«Sono un devoto di san Pio X…». Con queste parole Francesco ha spiegato a monsignor Lucio Bonora – prelato trevigiano della Segreteria di Stato studioso della figura di Papa Sarto – la sua presenza tra i fedeli presso la cappella in San Pietro dove sono esposte le reliquie del Pontefice veneto. Bergoglio venerdì 21 agosto, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di san Pio X, dopo aver privatamente celebrato di mattina presto la messa, è sceso in basilica per pregare davanti al corpo del predecessore. Mentre si trovava inginocchiato davanti all’altare, alle 7, ha avuto inizio la messa, celebrata da don Bonora, che giunto nella cappella si è trovato davanti a una cinquantina di fedeli, tra i quali il Papa. Francesco, come riferisce il sito web del settimanale diocesano di Treviso «La vita del popolo», ha deciso di rimanere partecipando alla celebrazione. Si è alzato dal banco per ricevere l’abbraccio di pace e si è messo in fila per ricevere la comunione, proseguendo il momento di adorazione e ringraziamento in ginocchio. «Alla fine il celebrante – scrive “La difesa del popolo” – ha invitato i presenti che erano intanto accorsi in gran numero alla cappella, ad affidare a San Pio X tutte le necessità delle proprie famiglie e della Chiesa, e in particolare la persona del suo successore, Papa Francesco». Bergoglio al termine della messa ha confidato a monsignor Bonora di aver pregato in modo particolare per i catechisti. In Argentina san Pio X, il «Papa del catechismo» è il patrono dei catechisti, e da arcivescovo di Buenos Aires, nel giorno della festa di san Pio X, il Papa incontrava i catechisti della diocesi. «Ero venuto per una preghiera mia – ha detto Francesco a Bonora – perché avevo già celebrato la messa presto, ma poi ti ho visto che venivi all’altare a celebrare, e allora mi sono fermato… Te l’avevo detto che sono devoto di san Pio X».
La devozione del Papa per san Pio X è attestata anche da un altro particolare: fin dal primo Natale dopo la sua elezione, nel dicembre 2013, Francesco ha dato disposizioni affinché il presepe interno alla basilica di San Pietro non venisse più approntato nella cappella dedicata a Papa Sarto. Una tradizione che di fatto impediva per mesi – tra preparazione, allestimento e durata dell’esposizione – ai fedeli di pregare davanti al corpo del santo, che rimaneva coperto dalla struttura del presepe. La natività in San Pietro da allora è stata spostata un po’ più in là, nella cappella del Battistero, e ora l’altare di Pio X è sempre accessibile.
Uomo del popolo, Pio X, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto, rifuggiva i formalismi e dopo essere stato nominato canonico di Treviso non indosserà mai la veste orlata di rosso che era privilegio dei monsignori. I suoi vecchi parrocchiani avevano detto di lui: «El xe vegnuo con la veste sbrisa – el xe partio senza la camisa» («è arrivato con la veste rattoppata, è partito senza la camicia»). Nominato vescovo di Mantova e quindi patriarca di Venezia, andava ripetendo: «Io non sono che un povero cardinale di campagna». Generosissimo con i poveri, aveva spedito il suo orologio d’oro al Monte di pietà e aveva rinunciato a comprare la cappamagna cardinalizia, scegliendo di adattare, grazie ai rattoppi delle sorelle, quella vecchia e consumata del predecessore. Arrivò persino ad impegnare l’anello episcopale per ricavarne monete da regalare a chi aveva bisogno.
Eletto Papa nel 1903, al termine di un conclave contrastato, dopo appena due mesi prese a insegnare il catechismo anche da Pontefice, radunando i fedeli romani nel primo pomeriggio della domenica nel cortile della Pigna. Proprio questa sua sensibilità pastorale lo faceva essere decisamente contrario alle prediche lunghe. Scherzando ebbe a dire che un’omelia che oltrepassasse i dieci minuti era un peccato mortale. Volle troncare la consuetudine degli applausi che venivano rivolti al Pontefice mentre percorreva in sedia gestatoria la navata centrale di San Pietro: «Non è giusto applaudire il servo nella casa del padrone».
Pio X aveva scritto: «Rinfacciare troppo severamente gli errori, biasimare con troppa foga i vizi, procura spesso più danno che utile». Appena eletto aveva restituito la preziosa croce pettorale per mantenere quella che portava in precedenza e nei primi mesi del suo pontificato aveva iniziato una profonda riforma della Curia romana. Aveva studiato come ridurre sensibilmente il numero delle diocesi italiane, inaugurato uno stile più sobrio, desiderato che i preti fossero pastori d’anime con uno sguardo particolare agli ultimi. Ha presentato l’eucaristia non come un premio per coloro che sono già perfetti ma un sostegno quotidiano per essere vicini a Dio, stabilendo che fosse donato anche ai bambini. Aveva ridimensionato il ruolo della Segreteria di Stato, voleva tenere vescovi e preti lontani dalla politica.
Di Andrea Tornielli per Vatican Insider (La Stampa)
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