messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’alto. Non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata. E’ così, era un uomo buono”. (Angelus, 22 dicembre 2013)
L’uomo che si lascia guidare da Dio
Sì, ha ricordato una volta Papa Francesco, c’è stato un uomo capace di dimostrare, già duemila anni fa, che l’amore umano può essere capace di gesti meravigliosi, se invece di ripiegarsi su di sé si apre a Dio e una magnanimità che solo il cielo può suggerire. Prima di ogni aiuto divino, Giuseppe ha avuto da sé cuore e comprensione per la donna amata, laddove altri solo un irrimediabile disprezzo, e si è offerto di volerle bene e di voler bene al figlio che portava in grembo. E così ha iniziato con loro un’avventura impensata. Non stupisce che Francesco, il Papa della tenerezza, si lasci ispirare da lui, “custode” del Dio Bambino, per imparare a essere un padre fedele e generoso della Chiesa, come ha raccontato il 19 marzo 2013, nel giorno d’inizio del suo Pontificato:
“Giuseppe è ‘custode’, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”. (Omelia, 19 marzo 2013)
L’uomo che accoglie a braccia aperte
Dio spiegò ogni volta in sogno a Giuseppe il da farsi, o gli chiarì ciò che non aveva capito e che tuttavia aveva accettato. Ha girato la rete in pochi attimi la confidenza che Francesco ha fatto due mesi fa alle famiglie filippine incontrate a Manila, quando disse di avere sul suo tavolo “un’immagine di San Giuseppe che dorme”, sotto la quale è solito mettere di tanto in tanto un foglietto con su scritto il problema che lo angustia, perché Giuseppe “lo sogni” e preghi per la sua soluzione. Giuseppe, un artigiano dell’amore discreto, sempre affidabile per Gesù e Maria, con i calli alle mani perché chi ama davvero sa che spesso bisogna piegare in silenzio la schiena:
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere (…) deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di San Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli (…) Solo chi serve con amore sa custodire!”. (Manila, incontro con le famiglie, 16 gennaio 2015)
Fonte. Radio Vaticana
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