Centinaia di persone hanno partecipato alla messa che il patriarca maronita Bechara Rai ha celebrato ieri nella chiesa di san Pietro del villaggio di Capernaum, sulle rive del Mar di Galilea. I maroniti che hanno accolto il porporato sono parte delle migliaia di cristiani che facevano parte del Christian South Lebanon Army (SLA) – organizzato dagli israeliani – e che nel 2000 sono ripiegati in Israele quando l’esercito di Tel Aviv si ritirò dal sud del Libano. La sosta a Capernaum rientra tra le tappe della visita pastorale che il Patriarca sta compiendo tra i fedeli maroniti in Palestina e anche in Israele – motivata con il dovere del capo della più numerosa Chiesa cattolica della regione di accogliere il Papa – era stata duramente criticata da due quotidiani vicini a Hezbollah e alla Siria, As-Safir e Al-Akhbar, che avevano parlato di “storico peccato”,
in quanto la sua visita in Israele indicava una
“normalizzazione” dei rapporti con uno Stato col quale il Libano è ancora formalmente in guerra. Per tale ragione ai cittadini libanesi è vietato andare in Israele e anche avere rapporti economici con lo Stato ebraico. Dal divieto è escluso il clero maronita, vista la presenza di circa 11mila cristiani maroniti in Israele. Tra loro anche i reduci, con le loro famiglie, del Christian South Lebanon Army. Ma, secondo alcuni dei veterani, la storica visita del card. Rai cambierà poco la loro situazione.
“Il Patriarca non ci potrà garantire nulla”, ha detto uno di loro all’Afp.
“Noi – ha aggiunto –
non abbiamo mai voluto lasciare il nostro Paese, Israele non è la mia patria e io tornerei volentieri a casa”. In Israele hanno la possibilità di svolgere lavori poco pagati in fabbriche, ristoranti o imprese di pulizia. Tornerebbero, ma a fermarli il timore delle possibili rappresaglie di Hezbollah, contro i quali si batté lo SLA. Un altro reduce, invece, si dice
“molto contento” della sua nuova vita. La giornata di ieri del patriarca Rai, dopo la messa celebrata a ha visto la visita ai villaggi cristiani di Kufr Bir’im e Iqrit. Erano villaggi cristiani non lontani dal confine libanese che l’esercito israeliani costrinse a sgomberare nel 1948, sei mesi dopo la creazione dello Stato ebraico. Da allora sono abbandonati, coloro che li abitavano non sono mai potuti tornare e ora vivono nei dintorni. Al cardinale hanno chiesto aiuto.
“Vogliamo muoverci – gli hanno detto –
attraverso il Vaticano e faremo pressioni sul Papa fino a quando il mondo non ascolterà il nostro caso”. a cura di Francis Marrash